“La Famiglia quasi perfetta”, spumeggiante esordio al Teatro Angelo Musco di una perfetta commedia di Natale

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“La Famiglia quasi perfetta”, spumeggiante esordio al Teatro Angelo Musco di una perfetta commedia di Natale

I toni della sciagura per spiegare ogni accidente sono oggi piuttosto sopravvalutati: li assumiamo nello spirito ogni giorno, e il corpo non comprendendoli, li trasforma in ansie. Un tempo, la tragedia si soffermava su una circostanza in cui si trovavano implicati uno o più più personaggi: vicenda vissuta fisicamente sulla scena dall’attore, narrata e spiegata dal coro, chiedendo in prestito, laddove occorresse, gli elementi del mito. Dimensione psicologica strutturata, il cittadino che partecipava, magari riconosceva i propri problemi, vi riscontrava somiglianze che infine lo aiutavano a capire e a capirsi e se ne tornava alla propria dimora con una risposta e l’animo rischiarato da un lavoro ben fatto. Oggi la tragedia, riscritta dalle leggi del marketing, va incontro all’uomo come una dimensione in cui solo il Male trionfa e le ragioni vengono spiegate da mostri ingaggiati e opportunamente diretti e sceneggiati: finzione mal ricreata per dare risposte a domande non necessarie. Lo spettatore che partecipa fa finta di capire e se ne torna a casa con l’animo appesantito dall’ennesima pantomima isterica. Oltre alla Verità, elemento smarrito e assai di rado contemplato, è la Semplicità.

La commedia “Una Famiglia quasi perfetta”, in programmazione al Teatro Angelo Musco per tre settimane, sino al 17 dicembre, ci fa rivivere la ragionevole e meravigliosa opportunità del finale a lieto fine!

Il regista Francesco Maria Attardi

“Una Famiglia quasi perfetta”, regia di Francesco Maria Attardi, adattamento di Francesca Ferro; con Francesca Agate, Adriano Aiello, la stessa Francesca Ferro, Plinio Milazzo ed Eduardo Saitta, racconta di una serata a casa di amici legati da vincoli parentali e relazioni storiche. Vagamente ispirata alla commedia francese “Le Prénom ” (Cena tra amici), è arricchita di peculiarità “locali” mantenendo una struttura narrativa dinamica e di istantanea identificazione. Eduardo Saitta è Sergio, sindaco di San Giovanni La Punta: parsimonioso, comunque colto e animato da un pensiero politico che si identifica “a sinistra”; Francesca Ferro, Giovanna sua moglie: dopo aver studiato, essendo il marito impegnato professionalmente e politicamente, decide di dedicarsi alla famiglia, alla casa e ai due figli, Ulda (Arianna) e Zebedeo (Eduardo). Plinio Milazzo è Lorenzo, architetto di successo, fortunato con il lavoro, gira a Catania in Hammer e sostiene una appartenenza politica opposta rispetto a quella del cognato;  è sposato con Katrine Spampinato interpretata da Francesca Agate e presto diverranno genitori. Infine, l’amico Carlo – Adriano Aiello -, forse single e con aspirazioni da attore.

Prologo ed epilogo affidati a due creature deliziose, figli scenici di Eduardo Saitta e Francesca Ferro.

Scene di Salvo Manciagli, assistente alla regia Alfio Belfiore, costumi della Sartoria dell’Angelo Musco curati da Grazia Torretti.

Foto di Christian Costantino.

