Migranti MINORI, operazione “Camaleonte: 3 arresti

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Migranti MINORI, operazione “Camaleonte: 3 arresti

CATANIA – La Procura Distrettuale della Repubblica ha delegato – ai Carabinieri della Compagnia di Giarre – l’esecuzione (nell’ambito dell’operazione denominata “Camaleonte”) di un’Ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania nei confronti di: Giovanni Pellizzeri, nato a Mascali il 25.09.1961 cui è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari per i reati di corruzione, falso in atto pubblico e maltrattamenti; Mario Pellizzeri, nato a Giarre il 04.09.1988 cui è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari per i reati di corruzione e maltrattamenti; Isabella Vitale, nata a Catania il 26.11.1969 cui è stata applicata la misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Catania per il reato di maltrattamenti.
I reati sono stati posti in essere nell’ambito della gestione dei minori stranieri non accompagnati giunti sul territorio italiano in occasione degli sbarchi.
Gli stessi minori venivano affidati – sulla base di accordi corruttivi intervenuti con un dipendente del Comune di Catania (ora in quiescenza) – alle Comunità gestite dagli indagati, strutture fatiscenti e prive delle necessarie autorizzazioni.
Le indagini si sono sviluppate lungo le seguenti tappe fondamentali: alla fine del 2014, a seguito di alcuni fatti di violenza, venivano avviati accertamenti sulle comunità di accoglienza per minori gestite dalla cooperativa “Esperanza”; nelle stessa comunità la ONLUS “Save the Children ” aveva segnalato gravi negligenze della cooperativa nella gestione dei minori; venivano quindi delegate alla P.G. preliminari accertamenti sugli amministratori della Comunità e veniva individuato in Giovanni Pellizzeri il reale amministratore della stesse. Al Pellizzeri (unitamente al figlio Mario e a Isabella Vitale) veniva poi ricondotta la complessiva gestione di sei centri di accoglienza attraverso due diverse cooperative; venivano avviate le prime attività tecniche che confermano il grave quadro di maltrattamenti cui erano sottoposti i minori ospiti delle strutture. Invero, in alcune conversazioni, Giovanni Pellizzeri e Isabella Vitale, definivano gli ospiti della struttura “zingari” e “porci” e, in circostanze nelle quali occorreva l’acquisto di alcuni farmaci, commentavano “…I farmaci generici si! Ma no questi qua! Assolutamente no! Per me può buttare sangue…”.
In altre conversazioni gli indagati così si esprimevano: “no, gli devi dire, quando parlano questi Porci, che dico la stessa cosa che dice quello: questi Porci/gli devi dire: le mie comunità/tutte queste, sono delle comunità alloggio per minori italiani/lo stato di emergenza mi ha fatto accogliere questi Porci, ci siamo? ma le comunità sono per italiani /quindi, se non si sbrigano ad andarsene a calci in culo a casa… perchè io ho i bambini italiani che aspettano di entrare”; “dopo una giornata che sono piedi piedi (in giro) per questi “Gran Zingari e Pezzi di Merda” giusto?”; “può buttare sangue e può morire fracido” (riferito ad un minore).
Si accertavano poi gravissime carenze sanitarie e strutturali; le indagini rivelavano, inoltre, come un dipendente del Comune di Catania (non attinto da misura perché nel frattempo posto in quiescenza), dietro pagamento di somme di denaro: inviasse con regolarità i minori presso le cooperative del Pellizzeri nella consapevolezza della irregolarità delle stesse; curasse la regolarità dei pagamenti in favore dei Pellizzeri; si adoperasse anche al fine di evitare la chiusura delle comunità, pur consapevole della mancanza di titoli autorizzativi e della presenza di condizioni di accoglienza insostenibili.
Parimenti si accertava come il Pellizzeri avesse ottenuto dall’Ufficio tecnico del Comune di Sant’Alfio un parere positivo per il rilascio dell’autorizzazione ex art. 28 l.r. 22/86 fondato su palesi falsità materiali ed ideologiche (fatto per il quale è stata richiesta misura interdittiva nei confronti di un dipendente dello stesso Comune).
Nell’ambito del procedimento sono complessivamente indagati 10 soggetti.

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