Il settore ittico a Catania in leggera ripresa, ma bisogna riorganizzare il lavoro.

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Il settore ittico a Catania in leggera ripresa, ma bisogna riorganizzare il lavoro.

La Sicilia, fin dai tempi delle civiltà che l’hanno vissuta, conquistata, amata e sfruttata, ha sempre vissuto di intelligenza e braccia dei suoi abitanti. Il sostentamento di secoli e millenni fino al giorno d’oggi, va ricercato nei buoni frutti della terra e del mare. La pesca infatti, è più che un modo di lavorare, essa rappresenta una delle nostre identità più importanti che vive uno dei peggiori periodi di crisi del settore. Tuttavia, si è parlato in questi mesi di come affrontare il periodo post covid; le istituzioni ben chè abbiano messo in campo vari piani per cercare di arginare i problemi di tutti i settori o quasi, non comprende le reali condizioni di entrate ed uscite in termini economici che in questi mesi hanno perso i pescherecci stando fermi. Magari, fare una stima reale dei danni economici di settori lavorativi come quello ittico, sarebbe il primo passo per cercare di comprendere meglio cosa vivono oggi coloro i quali vivono di pescato e di nessun altra entrata economica. Abbiamo chiesto al Presidente della Federazione Armatori siciliani, Fabio Micalizzi toccando con mano gli effetti boomerang che si sono susseguiti dall’inizio della pandemia ad oggi.

Domanda: Signor Micalizzi quali sono le difficoltà che avete attraversato durante questo ultimo periodo e com’è possibile risollevare il settore ittico secondo lei?

Risposta: Gli Armatori quando escono in mare già partono con una cifra da anticipare che si aggira sui 400/600 euro di spese da impiegare durante le battute di pesca con rientro giornata; poi ci sono barche che si occupano della pesca del pesce spada facendo le bordate di venti, trenta, quaranta giorni, con un carico di costi tra viveri, esca e nafta che può raggiungere costi elevati tra 15/30 mila euro circa, ma questo è solo un esempio.

D: La pesca giornaliera, quanto rende?

R: Quelli che fanno pesca giornaliera, guadagnano a volte 5 euro al giorno, oppure 20 o 40 euro a volte anche 100 euro, tutto dipende dal pescato perché hanno un “contratto alla parte.”

D: Cos’è il contratto alla parte?

R: Guadagnano in base al pescato, se ad esempio pesco 10 pesci incassando 10 soldi, si divide in parti uguali tra i marinai, più il capitano e la barca. Se in una barca ci sono 5 marinai, questi equivalgono a 5 parti, più 2 parti al capitano e 3 parti alla barca. ( le parti non sono sempre uguali per tutte le MARINERIE possono fare anche 4 parti alla Verga e 3 al capitano o aggiungere una parte specifica per le diede o farla rientrare in quelle data alla barca.)Ovviamente dipende anche dal tipo di pesca, tipo strascico, cisnciolo, palangari ecc. basandosi anche sulle località dove si lavora.

D: Parliamo della crisi del covid, quanto avete perso in termini di vendita?

R: Il covid ha fatto registrare perdite di mancata vendita del fresco del 95% lascio immaginare le condizioni in cui il nostro settore si è venuto a trovare. In ginocchio totalmente, come la pesca tipica del gambero rosso, legate al turismo ed alla ristorazione. Adesso lentamente stiamo recuperando, ma con lentezza speriamo nelle prossime settimane di recuperare di più.

D: Come Presidente della Federazione Armatori siciliani, come intendete muovervi?

R: Innanzitutto abbiamo proposto la creazione di un app ufficiale autorizzata dalle istituzioni, al fine di mettere in contatto i pescherecci ed i consumatori, questo eliminerà i passaggi che di volta in volta fanno crescere il costo del pesce. Un’altra nostra idea è quella di creare il mercato del pescatore direttamente dentro i porti, con aree ben attrezzate stand che garantiranno norme igienico sanitarie come prevede la legge e la certezza della freschezza del prodotto.

D: E le storiche pescherie che fine farebbero?

R: Le storiche pescherie come quella catanese o palermitana( tutte comunque) non si toccano, continueremo a viverle nel rispetto reciproco anche perchè sono legate al turismo ed al costume del cuore delle città.

D: Abbiamo parlato in generale della questione crisi ittica, ma le istituzioni regionali e nazionali cosa vi hanno detto?

R: Io inizialmente avevo chiesto di dichiarare lo stato di crisi presso la Regione Siciliana. L’Assessore Bandiera all’inizio insieme al Governo regionale, ha chiesto un aiuto economico consistente al Governo centrale per sostenere il settore agro alimentate quindi anche ittico e turistico. Tuttavia non siamo stati ancora contattati ne dalla Regione ne dal Governo nazionale, non sappiamo nulla una cosa è certa che ancora oggi non sono stati pubblicati bandi di richiesta cui fare riferimento. Chiedo a nome della Federazione Armatori e dei pescatori che i tempi per questi presunti aiuti possano essere accorciati per venire in contro a quei lavoratori che sono la forza motrice del nostro paese.

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