Novità moda inverno 2021: la barba a forma di coda di scimmia (con pirogallo e pirogallina)

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Novità moda inverno 2021: la barba a forma di coda di scimmia (con pirogallo e pirogallina)

Quella che vedete in foto è la barba a coda di scimmia ed è l’ultima tendenza della moda inverno 2021 (fonte: Cosmopolitan). I “seguaci” della Ferragni conoscono già questa foggia, apparsa qualche giorno fa sul profilo instagram della nota “influencer”. Si farà crescere la barba a coda di scimmia anche Fedez? Forse. E’ la moda, bellezza… e presto per strada incroceremo uomini con la nuova forma di barba, in attesa del modello, non ancora inventato, a coda di maialino…

La barba, si sa, è un elemento di richiamo sessuale, come i capelli. Mostrare i peli bianchi scoccia un po’ e perciò si ricorre a colorazioni chimiche, che un secolo fa però potevano essere dannose, mortali addirittura! Proprio a causa della tintura nella calda estate catanese del 1893 morirono due gentiluomini ed altri tre conviventi rimasero gravemente intossicati.

Quell’episodio di cronaca sconvolse i contemporanei per la gravità del fatto e per la notorietà dei protagonisti, sventurate vittime della loro vanità: il barone Speciale di Sant’Andrea e suo fratello (un terzo fratello e due persone di servizio riuscirono a scamparla).

Dopo il ritrovamento dei cadaveri furono svolte accurate indagini giudiziarie. Le autopsie furono eseguite dai medici Angelo Petrone, Raimondo Cannizzaro e Annibale Costa. Il giudice istruttore Cantarella diede mandato di perquisizione. In casa dei deceduti vennero trovati diversi spazzolini accanto a boccette di vetro scuro, contenenti una sostanza semi solida e brunastra. Le analisi chimiche rivelarono che il composto, usato da padroni di casa e camerieri, era formato dal velenosissimo acido pirogallico e da nitrato d’argento.

Angelo Petrone si appassionò al caso e dopo lunghissime analisi (e centinaia di poveri conigli e cani sacrificati alla scienza) nel 1895 pubblicò il saggio intitolato “Ricerche sperimentali sull’avvelenamento da acido pirogallico” (in Atti dell’Accademia di Scienze naturali in Catania). “L’acido pirogallico si trasforma in pirogallina” scrive: e questa nomenclatura chimica fa sorridere, anche perché il pirogallico è velenoso, mentre la pirogallina è innocua (felicità delle femministe).

Gli antichi termini chimici oggi ci fanno sorridere, ma non risero di certo i catanesi che all’epoca furono sconvolti dalla paura: credettero che la casa del barone Speciale di Sant’Andrea fosse un focolaio di colera, o di febbre gialla o di tifo, tutte malattie infettive che potevano innescare un’epidemia; qualcuno ipotizzò invece un avvelenamento da botulino. Il benemerito dottor Petrone chiarì le vere cause dell’avvelenamento e con la sua ricerca contribuì all’avanzamento della scienza.

Prima del 1870 l’acido pirogallico (che poi si chiamò anche pirogallolo) veniva utilizzato per sviluppare le fotografie e per curare le dermatiti provocate dai funghi: ma il rimedio creava più danni della malattia. Al giorno d’oggi quest’acido non è più usato come tintura da parrucchieri e barbieri, ma se ne servono invece i restauratori di mobili che lo adoperano come mordente per il legno.

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