In un momento storico in cui l’opinione pubblica guarda con crescente attenzione al ruolo della giustizia nel nostro Paese, appare quanto mai necessario riportare al centro del dibattito il valore costituzionale e istituzionale del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Un organo spesso evocato nei momenti di crisi o tensione, ma non sempre adeguatamente compreso nella sua funzione reale: quella di essere il custode dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura.
Previsto direttamente dalla Costituzione agli articoli 87, 104 e 105, il CSM rappresenta il baluardo contro ogni forma di pressione esterna, politica o amministrativa, sull’ordine giudiziario. Non è un organismo politico, né un tribunale: è l’organo di autogoverno dei magistrati, e come tale, svolge funzioni decisive per il corretto funzionamento della giustizia nel nostro ordinamento.
Tra i suoi compiti rientrano l’assunzione dei magistrati, i trasferimenti, le promozioni, le sanzioni disciplinari e ogni provvedimento che incide sulla carriera e sull’attività dei giudici e dei pubblici ministeri. Ma anche la gestione del personale onorario e la vigilanza sull’etica e sul rispetto del codice deontologico.
Presieduto dal Presidente della Repubblica, il CSM è composto da membri togati (eletti dalla magistratura stessa) e da membri laici (designati dal Parlamento), per garantire il massimo equilibrio tra rappresentanza interna e controllo democratico. La sua articolazione interna prevede commissioni istruttorie, un’Adunanza Plenaria deliberativa e una Sezione Disciplinare con funzione giurisdizionale. Ogni atto, ogni decisione è frutto di un confronto collegiale e regolato.
L’importanza del CSM si misura non solo nei provvedimenti che adotta, ma anche nella sua capacità di mantenere il confine netto tra giustizia e politica, tra legalità e opportunità, tra indipendenza e condizionamento.
È per questo che, di fronte a casi in cui si percepisce una disarmonia tra giustizia e società, tra cittadini e istituzioni, il CSM resta un punto di riferimento imprescindibile per chi invoca una magistratura più forte, ma anche più distante dalle dinamiche politiche che ne minano la credibilità.
Il nostro editore e tutta la redazione desiderano esprimere massimo rispetto e fiducia nel ruolo del Consiglio Superiore della Magistratura, riconoscendogli la funzione di garante della Costituzione e della democrazia. Il nostro auspicio è che il CSM continui a rappresentare quella voce autorevole, autonoma e imparziale che tanti cittadini attendono, nella speranza di una giustizia più equa, più trasparente e finalmente libera da ogni logica di appartenenza.
La magistratura non è potere: è servizio. E il CSM è il suo presidio più alto.