D COME DONNA.

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D COME DONNA.

Il 17 Dicembre del 1999, le Nazioni Unite istituisce la giornata contro la violenza sulle donne. Ci avviciniamo al 25 Novembre e come ogni anno l’appuntamento,è sentito e diffuso in tutto il mondo. Tante le manifestazioni svolte, tanti gli slogan solidali di associazioni, ma anche di gente comune che, sente di voler contribuire anche solo con la propria presenza per affermare e contrastare la violenza di genere verso le donne. Panchine e scarpe rosse, simboli divenuti tristemente noti per il significato che portano con se, ci ricordano che la vita è preziosa che non può essere barattata come merce di scambio come purtroppo avviene ancora oggi nelle zone più povere della terra non riuscendo ad arrestare definitivamente questa terribile piaga. Una creatura, in questo caso una donna non è proprietà di nessuno se non di se stessa; nelle fiaccolate in memoria delle vittime di femminicidio si rimarca con forza il rifiuto di atti persecutori o abusi dove le protagoniste siamo sempre noi: le donne. In una generazione che, invece di fare due passi avanti a favore delle pari opportunità di genere, dove spesso assistiamo a percorsi sociali regressivi e sempre ai danni del genere femminile. Eppure i grandi storici e scrittori del passato, pacifisti e personaggi di spessore, nei secoli hanno risposto a tali questioni, con intelligenza diffondendo parole di pace ed amore per noi donne in epoche passate l’opinione maschilista ed ignorante nei confronti delle donne era considerata la norma. Giocare con le bambole, rappresenta da sempre la spensieratezza spontanea e genuina di bimbi felici, ma oggi grazie ad un’artista, Marina Bychkova (di origini siberiane) assume un nuovo significato che porta a riflettere sulla condizione della donna. Vive a Vancouver e per sua scelta di vita e di lavoro, costruisce bambole di porcellana in onore di tutte quelle donne di qualsiasi paese o continente, che combattono una battaglia personale fatta di abusi, violenze oppure lotte dove malattie come il cancro al seno, inevitabilmente segnano l’anima da lividi profondi, che difficilmente si dimenticano. Le sue creazioni rispecchiano le cicatrici di una donna vittima di maltrattamenti, gli occhi di queste bambole sono per quest’artista, la parte del corpo dove si concentra maggiormente, la sua descrizione scultorea che esprime dettagliatamente, uno stato d’animo: lo sguardo perso, spaventato di una donna che soffre per una condizione che avvolte non può cambiare, per paura o pregiudizio. Cinquecento ore impiega Marina, per fare una delle sue bambole, venti giorni dove nasce un’opera d’arte unica ognuna con un significato diverso ma in fondo uguale. Nulla è tralasciato, tutto curato nei minimi particolari, i vestiti, gli accessori, completamente finalizzati a denunciare i soprusi di genere. Cenerentola, ad esempio esprime le realtà sullo sfruttamento del lavoro minorile, oppure sui diritti civili negati, vittime di stalker e sentimenti malati che nulla hanno a che fare con il vero amore. Il coraggio di una donna che attraverso la sua arte, descrive i malesseri sociali, che ancora attanagliano le vite delle donne. In un mondo pieno di mode, fondate sulle tendenze del momento spesso effimero fondato sull’esibizionismo, un’artista vera con la A maiuscola, attraversa le macerie delle anime sofferenti, in contratto con quei giocattoli di bellezza perfetta ma che resta fine a se stessa sterile e senza un pieno tributo alle donne.
-“Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le sue ali che avete tarpato, per tutto questo:
in piedi, signori, davanti ad una DONNA.”- William Shakespeare.

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