“Matrimoni ed altri effetti collaterali” al Brancati

Home Spettacoli “Matrimoni ed altri effetti collaterali” al Brancati
“Matrimoni ed altri effetti collaterali” al Brancati

CATANIA – Continuano il successo ed il consenso del pubblico catanese per la divertente e realistica vicenda che coinvolge i protagonisti di “Matrimoni ed altri effetti collaterali”, interpretato da Mita Medici, Annalisa Insardà, Carlo Ferreri e Emanuele Carlino. Regia di Manuel Giliberti; scene e costumi di Rosa Lorusso; musiche originali di Antonio Di Pofi .
Mita Medici è Jane, mamma di Annalisa Insardà (Claudia, casalinga), suocera di Carlo Ferreri (Gregorio, professore universitario) e dopo socia in affari con il riparatore di serrande ed animatore di feste Emanuele Carlino. In realtà si chiama Giovanna ma si fa chiamare Jane in onore a Jane Fonda ; ha il cuore della ragazza del Piper che (come nella vita) frequentava in gioventù, animata da innumerevoli ideali e voglia di fare e di sapere, aprendosi alla contestazione e superando le barriere dei pregiudizi del decennio passato. Esordisce sul palcoscenico con un cartello “Salviamo le Balene” (effettivo titolo del libro scritto da Ivan Campillo) perché ancora lei nelle battaglie crede e le fa. Sposata con Antonio che sta sempre fuori in balcone a fumare di nascosto, ha una figlia di 38 anni che lei spingeva ad uscire, frequentare, conoscere il mondo ma che alla sua prima frequentazione fuori dall’ambito familiare conosce Gregorio e se lo sposa. Claudia, riflette sulla sua vita coniugale: ormai è sposata da nove anni, senza altri fidanzati, senza figli e senza mai una discussione col marito; ma ha voglia di un cambiamento e non sa quale. Ha bisogno di qualcosa e no sa dire di che cosa. Vorrebbe un fuori programma, fosse anche l’invito del marito ad andare a mangiare un gelato… Gregorio dal canto suo non sospetta alcun ché, considerando soltanto che la moglie si senta in difetto verso di lui e verso se stessa perché non riesce a dargli un bambino. Ma non sarebbe certo un figlio a riparare un matrimonio che scivola piano piano nella noia dell’ipocrisia quotidiana; non è un figlio o tanti che fanno sentire una donna meno sola. La mamma Jane, benché ribelle e contro corrente, crede comunque nell’importanza della famiglia come nucleo originario della società e curiosando qui e lì cerca di trovare soluzione alle difficoltà che figlia e genero stanno incontrando, lanciando in mezzo alla storia un elemento di disturbo costituito da un giovane ed esperto riparatore di persiane che nel fine settimane non disdegna di animare serate per signore un po’ eccentriche. Claudia se ne sente attratta: il ragazzo è bello e piacente. Ma i sentimenti verso il marito ed il rigore verso il matrimonio le impediscono di farsi coinvolgere …forse?
La storia è fluida e brillante; nei dialoghi fra i protagonisti chiunque, in ruoli somiglianti, riesce a riconoscersi. La parodia della persiana rotta solo in un punto induce alla riflessione che oggi il mondo produce cose ed emozioni con una data di scadenza, ma che poi potrebbe essere riparato tutto; che si avviano battaglie per salvare di tutto…Le storie dei matrimoni della generazione di Jane, per quanto la coscienza femminile avesse subito uno scuotimento, erano sempre storie di unioni per sempre, nel bene e nel male, senza aggiungere quanto fosse giusto, ma in ogni caso il voler tentare di riparare spostava oltre la data di scadenza la durata di una cosa e di un sentimento. La coscienza di Jane, con l’esuberanza propria del personaggio penetra le coscienze dei giovani che pur criticando ingerenza del genitore dimostrano di aver comunque bisogno di una guida. Come cantava Leonard Cohen, ”a volte le crepe nelle cose servono soltanto a far passare la luce”, così non è detto che da un problema non possano nascere nuovi spunti o meglio che la presenza d’intoppi non possa riverberare le esperienze di una luce nuova.
<<Quante volte un uomo può girarsi dall’altra parte e fingere di non vedere?
La risposta, amico mio, soffia nel vento
La risposta soffia nel vento>> (da “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan) canta Jane con la voce di Mita Medici…
