SEGUENDO LE ORME LASCIATE DA EMPEDOCLE, PLATONE E DA VARIIMPERATORI ROMANI A MOTTA SANTA ANASTASIA

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SEGUENDO LE ORME LASCIATE DA EMPEDOCLE, PLATONE E DA VARIIMPERATORI ROMANI A MOTTA SANTA ANASTASIA

di Santi Maria Randazzo

 

Come abbiamo già avuto modo di rilevare l’odierna Motta Santa Anastasiasorge dove un tempo sorgeva la città di Etna-Inessa, che costituiva la base di partenza per la scalata al monte Etna, atteso che da essa partiva la strada che dal versante sud del vulcano conduceva alla sua vetta. La scalata al vulcano era ritenuta una tappa obbligata anche per gli imperatori romani che venivano in Sicilia. L’ascesa al vulcano veniva di solito preceduta da una sosta nella città di Etna, dove si celebravano dei riti propiziatori,nel tempio di Venere, affinché le divinità invocate favorissero la scalata: questa circostanza e le citazioni di alcuni storici rendono estremamente verosimile che ad Etna vi fosse un tempio dedicato ad Efesto, come per altro affermato espressamente da diversi storici.Emanuele Ciaceri nel chiarire quello che ritiene essere stato un errore in cui sarebbe caduto Eliano, afferma in modo inequivocabile la presenza di un tempio di Efesto ad Etna-Inessa:“A ragione Holm Storia della Sicilia I p. 209 e Freeman Gesch. Sic. I p. 161 rilevano che quando Aelian. n.a.XI 3 parla dei cani del tempio di Efesto in Etna, o Inessa, non fa che ripetere la stessa notizia dei cani del tempio di Adrano(n.a. XI 20). Ciò può significare che Eliano confondeva il tempio di Efesto di Etna con quello di Adrano, ma non vale che le due divinità si equivalessero o fossero una sola. La confusione avveniva nella mente di Eliano, o dello scrittore ch’egli seguiva; ma in Etna o Inessa v’era il tempio di Efesto come risulta dalle parole stesse di Eliano.” Il vulcano Etna, che gli antichi ritenevano fosse la sede del Dio Vulcano (o Efesto), era, sotto questo profilo il luogo sacro che più di ogni altro nel mondo antico univa nella sua fede religiosa l’intero mondo greco e romano, venendo percepito come il luogo simbolo per eccellenza di questa divinità. Per salire sull’Etna (il vulcano) la strada obbligata per i visitatori passava dalla città di Etna-Inessa, che ‘ indicava’ la strada verso il vulcano; la sottostante foto da un’immagine diretta del rapporto ‘ visivo’ tra Etna-Inessa (l’odierna Motta Santa Anastasia) ed il vulcano Etna.

