Di Santi Maria Randazzo
Nel 1942 le sorti della guerra si proiettavano in uno scenario che prevedeva la sconfitta delle potenze dell’Asse, Germania-Italia-Giappone, e in Italia vi era più di una iniziativa tendente a verificare la possibilità che l’Italia uscisse dalla guerra realizzando una pace separata con gli angloamericani. In quel contesto al Servizio Segreto Militare Italiano (SIM) venne affidata la valutazione sugli sviluppi della guerra e, nel frattempo, alla verifica della notizia che circolava con insistenza sulle possibili origini ebraiche di Adolf Hitler. L’indagine relativa all’accertamento delle origini ebraiche di Adolf Hitler venne affidata nel 1942 dal direttore del S.I.M., il Servizio SegretoMilitare Italiano diretto dal generale Giacomo Carboni, assieme alla relazione sul carattere militare-politico-strategico riguardante gli sviluppi della guerra al tenente Bino Bellomo, diretto collaboratore del direttore del SIM il generale Giacomo Carboni,che portò a termine con successo l’incarico ricevuto e trasmise una monografia relativa alla ebraicità di Adolf Hitler perché venisse conservata negli archivi di seguito elencati: 1) del primo Aiutante di Campo di sua Maestà il Re – 2) del Capo del Governo – 3) del Capo dello Stato Maggiore Generale – 4) del Ministro degli Esteri – 5) del Ministro della Cultura Popolare -6) del Capo del S.I.M.. Successivamente, allorché nel dopoguerra si aprì un dibattito pubblico sulla veridicità delle origini ebraiche di Hitler,Bino Bellomo riportòparte del contenuto della sua relazione in uno dei suoi libri (1) che testualmente recita: “Quando Dolfuss andò in Austria al potere, volle fare eseguire ricerche presso gli archivi di polizia relative al passato personale e familiare. Fu così scoperto presso l’Archivio della direzione centrale di Vienna, un incarto dal quale risultava quanto segue: La nonna paterna di Hitler aveva servito giovanetta in casa di un barone Rothschild. Dal barone aveva avuto un bimbo. Sposatasi, il marito riconobbe come proprio il pargolo, che diverrà poi il genitore di Adolfo Hitler. Consegue che Hitler sortì, per la trafila dell’ava, sangue ebraico nelle vene, e della più pura essenza, trattandosi di quello di un membro della celebre famiglia di banchieri semiti. Sembra che l’attacco che Hitler effettuò all’Austria nel 1935 allo scopo di annetterla alla Germania, avesse anche lo scopo di consentire a fiduciari nazisti di recuperare gli originali del preziosissimo incartamento e farli sparire. Ma Dolfuss aveva prevenuto tale intenzione. La uccisione avvenuta per mano di sicari nazisti del giovane cancelliere della Repubblica austriaca, uccisione che sorprese e commosse il mondo, deve ricercarsi più che nella politica del Dolfuss nel fatto che Hitler intese fare sparire un testimonio e l’originale di documenti assai incomodi. Sembra altresì, per più di una autorevole fonte, che una copia fotostatica dell’esplosivo ‘dossier’ fosse stata affidata a Von Papen affinché Hitler venisse a conoscenza di quanto forse lui stesso ignorava e si inducesse, come contropartita del silenzio a mutare atteggiamenti politici che poco garbavano al Governo austriaco. Sembra pure che Von Papen, uomo dalle molte vite, abbia fatto pervenire, a sua volta, copia dell’incarto all’Intelligence Service inglese. Fatto sta che proprio in quel 1942 (data della relazione che ho menzionata e di qualche tempo precedente ad essa) durante una trasmissione radio del ‘Premier’ britannico, Churchill accennava ironicamente al ‘caporale’ Hitler chiamandolo però non col cognome paterno ma con quello della nonna[Schielkelgruber]e con quale era stato registrato all’atto della nascita il padre del Fùhrer. Contemporaneamente il giornalista americano Quentin Reynolds, da radio Londra indirizzava al mondo una serie di umoristiche conversazioni dedicate al dottor Goebbels e al signor Schiekelgruber, vale a dire a Hitler che tale era il cognome col quale era stato originariamente registrato il di lui genitore.” (2)Dino Messina, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 26 agosto 2010, scriveva tra l’altro: “Adolf Hitler aveva probabili origini ebraiche. A suffragare le dicerie con prove “scientifiche” sono due ricercatori belgi, il