Giovanna e Lorenzo sono fratelli, legati agli altri dall’infanzia, dunque, testimoni l’un l’altro di ogni cosa sia avvenuta e cambiata. E per quanto ogni altarino non dovrebbe venire nuovo, forse qualcosa va ancora svelata. Una sera, Giovanna organizza una cena per condividere col fratello, la cognata e l’amico Carlo l’esito dell’ecografia decisiva per conoscere il sesso del nascituro. Da questo momento, praticamente sin dall’apertura del sipario, lo svolgimento andrà spedito, sali e scendi di momenti ora di complicità ora di sfida che assumono toni tragicomici sullo spunto di un equivoco volutamente scatenato per gioco da Lorenzo a proposito del nome scelto per il figlio;cena bruciata, tavola calda rivisitata in thailandese che salva la serata, Brunello di Montalcino da 400€ a bottiglia e rosolio con tre parti di acqua. La cena fra amici storici che si regolano come in una famiglia si trasforma in una farsa con qualche rimando al passato risvegliato da un malcelato distacco e l’accogliente soggiorno si muta in un tribunale in cui vivacemente verranno dibattuti accuse, rimpianti, recriminazioni e logiche socio-politico ineludibili. Ovvero, ogni cosa ricorra nelle famiglie, quelle reali che, se incardinate sulla civiltà e il rispetto, dal confronto acceso traggono giovamento per unirsi maggiormente. E il problema diventa un’opportunità di crescita.

La riscrittura del testo su declinazioni che l’autrice ha scelto per configurare vicenda e personaggi è di divertente riuscita: ci sono siparietti per i quali difficilmente si trattiene la risata, i riferimenti locali entusiasmano il pubblico che immediatamente rimanda a ciò che gli è familiare. << Rispettare matematicamente le regole della pìece teatrale è per me una prerogativa>> – spiega il regista Francesco Maria Attardi <<Una Famiglia quasi perfetta fu il primo lavoro messo in scena da Teatro Mobile nel 2016 ed è un testo al quale sono molto affezionato. I cinque attori che vi recitano sono professionisti, avvezzi – magari alcuni più di altri – alla commedia, al teatro comico ed insieme a loro mi sono divertito anche io dirigendoli, al punto che mi sarebbe piaciuto recitarvi. Ho lavorato piuttosto sulla parola, sul dialogo, l’importanza del timing per rendere al meglio la battuta, per non cedere mai sull’importanza dell’elemento dinamico essendo la commedia ricca di ingredienti agro-dolci.>>

Francesco Maria Attardi, Francesca Agate, Adriano Aiello, Francesca Ferro, Plinio Milazzo ed Eduardo Saitta sono artisti competenti, noti per le indubbie qualità tecniche, e perché attori con esperienze di regia, di formazione: ciascuno con il proprio bagaglio di esperienza ha portato alla preparazione dello spettacolo l’elemento “qualità” che ha posto l’accento alla fine dei giochi.

Oramai in giro, tante, troppe rassegne: se da un canto esse sono manifestazione di fermento di cui il teatro si é animato dopo i tristi episodi che lo hanno sacrificato per primo, per un altro paio di maniche depongono solo a favore della frettolosità, dell’ego-riferimento, e dunque del probabile deludente risultato. Occorre che il Teatro osi, rinasca, ma a progetti il cui primo scopo sia quello di perseguire gli stessi valori che per centinaia di anni lo hanno posto ad arte magistrale. Una Famiglia quasi perfetta è regia studiata, attori preparati ed adatti ai ruoli, dettagliata scenografia, costumi scelti in ordine ai personaggi e alle circostanze; un lavoro sincero, assai ben fatto, una commedia di Natale che (mi si faccia passare la banalità) riscalda il cuore. E lo spettatore rimarrà soddisfatto, consapevole di aver preso parte ad un evento di cui potrà raccontare in giro, commentare a margine perché gli ha suscitato emozione e lo ha divertito con qualità.

E andrà via dal teatro con l’animo leggero… Leggerezza, questa sconosciuta…

Lo spettacolo ha debuttato al Teatro Angelo Musco giovedì 30 novembre e sarà replicato fino al 17 dicembre.

Queste tutte le date dello spettacolo: venerdì 1 dicembre (ore 21), sabato 2 (ore 17.30 e 21), domenica 3 (ore18), venerdì 8 (ore 21) sabato 9 (ore 17.30 e 21), domenica 10 (ore 18), venerdì 15 (ore 21), sabato 16 (ore 17.30 e 21), domenica 17 dicembre (ore 18).

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