Ennesimo Atto di Pirateria da Parte dei Libici: Il Dramma dei Pescatori Italiani

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Ennesimo Atto di Pirateria da Parte dei Libici: Il Dramma dei Pescatori Italiani

Il 18 luglio verrà ricordato come una giornata tragica per i pescatori italiani, quando un atto di vigliacca pirateria da parte di una motovedetta libica ha causato ingenti danni al peschereccio italiano Orizzonte, appartenente alla marineria di Siracusa. Il motoscafo libico, poco più di un’unità navale, ha attaccato senza pietà il peschereccio, mitragliandolo, e solo per puro miracolo non ha causato vittime, sebbene il comandante del peschereccio abbia subito un collasso. Questo tragico episodio è avvenuto in acque internazionali, lontane dalla zona di pretesa economica unilateralmente reclamata dalla Libia.

Già in precedenza, avevamo criticato l’operato dei pattugliatori italiani impegnati nelle operazioni Vipe in questa zona. Si sono arrogati autorità obbligando i pescherecci italiani, impegnati nella pesca con palangari e a strascico, a lavorare a oltre 100 miglia nautiche dalla costa libica, e a oltre 200 miglia se si considera il golfo della Sirte, che i libici considerano arbitrariamente come loro acque territoriali.

Le navi militari italiane, invece di far rispettare il diritto internazionale e proteggere i propri cittadini, sembrano essere prese in giro da motoscafi che mettono a repentaglio la sicurezza dei pescatori italiani. È inaccettabile che il ministro della difesa, Crosetto, stizzito, risponda all’invito del governatore Schifani di proteggere le coste affermando di farlo quotidianamente, ma con risultati deludenti. Questo comportamento inefficace delle navi militari costa molto al contribuente, senza fornire la necessaria protezione ai lavoratori italiani nelle acque internazionali, soprattutto vicino alla Libia.

Si chiede all’Italia di assumere una posizione chiara: dire ai pescatori italiani, in particolare ai siciliani, di non pescare oltre le acque territoriali italiane poiché il paese non è in grado di difendere i propri lavoratori in acque internazionali, soprattutto in quelle prospicienti la Libia. Tuttavia, sembra che l’Italia mostri interesse solo per le risorse energetiche, come il petrolio e il gas dell’Eni, trascurando la sicurezza dei pescatori italiani.

L’assessore regionale sembra poco interessato alla questione, più impegnato a stabilire il fermo biologico e promuovere il proprio operato. È auspicabile che la Federazione Armatori Siciliani e altre organizzazioni del settore presentino denunce contro coloro che dovrebbero garantire la sicurezza dei lavoratori italiani a livello ministeriale e regionale. È necessario chiedere un intervento deciso dalla Comunità Europea, che finora ha imposto restrizioni, ma è stata latitante nel proteggere un importante settore dell’economia.

La pesca è una parte fondamentale dell’economia italiana e della vita di molte comunità costiere. È essenziale garantire la sicurezza e la protezione dei lavoratori italiani mentre svolgono il proprio lavoro onestamente nelle acque internazionali. Solo con un’azione concertata e una risposta decisa da parte delle autorità italiane ed europee, si potrà sperare di mettere fine a questi atti di pirateria e proteggere adeguatamente i pescatori italiani impegnati nella pesca legittima.
In conclusione, le riflessioni e le preoccupazioni espresse in questo articolo riflettono la posizione e le dichiarazioni di Pasquale Giorgio Giunta, Vice Presidente Nazionale dell’Associazione Pescatori Marittimi Professionali (A.P.M.P). Giunta ha sollevato il grave problema dell’ennesimo atto di pirateria da parte dei libici, che ha causato danni al peschereccio italiano Orizzonte e ha messo a rischio la vita dei pescatori italiani.

L’A.P.M.P, tramite il suo rappresentante Giunta, ha criticato l’operato dei pattugliatori italiani impegnati nelle operazioni Vipe nella zona, sottolineando come queste azioni abbiano obbligato i pescherecci italiani a operare lontano dalle coste libiche, creando una situazione di insicurezza per i pescatori e le loro attività.

L’appello a una presa di posizione chiara da parte dell’Italia riguardo alla sicurezza dei pescatori italiani in acque internazionali è un punto fondamentale sottolineato dall’A.P.M.P. L’associazione chiede che si garantisca un ambiente sicuro e protetto per i lavoratori che svolgono il loro lavoro in mare aperto.

Infine, Giunta e l’A.P.M.P. auspicano un intervento della Comunità Europea, affinché si impegni con decisione nella protezione dei pescatori italiani e nell’assicurare un’adeguata tutela per un settore dell’economia importante per il paese. La pesca è una risorsa fondamentale per molte comunità costiere italiane, e occorre agire per preservare questo patrimonio e garantire sicurezza e prosperità per tutti coloro che vi lavorano onestamente.

In definitiva, le parole di Pasquale Giorgio Giunta, in qualità di Vice Presidente Nazionale dell’A.P.M.P., richiamano l’attenzione sulle sfide che i pescatori italiani affrontano e sottolineano l’importanza di una presa di posizione forte e chiara da parte delle istituzioni a tutti i livelli, al fine di garantire la sicurezza e la tutela dei lavoratori della pesca e del settore marittimo in generale.

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