Via Crispi: si rafforza l’ipotesi del gesto volontario

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Via Crispi: si rafforza l’ipotesi del gesto volontario

Il nome di uno dei feriti nel crollo della Palazzina a Catania, ricoverato al Civico di Palermo con il corpo ricoperto da ustioni, è stato infatti iscritto dalla Procura della Repubblica nel registro degli indagati per disastro e omicidio colposo

Mentre sono salite a quattro le famiglie che hanno accettato l’ospitalità offerta dal Comune di Catania in alcuni Bed and Breakfast – altri sfollati hanno preferito abitare da parenti o amici – si va delineando sempre di più un’ipotesi agghiacciante.

L’esplosione del gas uscito da una bombola che la notte tra sabato e domenica scorsi ha distrutto una palazzina in via Francesco Crispi causando una vittima e quattro feriti,  tra i quali una bimba di dieci mesi, potrebbe essere stato un atto deliberato.

Il nome di uno dei feriti – A.R., di 60 anni, ricoverato al Civico di Palermo con il corpo ricoperto da ustioni – è stato infatti iscritto dalla Procura della Repubblica nel registro degli indagati per disastro e omicidio colposo.

Già nel 2003, quando una palazzina saltò in aria in via Signorelli, nei pressi della stazione Borgo della Circumetnea,  era emersa l’ipotesi che a causare il disastro potesse essere stato, volontariamente, l’unica vittima dell’esplosione, lasciando aperte diverse bombole e saturando l’ambiente di gas.

D’altra parte appena qualche giorno fa, in viale Grimaldi a Librino, la polizia aveva evitato una strage scoprendo che un uomo aveva volontariamente lasciato aperta la bombola del gas per punire il vicino con il quale aveva appena litigato. Per fortuna gli agenti di una volante si erano incuriositi vedendo l’uomo correre per strada e, vedendolo agitato, lo avevano prima costretto a confessare e poi lo avevano denunciato e segnalato per il Tso, il trattamento sanitario obbligatorio. Intanto lo stabile era stato messo in sicurezza dai Vigili del fuoco.

Adesso, per via Crispi, sembra rafforzarsi l’ipotesi, già ventilata nei giorni scorsi dal procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro, che dietro il disastro ci fosse un gesto volontario.

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