Mita Medici, Annalisa Insardà, Carlo Ferreri e Emanuele Carlino oltre ad essere indubbiamente bravi, posseggono le giuste frequenze per rendere senza distorsioni i personaggi della storia: brillanti e credibili , dall’eloquio sciolto e la mimica agile, Annalisa Insardà e Carlo Ferreri nel loro ruolo di coniugi spenti, ma ancora innamorati e disposti a tutto per trovare rimedio alla noia; Mita Medici, come una gazzella attraversa il palcoscenico, dispensando leggerezza e gioia di vivere, candida nell’ammissione di voler diventare nonna per giocare col nipotino e raccontargli le storie. Giocoso e misurato Emanuele Carlino, biondo diavolo tentatore in salopette.
Manuel Giliberti:”siracusano, ma romano d’adozione. Giliberti è architetto, impegnato soprattutto nel campo del restauro e della realizzazione di interventi di riqualificazione di strutture ed edifici di valore artistico. Alla sua attività professionale affianca, con altrettanta passione, quella di scenografo e regista teatrale e cinematografico. Il suo impegno ha inizio negli anni Ottanta, in teatro. Successivamente, dal 1995 inizia stabilmente a lavorare nel settore cinematografico e pubblicitario. Collabora con registi quali Hugh Hudson (premio Oscar per “Momenti di Gloria”), Krystoff Zanussi, Aurelio Grimaldi, Felice Farina, Nello Correale, Maurizio Nichetti. Esordisce da regista con “Giovanni falcone, i giorni della speranza” (evento speciale nel 2002 al Festival di Taormina). Successivamente, nel 2006, con il film “Lettere dalla Sicilia” vince il Globo d’oro della Stampa estera, il premio come miglior film al S.F. Festival di Miami, e beneficia di numerose menzioni e di ulteriori premi in altri festival italiani”.
Mita Medici, ragazza del Piper dei favolosi anni ’60 ed indimenticata co-conduttrice di Canzonissima insieme a Pippo Baudo; ingiustamente ricordata a volte solo come il grande amore di Franco Califano, si spende in tv ed in teatro, non disdegnando alcun ruolo e conferendo a tutti i personaggi spessore e briosità.
Annalisa Insardà di origini calabresi, benché ancora molto giovane, vanta un curriculum degno di attenzione; formazione accademica rigida e poliedrica, ha anche un passato da giocatrice di calcio a livello agonistico.
Carlo Ferreri, ragusano ed orgoglioso della sua sicilianità è, come la Insardà, un artista variopinto e versatile; anche speaker ed insegnate di recitazione con un debito di stima verso Gianni Salvo, direttore del Piccolo Teatro di Catania .
Emanuele Carlino, vent’anni, di Agrigento. Studia come attore teatrale presso la Fondazione Inda. Brillante senza alcun dubbio.
Mi piace concludere questa recensione manifestando il piacere nell’aver riscontrato a Catania un risveglio di frequentazione dei teatri: innumerevoli le rassegne, cartelloni sfaccettati per tutti i gusti; compagnie degne di nota e di lode. Attori e registi che si scommettono in un arte tanto antica quanto fresca come quella del recitare dal vivo e tutto d’un fiato, senza “ciak, tagli e si ripete”. Catania mai come quest’anno sembra essersi risvegliata culturalmente, offrendo un ottimo prodotto a prezzi competitivi ed alla portata di tutti. L’augurio è che si torni ai tempi d’oro quando in ogni famiglia si facevano almeno due abbonamenti per ogni stagione. Aggiungo, dunque come augurio una dichiarazione proprio di Carlo Ferreri – il “Gregorio” della nostra storia – che ritiene :
“Il teatro sopravviverà a tutti i cambiamenti e non morirà mai. Si evolverà e si modificherà, come è giusto che accada, ma resisterà come resistono tutte le discipline antiche con radici profonde. Non riconosco la denominazione di nuova drammaturgia perché il grande teatro è sempre nuovo. Euripide, Shakespeare, Molière attraversano i secoli, senza mai risultare datati o sorpassati. Bisogna spostare la questione alla ridefinizione dell’attore che deve ritrovare centralità nel mondo del teatro. I nuovi autori, così come i grandi vecchi facevano, si devono confrontare con gli attori che sono i veri poeti della scena. Dalla sinergia attore-autore nascerà, forse, la nuova drammaturgia che è scrittura di scena e non scrittura sul foglio”.

Condividilo:

Lascia un commento