giornalista Jen-Paul Mulders e lo storico Marc Vermeeren, i quali hanno analizzato il dna di 39 persone legate da parentela a Hitler, scoprendo la presenza dell’Aplogruppo Eib1b1. Un cromosoma, questo, raro tra gli occidentali ma frequente nei gruppi ebraici askenaziti, cioè dell’Europa del’Est, e dei serfarditi, cioè della Spagna e del Nordafrica, nonché tra i berberi del Marocco, Algeria e Tunisia.” (3) A certificare le origini ebraiche di Hitler è l’uomo che, più di ogni altro, fu determinante per sostenere l’ascesa al potere di Hitler, da cui si dissociò quando il nazismo mostrò il suo vero volto anticattolico, sanguinario e dittatoriale: Fritz Thyssen il più potente industriale tedesco che sostenne, anche finanziariamente, l’ascesa al potere di Hitler. Dopo la sua dissociazione politica da Hitler, Fritz Thyssen fu l’ultimo oppositore politico di Hitler, ed anche l’ultimo, costretto all’esilio per sottarsi alla vendetta di Hitler per cui gli vennero sequestrate le proprietà e privato della cittadinanza tedesca assieme alla moglie. Nel suo libro, scritto durante l’esilio e pubblicato dopo la fine della seconda guerra mondiale “Il Dittatore (Ho pagato Hitler!)”, Tyssen descrive dettagliatamente la cronistoria degli eventi e delle motivazioni che portarono Hitler al potere e parla in modo documentato delle origini ebraiche di Hitler.Data l’importanza delle dichiarazioni di Tyssen sulle origini ebraiche di Hitler, si riportano integramente le sue parole: “Secondo documenti che sono stati pubblicati, la nonna di Hitler ebbe un figlio illegittimo. E costui doveva, poi, diventare il padre dell’attuale Capo della Germania. Una volta, il defunto Cancelliere austriaco, Engelberg Dollfuss, ordinò un’inchiesta circa la famiglia di Hitler, e, poiché, i fascicoli della polizia austro-ungarica erano notevolmente completi, vennero fuori risultati importanti e sorprendenti. Secondo i detti registri, dunque, la nonna di Hitler, mentre era domestica in una famiglia viennese, diventò incinta. Per questa ragione fu rinviata a casa sua, al paese. Ora la famiglia nella quale la malcapitata contadina (in seguito Signora Schickelgruber) aveva servito, era né più che meno quella del Barone Rothschild. Questa circostanza porta nuova luce nella storia. I Rothschild, che nel corso di un secolo salirono dal nulla alla posizione di una delle più potenti famiglie in Europa, non mancarono mai di una intelligenza anticipatrice – almeno negli affari -. E questo è proprio il tipo di intelligenza, che Hitler ha mostrato di possedere. Inoltre, questa presunta discendenza ebraica di Hitler potrebbe darci anche una spiegazione psico-analitica del suo anti-semitismo. Perseguitando gli ebrei, direbbero i psico-analisti, Hitler cerca di lavarsi della “tinta” giudaica. Pare che Dollfuss stesse preparando un documento nel quale erano stabiliti tutti questi fatti. Dopo il suo assassinio, il successore Schusshnigg entrò in possesso del documento. Attraverso le sue spie, Hitler fu informato dell’inchiesta, che lo comprometteva così gravemente. Quando nel febbraio 1938 invitò il Cancelliere austriaco a recarsi a Berchtesgaden, voleva, in realtà, impadronirsi del documento. A questo scopo, i suoi agenti cominciarono col circuire la Contessa Fugger, l’amica di Schussnigg, che più tardi – quand’egli fu imprigionato dalla Gestapo – diventò sua moglie. Il compromettente documento fu consegnato al Barone von Ketteler, segretario di von Papen, allora Ambasciatore del Fuhrer a Vienna. Ed è possibile che Papen facesse fotografare le disputate carte, prima di farle portare a Berlino da Ketteler. Così lo sventurato Schusshnigg, quando a Berchtesgaden si trovò di fronte al suo terribile avversario, era già stato privato della sola arma che avesse contro di lui: la minaccia di pubblicare il documento di Dollfuss, che avrebbe rivelato al mondo la vera origine di Hitler. Pare che una copia del documento in questione sia ora nelle mani del Servizio Segreto Inglese.” (4)
Bibliografia:
- Bino Bellomo – Sotto il segno di S. Michele Arcangelo – Ed. Beta – Milano 1965 – p. LV.
- Idem – pp. LV-LVI.
- Dino Messina – Corriere della Sera del 26 agosto 2010.
- Fritz Thyssen – Il Dittatore (Ho pagato Hitler) – O.E.T. – Roma – pp. 162-164.