Con Didone il coraggio è donna

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Con Didone il coraggio è donna

La drammaturga Lina Prosa riscrive il mito della prima regina di Cartagine per raccontare il nostro tempo: apatico e insieme crudele

Più donna che regina. L’immagine mitologica di Didone, esempio di coraggio e integrità, si è tramutata nell’icona dell’incostanza e dell’abbandono irriflesso al sentimento. Questa Didone è una ferita aperta che brucia sul fianco della storia, che non è quella ufficiale, ma quella raccontata dalla lente deformante dei vincitori, nell’Epos virgiliano.

Giovedì 28 marzo alle ore 20.30 al Teatro Garibaldi di Enna per il Cromosoma Teatro Festival Sicilia, la sezione dedicata alla scena contemporanea della stagione organizzata dall’Amministrazione comunale firmata dal direttore artistico Mario Incudine, ospita lo spettacolo “Didone Didon/Now”, uno spettacolo scritto dalla drammaturga calatafimese Lina Prosa – che subito dopo lo spettacolo si intratterrà con il pubblico per rispondere alle loro domande e curiosità, in un breve confronto al quale parteciperà tutta la compagnia –  e portato in scena dal regista ennese Andrea Saitta (che ha recentemente vinto  il premio Fantasio a Trento per la sua Locandiera, esprit de pomme de terre). In scena ci saranno Elisa Di Dio, attrice della Compagnia dell’Arpa che produce lo spettacolo, affiancata da Giorgio Cannata, danzatore e acrobata, capace di raccontare attraverso i movimenti del corpo i viaggi di Enea, fra presunte volontà di dei, smarrimenti amorosi e inganni della coscienza.
La Didone immaginata da Lina Prosa è la donna giusta per raccontare questo tempo apatico, e insieme crudele, che ci sta toccando vivere. È una “pellegrina e capa”, in fuga dalla crudeltà del potere, che trascina dietro di sé un popolo nel passaggio dalle terre di Tiro all’Africa, e qui riesce a diventare interlocutrice alla pari di Iarba, capo della popolazione guerriera dei Numidi.
È una donna capace di sfidare le incognite del mare e del deserto, capace di immaginare una città alta, potente, forte, una donna che sa farsi regina rivendicando coraggio, autonomia, calcolo. Con sé ha una pelle di bue, da quella ritaglia il perimetro di una nuova città. Didone è un animale politico, attenta alla terra, ai bisogni della sua gente, salva naufraghi, ne conosce le angosce, legifera, stipula patti, costruisce templi e palazzi, ma lascia spazio e si fa letteralmente bruciare da un’istanza vitale che viene dalla dimensione del privato.
Perde se stessa, a pezzi, pelle su pelle, per amore. E così, una che non ha avuto paura del fratello omicida, delle insidie del viaggio, dell’incontro con nuovi popoli guerrieri, alla fine trova il coraggio di buttarsi con ingenua caparbietà in una storia d’amore che subito lascia intuire il germe della catastrofe e dell’abbandono. L’amore si chiama Enea, e in lui Didone conosce il suo destino. Con lui crede di potere intraprendere un nuovo viaggio, quello diretto al cuore dell’eroe in fuga da Troia, ma non ha fatto i conti con la ferocia della ragione politica, con disegni forse divini, con i dubbi del suo amante, e soprattutto con l’antica Didone, che le ricorda che il fuoco è origine e soluzione al suo smarrirsi in un attimo. Di questa donna contraddittoria, bambina, regina, pazza e saggia, hanno scritto tutti i più grandi poeti: da Ovidio a Dante, da Virgilio a Catullo e Ungaretti.
Firma le scene e i costumi Luca Manuli, mentre le musiche sono di Michele Di Leonardo.

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