Degli innumerevoli visitatori che nel corso dei secoli partirono dalla città di Etna per salire sul vulcano, vi sono stati anche due imperatori romani. Il primo imperatore romano che sostò nella città di Etna (probabilmente nel 126 d.C.), prima di salire sul vulcano, e di cui si hanno notizie documentate è l’imperatore Adriano, la cui visita viene riferita da Sparziano. Tommaso Fazello ci informa che: “Da Sparziano (vita Adrian.inter. scrip.hist. Aug. N. XIII) sappiamo che questo imperatore [Adriano] venne in Sicilia, trattovi dalla curiosità di vedere co’ suoi occhi i fuochi dell’Etna. “Salvatore Borzì ci informa che: “L’imperatore Adriano pernottò ad Inessa prima di giungere il cratere centrale dell’Etna[…]“.Della escursione dell’imperatore Adriano sull’Etna rifersice anche Guglielmo Capozzo: “Sicuramente non bruciava l’Etna quando l’imperadore Adriano vi salì al riferire di Sparziano, per veder l’astro del sole in sembianza d’iride variato; “ut solis ortum videret, arcus specie ut dicitur varium: “lo che avvenne tra il 117 e il 138 di nostra era […]”.Anche Mariano Foti riferisce dell’escursione dell’Imperatore Adriano sull’Etna: “Adriano, che verso la fine del 126 d.C., secondo le notizie di Sparziano [Adriani Vita, 13, 4], visitò Catania, salì sull’Etna “per ammirare il sorgere dell’aurora “e sostò a Inessa “. In quello che viene ritenuto costituire al tempo stesso un romanzo ed un saggio storico, Marguerite Yourcenar ha fatto narrare allo stesso imperatore Adriano la sua ascensione sull’Etna: “Avevo sentito parlare delle iridescenze stupende dell’aurora sul Mare Jonio, quando la si contempla dalla vetta dell’Etna. Stabilii di intraprendere l’ascensione di quella montagna; passammo dalla regione delle vigne a quella della lava, poi della neve. Il fanciullo dalle gambe di danzatore correva su quelle ripide chine; i sapienti che mi accompagnavano salirono a dorso di muli. Sulla cima, era stato costruito un rifugio ove poter attendere l’alba. Questa alla fine spuntò: un’immensa sciarpa d’Iride si distese da un orizzonte all’altro; strani fuochi brillarono sui ghiacci della vetta; la vastità terrestre e marina si dischiuse al nostro sguardo sino all’Africa, visibile, e alla Grecia che s’indovinava. Fu uno dei momenti supremi della mia vita. Non mi mancò nulla, né la frangia dorata d’una nube, ne le aquile, ne il coppiere dell’immortalità.”. Dell’ascensione sull’Etna dell’Imperatore Adriano, nato a Roma il 24 gennaio del 76 d.C., riferisce il Gregorovius, il quale narrando dei viaggi di Adriano attraverso l’impero, dice:“[…] dopo essersi trattenuto circa tre anni in Oriente ed in Grecia, Adriano tornò in Roma, passando per la Sicilia, dove fece l’ascensione dell’Etna per veder sorgere il sole che in quel luogo assumeva, secondo la tradizione, tutti i colori dell’iride.”Dell’ascensione sull’Etna da parte dell’Imperatore Adriano ne parla anche il Lancia Di Brolo che, per altro indica con precisione la data dell’evento collocandola esattamente nell’ottavo anno del suo impero e quindi nell’anno 126 d.C.:“L’anno ottavo del suo impero ritornando dalla Grecia in Roma venne in Sicilia, ne percorse gran parte e volle salire sull’Etna; pare che vi abbia fatto qualche larghezza perché oltre una medaglia pel suo arrivo, un’altra gli fu coniata col motto Destitutori Siciliae.” Della visita dell’imperatore Marco Aurelio riferisce il Cordaro Clarenza che cita il Mongitore.Mongitore, appar. Ad bibl. Sic., P. 2. Cordaro Clarenza Vincenzo,Osservazioni sopra la storia di Catania, per Salvatore Riggio, Catania 1833, tomo primo, pp. 177-8.Oltre il culto ad Efesto, ad Etna era venerato Zeus Eleuterio dove esisteva una statua e quasi sicuramente anche un tempio; dice il Ciaceri:“Dal monte Etna, sulle cui cime si immaginava avesse le sue sedi, Zeus originariamente prendeva il nome di [Eleuterio: nel testo è scritto in greco]. Così lo chiamava già Pindaro. Ma ben presto l’attributo del nume venne messo in relazione colla città di Etna, ove appunto lo scoliasta di Pindaro Ol. VI 162 dice che Zeus aveva una statua e feste che da lui si dicevano etnee. La Etna, cui accenna lo scoliasta, poteva essere Catana del tempo di Gerone ovvero la Etna-Inessa dell’età