«Nessuno sentiva la mancanza di un ex sindaco, come Stancanelli, che è stato chiaramente sfiduciato dai catanesi al primo turno nel 2013 contro Enzo Bianco». Lo dice il segretario provinciale del Pd Enzo Napoli, intervenendo sulla questione legata ai conti del Comune. «Stancanelli – continua Napoli – dice di aver fatto meglio dei disastri finanziari del suo predecessore Scapagnini, ma in realtà non c’erano più soldi per creare un altro buco di bilancio. Resta il fatto che al Piano di rientro voluto da Stancanelli mancano un centinaio di milioni di euro di debiti da contenzioso non previsti e che la sua amministrazione non ha saputo o voluto utilizzare il DL 35 che ha permesso al Comune di pagare 450 piccole e medie aziende e salvare centinaia di posti di lavoro. Stancanelli è passato, rapido come una meteora e di lui non ci ricordiamo quasi nulla, come hanno certificato i catanesi. Lo invitiamo, per carità di patria, a non fare paragoni con Enzo Bianco che, solo per fare qualche esempio, ha ridato a Catania credibilità a tutti i livelli, ha lavorato per riportare le navi da crociera in città, sta completando la metropolitana, ha avviato la raccolta rifiuti porta a porta, ha firmato il Patto per Catania con Renzi per ben 700 milioni di opere. E ci fermiamo qui. Il paragone tra Stancanelli e Bianco è assolutamente impietoso. Dalle parole di Stancanelli emerge però un elemento singolare: gli unici esponenti politici citati e difesi dall’ex sindaco nella conferenza stampa di oggi sono Maurizio Caserta, cui Stancanelli affidò gli Stati generali, e Matteo Iannitti. Nelle passate elezioni i tre erano ufficialmente concorrenti come candidati a sindaco. In realtà Caserta e Iannitti, che non avrebbero mai potuto vincere, avevano il solo compito di togliere voti a Bianco e favorire Stancanelli e tutt’oggi sono tra i più acerrimi nemici del sindaco. Un’unione bocciata dai cittadini e che oggi, sorprendentemente, è stata riproposta».
Eppure, nella primavera del 2013, un’analisi precisa della situazione contabile del comune di Catania era stata fatta sull’autorevole quotidiano economico “Milano Finanza” dal giornalista Carlo Lo Re come l’allora Primo cittadino fosse sempre pronto a scaricare tutte le responsabilità “non solo a quelle guidate, dal 2000 al 2008, dal forzista Umberto Scapagnini, recentemente scomparso, ma persino a quelle ancora anteriori” cioé quelle guidate da Enzo Bianco. Lo Re precisò che le fonti utilizzate furono le relazioni della Corte dei conti, i bilanci del Comune degli ultimi quindici anni e i dati disponibili sul sito del Ministero dell’Interno. Non c’è dubbio che i guai finanziari cominciarono nel 2003, quindi 3 anno dopo la fine della sindacatura Bianco e fu lo stesso Scapagnini ad ammettere che i conti trovati nel 2000 erano in ordine. Il disavanzo di amministrazione per 2003 e il 2004 fu di circa 83 milioni di euro (42 nel primo anno e 41 nel secondo). Si tentò la creazione di Catania Risorse per reperire questa somma ma il progetto non potè essere portato a buon fine. Un’operazione partita male a causa della fretta e della pressione, prosegue peggio e si conclude in maniera pessima tra polemiche, accuse, insulti . Dopo Catania risorse è la volta di “Catania Risorse 2” e poi di “Catania Risorse 3” ed infine tutto viene annullato. Nel 2008 nasce “Catania Sviluppo e Patrimonio”.
Per quel che riguarda i mutui si passò dai 215 del 1999 sotto Bianco ai 666 milioni della fine del 2009. Quindi, secondo l’ipotesi di allora, avanzata da Lo Re, il “presunto risanamento dei conti pubblici etnei operato da Raffaele Stancanelli, appare più che altro legato all’aver ricevuto nel 2008, pochi mesi dopo il suo insediamento come primo cittadino, 65 milioni di euro di prestito dalla Regione Siciliana da restituire a rate senza interessi e 140 milioni di euro a fondo perduto dallo Stato a valere sui fondi Fas. Un «regalo» dell’allora premier Silvio Berlusconi sul quale un celebre programma televisivo d’inchiesta nazionale nel recente passato ha puntato l’attenzione, mettendo non poco in difficoltà il sindaco”. Bisogna aggiungere che il Comune aveva altre situazioni debitorie: i debiti fuori bilancio, disavanzi di partecipate, spese che vengono fuori da sentenze, interventi commissariali, acquisizioni che il Ragioniere Generale di allora, Francesco Bruno, ipotizzò in circa 200 milioni di euro. Una situazione, però, che il Commissario Vincenzo Emanuele, tra l’altro Ragioniere Generale della Regione siciliana, riteneva molto più grave perché non erano state considerate una serie di altre situazioni critiche.
Stancanelli “salva” la situazione utilizzando 140 milioni di euro “regalati” dal Governo Berlusconi,ma non lo poteva fare. La Cortedei Conti precisa nel luglio 2009 che non è consentita alcuna deroga “alle prescrizioni che stabiliscono un termine massimo per il ripiano dei disavanzi di amministrazione e dei debiti di cui all’art. 194 del Tuel, si vedano i commi 2,3 e 4 dell’art.193 citato”. Il termine massimo indicato dal Testo Unico degli Enti Locali per il ripiano dei disavanzi è sempre quello di tre anni entro cui deve trovarsi la copertura, pena la dichiarazione dello stato di dissesto. A quell’epoca ne era già trascorsi 5 e 4.
Tutti sappiamo che dal 2000 al 2008 governò la città, più del sindaco Scapagnini, il co-sindaco Raffaele Lombardo, poi presidente della Provincia ma che manteneva il controllo totale del Comune al punto da far condividere ai due enti il Ragioniere Generale Francesco Bruno; tutti sappiamo anche che Raffaele Stancanelli fu indicato, anzi imposto, come sindaco proprio da Raffaele Lombardo che, peraltro, lo aveva sempre aiutato nelle varie elezioni regionali. Sappiamo anche che Caserta era amico di Stncanelli e di Lombardo, il primo gli affida gli Stati Generali di Catania (la cui funzione reale non si è mai del tutto compresa) e il secondo lo nomina membro del Consiglio di Amministrazione del Banco di Sicilia. Non è che il professore Caserta non abbia i giusti titoli ma è fuori discussione che Lombardo non nominava mai da nessuna parte qualcuno che non fosse suo amico. Iannitti, in questo caso, svolge il suo ruolo secondo i dettami della sua parte politica, quella comunista, che Lenin seppe definire da quel grande genio qual era. Probabilmente, com’è normale in tutte le cose umane, anche l’amministrazione Bianco avrà commesso degli errori in tal tremendo frangente ma che la colpa della crisi economica del Comune di Catania certissimamente non è sua ma di chi ha governato, forse addirittura ha cercato di regnare e dominare, tra il 2000 e il 2013 e che oggi farebbe meglio a fare discretamente ed elegantemente fare un passo indietro, chiedere scusa e tacere.
Lascia un commento
You must be logged in to post a comment.