Vivo a Parigi e getto fango su Catania

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Vivo a Parigi e getto fango su Catania

“Non ho nulla da fare, vivo a Parigi con i soldi di papà e faccio piovere fango sulla mia città” sembra un assioma di fantasia ma forse le cose sono andate veramente in questo modo. E’ singolare che un giornale francese come la Parisien si occupi con questa attenzione di Catania senza che in effetti ci sia uno spunto legato all’attualità. Ci sono tante, troppe cose fuori posto. «Ni la police ni la mafia ne sont en mesure de mettre de l’ordre dans tout ca», déplore un connaisseur de la Sicilia”, scrive Jacquard. Tradotto vuol dire che “né la polizia né la mafia sono in grado di mettere ordine in tutto questo”. Dunque il giornalista francese mette lo Stato e la mafia sullo stesso piano nella lotta alla criminalità. E’ evidente che abbia le idee confuse o poco chiare come quando si scrive sotto dettatura con conoscendo bene l’argomento che si tratta.

Un tempo a Parigi andavano i dissidenti, quando in Italia c’era la dittatura fascista; uomini di grande valore che non potevano liberamente esprimersi nel loro Paese e quindi dalla Francia lanciavano i loro appelli alla libertà e alla democrazia. Adesso nella capitale francese ci vanno anche quelli che qui non valgono quasi nulla. Anche loro parlano, criticano, attaccano ma solo per coprire le loro deficienze. Spesso vivono, e perfino bene, grazie al portafoglio di papà e si divertono dissennatamente ad infangare qualcuno solo per darsi tono e dignità con un selvaggio furore iconoclasta privo di ragione e razionalità esercitato al solo scopo di ottenere il sensazionalismo più bieco ed egoistico

Purtroppo accade anche questo, I francesi forse non capiscono, ma si adeguano anche perché denigrare l’Italia ai nostri cugini transalpini non è mai dispiaciuto. Meglio se oltre alle critiche c’è anche qualche ragione economica: meno turisti in Sicilia significa potenzialmente più turisti a Parigi.

Scrive giustamente sul suo profilo Facebook l’assessore comunale alla Cultura Orazio Licandro: «Quello del quotidiano francese è il classico pezzo ferragostano costruito sul nulla o meglio su ciò che potrebbe egualmente dirsi, cambiando il nome, di Napoli, o Palermo, o Bari, o Roma, o Barcellona o della stessa Parigi. Quale città non ha zone a rischio? E in quale città, persino nelle guide turistiche, non si danno avvertimenti? Però dai siculi-parigini che pontificano, soltanto perché fortunati e danarosi, i catanesi non possono accettare lezioni».

I problemi qui, ovviamente, ci sono ma non sono maggiori di tante altre città europee e sicuramente minori di quelli di Parigi o di Marsiglia, per citare quale altra metropoli francese.

«Parigi è una delle città più amate dai turisti di tutto il mondo e una delle più celebri mete globali. Eppure negli ultimi mesi la Ville lumière si è segnalata soprattutto per l’impennata della piccola criminalità, che ha fatto sì che la capitale francese venisse definita “città insicura”. Contro questa immagine negativa, che potrebbe danneggiare seriamente il business turistico, si è mosso il governo e il ministro dell’Interno Manuel Valls ha voluto visitare i luoghi simbolo di Parigi e rassicurare residenti e viaggiatori. “Parigi – ha detto – è una città sicura però siamo consapevoli del crescente fenomeno dei borseggi e dei casi di criminalità comune che sono frequenti anche nelle altre città occidentali». Questo le agenzie appena due anni fa.

Ma c’è dell’altro. Scriveva nello scorso marzo Aurora Scudieri sul sito di giornalismo indipendente you-ng.it: «Cifre truccate, per fingere che Parigi sia una città sicura. Per diversi anni la prefettura della polizia di Parigi ha truccato le statistiche sulla criminalità nella capitale francese. Secondo un rapporto dell’Ispettorato generale dell’amministrazione ordinato dal prefetto di Parigi, Bernard Boucault, infatti, i dati risultavano ribassati perché le denunce venivano interrotte prima della fine del mese o addirittura eliminate. Tra le pratiche utilizzate per far uscire un quadro della capitale francese migliore, anche quella di riqualificare i fatti: “un tentativo di furto, quindi, veniva ad esempio registrato come una semplice ‘degradazione’ di una porta” racconta Europe 1. Circa 15mila atti di delinquenza sarebbero stati fatti sparire nel 2011 a Parigi e dintorni, come rivela una fonte vicina al rapporto. Questo documento arriva dopo un altro sempre dell’Ispettorato generale dell’amministrazione pubblicato a luglio 2013, nel quale si conclude che, tra il 2007 e il 2012 circa 130 000 atti di delinquenza sul territorio sarebbero stati fatti sparire. Questo nuovo rapporto, quindi, conferma la falsificazione delle statistiche su Parigi e sottolinea il persistere di cattive pratiche messe in atto in alcuni servizi almeno fino all’estate del 2013. “In effetti sembra difficile per alcuni di cambiare delle abitudini che avevano da anni – spiega un funzionario che ha lavorato al rapporto – Ma le consegne date dal prefetto sono molto chiare, queste pratiche, che negli ultimi tempi come mostra il rapporto sono diminuite, devono cessare del tutto”».

Per quel riguarda Catania, scrive Tommaso Vendemmia, segretario provinciale del Siap, il Sindacato Italiano Appartenenti Polizia: «Certo farà impressione al turista  arrivato a Catania ricevere un opuscoletto con la zona rossa e i consigli della Questura di Catania, criticato aspramente dal SIAP, all’ideatore, il dirigente delle Volanti; un opuscoletto non opportuno che da una immagine di Catania da terzo mondo e una resa incondizionata delle FF.OO. e la critica è arrivata. E’ ingiusta e non veritiera l’immagine complessiva data dal giornalista francese (come è quella raffigurata nell’opuscoletto), la delinquenza catanese non è superiore di quella di altre città italiane o straniere, la polizia catanese forse è una delle più efficienti del territorio italiano – lo testimoniano i numerosi arresti».

Se un articolo del genere su Parigi lo avesse pubblicato un nostro giornale l’intera Francia sarebbe insorta. Qui, invece, sono stati tanti ad averne avuto piacere superando ogni limite di decenza.

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