posteriore. E’naturale pensare che il culto fiorisse in Catana al tempo di Gerone, […]. La notizia dello scoliasta potrebbe anche riferirsi ad Etna-Inessa dove sarà passato il culto di Zeus Etneo e dove, come osservammo, al tempo di Timoleonte si onorava Zeus Eleuterio. Certo quanto dice Diodoro del Zeus Etneo, onorato dai legati romani al tempo della prima guerra servile, deve intendersi rispetto alla città di Inessa.” Ancora il Ciaceri ci dice che il culto di Atena era diffuso in tutta l’isola ed anche ad Etna-Inessa. Emanuele Ciaceri – Culti e miti … – cit. – p. 93. Così come il culto di Apollo. Ed ancora per il culto a Cora, o Proserpina, il Ciaceri così definisce il collegamento tra tale dea e l’antica Etna-Inessa:“Il famoso mito del ratto di Cora, penetrato tra le genti che abitavano le nostre fertili pianure, diventava oggetto di artistica poesia per i Greci ed i Latini, e i luoghi di Etna, Ciane ed Etna salivano a grande fama nelle tradizioni e nei miti del paese.” Dell’ascensione dell’Imperatore Adriano sull’Etna così dice Ottavio D’Arcangelo nel suo Istoria delle cose di Catania Antica:” [Adriano] Al fine desideroso di vedere le meraviglie del monte Etna, volle salir sulla cima di quello, con tutti i principali dell’esercito, e di quella città; e con gl’istessi piedi che erano avvezzi, a calcar i carri trionfanti si compiacque premer il gelo e le nevi eterne di quel monte, e dal più sublime margine considerarne quella profondissima, e spaziosa sua voragine, anzi, come è proprio de curiosi filosofi, i quali non lasciano cosa intentata per investigar l’origine delle cose, e i secreti della natura, si fece calare ( come alcuni affermano) dentro gli horrori di quella gran profondità; e posta da lui quasi in oblio l’imperiale maestà, e fattosi più mansueto, e piacevole, e facile ad ogni uno: il chi tanto lo facea più chiaro, e iù grande, quanto più s’impeccioliva, e s’appagava d quella sua natural mansuetudine; godendo il silenzio, e la pace dell’amenissime selve di quel monte, fra la turba di vellani, e pastorelle etnee, le quali con boscarecce cansonette, ed istromenti cantavano gli amori loro, e le lodi di quel principe. Ond’egli ancora che di questa tranquillità di stato pastorale sommamente si dilettava; dimostrava molto agradire quei contadineschi honori; dal che si rendea più amabile e rasserenava gl’animi de riguardanti che gli festeggiavano attorno. E possiamo ben credere che per essere egli di persona robusta, e sofferentissima de disagi gli piaceva scordarsi della sua sedia imperiale, e sedere, e dormire su le verdi herbi, e sterili selci, sotto gli alberi; e più grande aggio, o riposo sentia fra quelle verdure, che su le piume, e i talami d’oro infestati da mille urbane sollecitudini, e pericoli di morte, e che spreggiati i lauti cibi, e le sontuose cene, e i vasi d’oro, e le tovaglie di bisso, e di nobilissimo Amianta, e tutte l’altre attaliche pompe, ed ornamenti, non habbia avuto à sdegno mangiare nelle mandre etnee, a suon di canne pastorali, puro latte, ed altri semplici frutti, e cibi che la natura produce: sbandita del tutto l’opera degli artificiosi cuochi, irritrantici della gola; el bere con ambe due le mani adoprate in vece di preziosi vasi, o succiare l’acque freschissime dalle fessure dei sassi. Molte altre cose grandi, e degne di memoria.”Ma qual’era il percorso che da Etna-Inessa conduceva alla cima dell’Etna? Vediamo di individuarne il tracciato. Prima che nell’800 venisse realizzata la strada che attualmente permette di andare da Motta Santa Anastasia a Catania, passando da Misterbianco, la strada che esisteva attraversava le contrade“Acquanova”,“Marcellino” e “Vazzano”, collegandosi all’attuale “Via Luna”, arrivando a”PianoTavola” per poi proseguire verso l’odierna Belpasso e quindi alla cima dell’Etna; questo era il percorso che veniva seguito il 13 dicembre anche dai fedeli di Santa Lucia che in pellegrinaggio lo percorrevano a piedi arrivando da Motta a Belpasso. Un tratto dell’antico percorso è ancora esistente in contrada “Acquanova” ed è visibile nella foto seguente, e venne seguito anche da Platone quando nel IV secolo a.C. salì sull’Etna.

 

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