Sicurezza e legalità, ricetta per lo sviluppo

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Sicurezza e legalità, ricetta per lo sviluppo

CATANIA – Responsabilità sociale d’impresa, sicurezza sul lavoro e legalità sono fattori indispensabili alla crescita aziendale. Ma sono fondamentali anche per lo sviluppo economico del territorio e per la sua competitività. Questo il tema che ha fatto da filo conduttore all’incontro promosso a Catania da Confindustria e da STMicroelectronics, nell’ambito della Settimana europea della sicurezza.
«Molti passi sono stati compiuti sul fronte della sicurezza e della salute del lavoro, come dimostrano le attività che insistono nel territorio di Catania – ha puntualizzato la senatrice Camilla Fabbri, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni – ma questo modello deve essere esteso a tutto il Paese, attraverso una rivoluzione culturale che veda nella sicurezza e nella salute del lavoro e nella stessa legalità un’opportunità e non più, esclusivamente, un costo. A tale scopo – ha proseguito – devono contribuire, con un dialogo costante, tutti i soggetti produttivi e sociali. L’attività della nostra Commissione, fra le altre cose, si sta preoccupando di analizzare l’impatto economico delle politiche pubbliche in materia di sicurezza in modo da comprendere quanto e come gli incentivi destinati alle imprese riescano a diminuire l’indice numerico e di gravità degli infortuni».
«Il modello gestionale che è stato scelto dalla Regione Siciliana per la gestione delle aeree industriali è quello preferibile?». Si è chiesto il Sindaco di Catania Enzo Bianco. «Io penso che un unico ente a Palermo, che gestisce da lì la zona industriale di Catania, non sia funzionale. Si badi bene, lo penserei anche se fosse al contrario, cioè se la gestione partisse da Catania. Il mio modello, invece, è che l’Ente di gestione sia affidato agli operatori economici che operano nel campo. E’ un modello di riferimento che intendo portare avanti come Sindaco Metropolitano con il Centro fieristico delle Ciminiere. Chiedo quindi all’Ars e al Governo regionale si inserire questo concetto nelle linee guida. Quest’area è quella che qualche anno fa, Pasquale Pistorio ed io, con grande fantasia definimmo l’Etna Valley. Un insediamento industriale che punta sull’intelligenza, sull’innovazione, sulla capacità di ricerca».
«Possediamo un patrimonio straordinario di imprese in grado di produrre e competere da veri campioni nei mercati mondiali, che sono un modello virtuoso per capacità innovativa, cultura della sicurezza e della sostenibilità», spiega il vice presidente vicario di Confindustria Catania, Antonello Biriaco. «E’ grazie a loro se il cuore manifatturiero della nostra economia riesce ancora a pulsare: le oltre 250 imprese insediate nell’area industriale di Catania generano da sole un fatturato che vale il 15% del Pil industriale della Sicilia, dando lavoro a oltre 10 mila addetti. Lasciare ancora nel degrado e nell’incuria questa parte di territorio vuol dire uccidere il futuro dello sviluppo. Per questo oggi occorre un patto di collaborazione leale tra imprese da una parte, disposte a mettere sul piatto importanti risorse per nuovi investimenti, e le istituzioni, che hanno invece il dovere di assicurare il diritto a fare impresa in un contesto produttivo “normale”, capace di attrarre e trattenere talenti ed eccellenze».
Uso di energie rinnovabili e sostenibilità ambientale, formazione continua delle risorse umane, ma anche politiche di welfare rivolte al benessere dei lavoratori, insieme ad una costante attenzione mirata all’ innovazione dei processi produttivi: queste le caratteristiche comuni alle buone pratiche messe in campo dalle realtà produttive più importanti insediate nell’area industriale di Catania, come hanno avuto modo di raccontare manager e imprenditori intervenuti all’incontro moderato dal giornalista Salvo Fallica: da Luigi Scavone (Pfizer) a Licia Sciacca (Zoetis), da Antonello Irace (3Sun) e Luca Busi (Sibeg) a Rosario Caffo (Ikea) e Francesco Caizzone, direttore del sito ST di Catania.
«In 50 anni di attività STMicroelectronics ha sviluppato metodi e procedure per rendere sempre più efficace il monitoraggio dei parametri chiave in campi importanti come la responsabilità sociale, la sicurezza del lavoro e la legalità. E ha realizzato anno dopo anno interventi e politiche per progredire costantemente nell’ambiente, la salute e la sicurezza dei lavoratori” – ha commentato Carmelo Papa, amministratore delegato di ST Italia. “Le metodologie e buone pratiche sono un patrimonio che ST mette a disposizione del territorio nella consapevolezza della loro importanza per uno sviluppo economico sano, ma anche dell’importanza della loro condivisione da parte delle imprese e delle istituzioni sul territorio. Il territorio cresce, nella nostra esperienza, solo se più soggetti credono e lavorano tutti nella direzione della sicurezza, legalità e responsabilità sociale».

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