Sgomberi e tutela della prima casa: il delicato equilibrio tra legalità e diritti sociali La relazione dell’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione apre un dibattito sul nuovo decreto sicurezza. Il centrodestra: “Priorità al proprietario”. Ma la Corte invita a riflettere sul possibile impatto sociale.

Sgomberi e tutela della prima casa: il delicato equilibrio tra legalità e diritti sociali  La relazione dell’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione apre un dibattito sul nuovo decreto sicurezza. Il centrodestra: “Priorità al proprietario”. Ma la Corte invita a riflettere sul possibile impatto sociale.

La relazione dell’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione sul recente Decreto Sicurezza ha acceso un confronto acceso tra istituzioni, politica e società civile. In particolare, a suscitare reazioni forti è stato il passaggio in cui si evidenzia il rischio che la nuova procedura di sgombero “dell’unica abitazione effettiva del denunciante” – da attuarsi con particolare rapidità – possa generare situazioni di grave disagio sociale, specialmente per chi si trovi improvvisamente senza un tetto.

Nel documento, i magistrati evidenziano come la procedura attribuisca un ruolo determinante alla polizia giudiziaria, chiamata ad agire con celerità basandosi su accertamenti sommari. Proprio questa rapidità, pur legittima nelle intenzioni del legislatore, rischia – secondo la Cassazione – di lasciare scoperti quei presìdi minimi di tutela che dovrebbero essere garantiti a tutti, compresi gli occupanti abusivi, nei confronti dei quali vanno comunque rispettati i diritti fondamentali della persona.

Un rilievo tecnico, non ideologico

Non si tratta, come sottolineano i giuristi, di una presa di posizione politica, ma di un’analisi tecnico-giuridica che richiama l’attenzione sul possibile impatto umano e sociale di una normativa. L’Ufficio del Massimario, infatti, ha il compito di monitorare e fornire spunti interpretativi alle corti, anche alla luce delle problematiche emerse nelle fasi applicative delle leggi.

E proprio su questo si innesta l’intervento di Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, che ha rilanciato sui social il passaggio più discusso del documento della Corte, esprimendo “perplessità e incredulità” davanti a una lettura che, a suo avviso, rischia di sovvertire le priorità naturali del diritto alla proprietà privata.

La reazione del centrodestra

Molto critiche le reazioni del centrodestra. Alessandro Cattaneo (Forza Italia) ha letto nel parere della Cassazione un “ordine di priorità rovesciato”, in cui il disagio dell’occupante sarebbe messo davanti a quello del proprietario. “Noi – ha dichiarato – abbiamo scelto la legalità come bussola. Senza certezza del diritto, anche l’economia si ferma”.

Anche Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia) è intervenuto con toni decisi, parlando di passaggi che “sembrano usciti da un volantino di un centro sociale”, ritenendo inaccettabile che si possa, anche solo implicitamente, mettere sullo stesso piano il diritto del proprietario e la posizione di chi ha occupato abusivamente un’abitazione.

Di altro tenore le parole di Mara Carfagna (Noi Moderati), che ha riconosciuto il ruolo della Cassazione nell’evidenziare difficoltà tecniche, pur ribadendo con forza un principio: “La prima casa deve essere intoccabile e inviolabile. Ma se ci sono incongruenze normative, è giusto che vengano affrontate con equilibrio e rispetto per tutti”.

Un invito alla riflessione e al bilanciamento

Il punto sollevato dalla Corte pone una questione più ampia: quella del bilanciamento tra diritto alla proprietà e tutela della dignità umana. Due principi entrambi garantiti dalla Costituzione, che non devono entrare in conflitto, ma trovare un punto di equilibrio.

In un contesto sociale in cui il disagio abitativo è un fenomeno reale e diffuso, la necessità di ristabilire la legalità e tutelare i proprietari non può prescindere da una valutazione sulle conseguenze concrete di ogni intervento legislativo. La giustizia, per essere autentica, deve essere anche sostenibile.

La sfida, ora, è proprio questa: trasformare il dibattito acceso di questi giorni in un’occasione per affinare le norme, rendendole più giuste, efficaci e rispettose dei diritti di tutti. Anche di chi, pur trovandosi dalla parte “sbagliata” della legge, continua a essere una persona, con una storia, un presente e un bisogno fondamentale: un tetto sotto cui vivere.

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