Un convegno euromediterraneo a Taormina

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Un convegno euromediterraneo a Taormina

Il sindaco di Catania e capo della delegazione italiana del Comitato delle Regioni Enzo Bianco e il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Giovanni Ardizzone hanno consegnato a Bruxelles al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, una targa-ricordo per il 60° anniversario della Conferenza di Messina. Bianco e Ardizzone hanno proposto al presidente Juncker di organizzare per la prossima primavera una conferenza euro-mediterranea a Taormina, promossa dalla Unione Europa, sui rapporti euro-mediterranei: reti, cooperazione, dialogo interculturale, migranti.
“La Conferenza di Messina – ha ricordato Bianco – diede il via ai Trattati di Roma, un appuntamento importante per la nascita dell’Ue. Quando con il presidente dell’Ars e con tutta la delegazione italiana al Comitato delle Regioni abbiamo consegnato al presidente Juncker una targa commemorativa, abbiamo appreso che nel suo studio vi è proprio una foto della Conferenza di Messina. In quest’occasione lo abbiamo invitato a promuovere una conferenza della Commissione sul tema delle relazioni e delle reti all’interno dell’area euromediterranea ma anche sul tema delle migrazioni. In linea di principio il Presidente della Commissione europea ha accolto il nostro invito, ha detto di non aver mai visitato la Sicilia e noi abbiamo proposto Taormina che sarebbe una sede ideale anche perché vi si tennero i lavori della Conferenza di Messina e speriamo che nella primavera dell’anno prossimo si possa organizzare questo importante meeting su uno dei temi centrali dello sviluppo dell’Ue, quello delle relazioni euromediterranee”.
Nel corso dell’incontro il presidente Juncker ha ricordato che l’accoglienza dei 28 paesi membri alle proposte sulle nuove politiche d’immigrazione “non sia stata entusiastica”. Ma ha aggiunto “sono convinto che la Commissione debba restare ambiziosa. Pensate a un paese piccolo come il Libano, in passato definito la Svizzera del Medio Oriente, che oggi accoglie due milioni di profughi, e pensate alla Giordania, che fa altrettanto. Noi siamo il continente più ricco, che spesso rivendica la sua generosità e il rispetto dei diritti umani: chi siamo noi per rifiutare o limitare l’accesso ai disperati? Dico no a un’Europa chiusa e senza cuore. Per questo, la Commissione insisterà a difendere questa buona causa”.
La conferenza di Messina si tenne nel 1955, dall’1 al 3 giugno. Fu una riunione interministeriale dei sei stati membri della CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio). Parteciparono alla conferenza i ministri degli esteri dei sei paesi, Gaetano Martino per l’Italia, Jan Willem Beyen per i Paesi Bassi, Antoine Pinay per la Francia, Joseph Bech per il Lussemburgo, Walter Hallstein per la Repubblica Federale Tedesca e Paul-Henri Spaak per il Belgio.
La conferenza, iniziata in un clima non particolarmente felice per la recente bocciatura da parte del Parlamento francese dell’accordo sulla CED (Comunità europea di difesa), proseguì non senza qualche difficoltà nei primi due giorni dei lavori, ma sorprendentemente il terzo giorno, alla conclusione della conferenza venne resa nota quella che viene conosciuta come “dichiarazione di Messina” (ovvero Risoluzione di Messina), attraverso la quale i sei paesi enunciavano una serie di principi e di intenti volti alla creazione della Comunità europea dell’energia atomica (o Euratom) e di quella che diverrà, nel volgere di due anni con la firma dei Trattati di Roma del 1957, il Mercato Europeo Comune (MEC, poi CEE e quindi Unione europea).
Spesso nei momenti difficili dei rapporti tra gli stati membri dell’Unione Europea è stato volto lo sguardo e l’attenzione verso quello spirito, lo spirito di Messina, che animò la conferenza ed i padri fondatori della Comunità Europea che a quella conferenza parteciparono.

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