Un gemellaggio all’insegna di Sant’Agata

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Un gemellaggio all’insegna di Sant’Agata

Il sindaco Enzo Bianco e il Capitano del Castello Federico Cavalli, hanno firmato l’atto di gemellaggio tra Catania e Borgo Maggiore, comune della Repubblica di San Marino. Alla cerimonia erano presenti Salvo Di Salvo, assessore all’Urbanistica e al Decoro Urbano, Carmen La Sorella già direttore della Televisione della Repubblica di San Marino, Carlo Moraglia Ibridatore del Garofano di S. Agata Moraglia, Mara Verbena Fiorista del Castello di Borgo Maggiore, Carlo Calì ideatore Premio Garofano d’Argento, Maria Carmela Calì presidente dell’associazione “I fiori di Giarre e dell’Etna”.
Il gemellaggio prende le mosse dal legame della figura di S. Agata, Compatrona della Repubblica di San Marino dove nella chiesa del Suffragio viene conservato il quadro di “S. Agata e S. Marino” che viene portato in processione ogni 5 febbraio.
I santi patroni della Repubblica di San Marino sono san Marino diacono, san Quirino e sant’Agata.
«Sono particolarmente lieto – ha detto il sindaco Bianco – di accogliere in Municipio il sindaco di Borgo Maggiore per un patto di fratellanza e amicizia fra due città che hanno diverse caratteristiche in comune e su tutte la santa patrona Sant’Agata, cui Catania è particolarmente legata, anche con una festa che è tra le più grandi del mondo cattolico. Un gemellaggio, dunque, che nasce nel segno di sant’Agata ma che è aperto alla promozione di scambi culturali: penso alla collaborazione tra il nostro teatro Massimo Bellini e il vostro Concordia, aperto al turismo, al commercio, con un’attenzione particolare ai giovani».
«E’ per me motivo di grande gioia – ha aggiunto Cavalli – la collaborazione con un sindaco che stimo e con una città che è una megalopoli rispetto al nostro piccolo castello. La comune devozione per sant’Agata può aprirci un orizzonte di progetti anche al di fuori dell’ambito religioso, includendo iniziative con il teatro Concordia ma anche con l’istituto musicale Sant’Agnese o la nostra Università, nata negli anni ’80 ma già affermata».
«Un gemellaggio di fratellanza nel nome di Sant’Agata – ha concluso Slvo Di Salvo – ma non solo. Borgo maggiore è anche patrimonio dell’Unesco, abbiamo in comune che avviano momenti di scambi culturali e di aggregazione sociale. L’istituto del gemellaggio è un altro sistema per dare apertura verso l’esterno, importare nuovo cose con lo scambio con popolazioni diverse e contribuire ad incrementare il turismo».

Borgo Maggiore

Il territorio del Castello di Borgo Maggiore ha una superficie di 9,01 Km quadrati. Dopo Serravalle, è il secondo Castello per numero di abitanti. La popolazione residente al 30/6/2014 è pari a 6.690 unità, di cui 3.286 maschi e 3.404 femmine.La Giunta di Castello è composta, oltre che dal Capitano di Castello, da 9 Membri.
Sorto nel XII secolo, il Borgo si chiamava in origine Mercatale, dato che era sede di mercati e di fiere. L’attuale denominazione risale al 1879. L’economia di questo Castello, che conta 831 imprese, si basa principalmente sul terziario, con 281 attività, e sul commercio, con 197 attività.

Il Capitano di Castello

Nella Repubblica di San Marino, il capitano di castello è un funzionario con le stesse funzioni del sindaco in Italia. Per essere eletto deve formare una lista (legge 24 febbraio 1994), non può essere membro allo stesso tempo del Consiglio grande e generale, il capitano di castello ha la funzione di rappresentare, presiedere e convocare la Giunta di castello, dà esecuzioni alle delibere adottate, celebra matrimoni civili, partecipa con diritto di voto alla commissione urbanistica, cura le pratiche dei cittadini o degli enti del proprio castello presso gli uffici pubblici. Con la legge n.10 del 16 marzo 1925 i 9 capitani di castello venivano nominati dal Consiglio grande e generale, con la legge 30 novembre 1979 n. 75 la nomina divenne a suffragio universale.
Federico Cavalli, ha 34 anni, impiegato di banca, è laureato in Scienze Internazionali Diplomatiche e in Scienze Religiose.

La Festa di Sant’Agata

A San Marino la Festa di Sant’Agata risale al 5 febbraio 1740. Si celebra la liberazione dall’occupazione del Cardinale Giulio Alberoni. Occupazione, che non fu certo un colpo di testa o un puntiglio del cardinale, uno dei personaggi più importanti e abili sullo scenario politico europeo. L’episodio si inserisce nel contrasto tra papa e imperatore per il predominio in questa parte d’Italia. Gli Asburgo di Vienna, titolari della corona imperiale, cercavano nella prima metà del Settecento di espandersi in Italia. Nel 1737 avevano preso la Toscana affidandone il governo alla famiglia collaterale, i Lorena. Nel 1738, tracimando dall’Appennino, avevano occupato il feudo di Carpegna. A Roma si temette che avessero intenzione di proseguire verso l’Adriatico: prima tappa San Marino, un luogo sul quale la sovranità non si sapeva bene a chi appartenesse. Per anticipare gli Asburgo, a Roma si decise di spedire da Ravenna sul Titano l’Alberoni col mandato di prenderne possesso senza dare troppo nell’occhio. Il cardinale progettò di far leva sulla divisione interna dei sammarinesi. Ma i sammarinesi reagirono e grazie ad alcuni concittadini in servizio nella curia romana, riuscirono a diffondere la loro protesta presso le corti italiane ed europee. Il clamore fu enorme ed è per questo che il papa, sconfessando l’Alberoni, decise di restituire loro la libertà. Il che avvenne a firma del delegato apostolico Mons. Enrico Enriquez appunto il 5 febbraio 1740, giorno di Sant’Agata da allora compatrona della Repubblica.

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