A Casalbuttano gli amanti se la filano e il marito pensa ai “bozzoli” suoi

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A Casalbuttano gli amanti se la filano e il marito pensa ai “bozzoli” suoi

Casalbuttano, in provincia di Cremona, è un paese famoso per il burro e per le antiche gesta di un signorotto chiamato Ribaldo di Casalbuttano. I casalbuttanesi sono persone pratiche ed acchiappano i turisti puntando sul nome di Vincenzo Bellini, che visse una storia d’amore con una donna già sposata di Casalbuttano. La coppia di amanti, a quanto pare, non fu affatto ostacolata dal marito di lei.
Ma andiamo con ordine nella cronaca dei fatti, così come vennero descritti da due scrittori – Antonino Amore e Antonio Cervo – (già i loro cognomi sintetizzano la tresca) che si occuparono della presenza a Casalbuttano del celebre compositore catanese.

Cominciamo la nostra storia dal 1819, quando fu celebrato il matrimonio tra il ricchissimo Ferdinando Turina (nato nel 1794) e Giuditta Cantù (1803). Lui era una autorità della bassa padana e a Casalbuttano possedeva un palazzotto circondato da un giardino. Una torre merlata, ancora visibile e di incerta datazione, chiamata adesso “Torre della Norma”, ricorda che in quel paese lombardo (a detta dei casalbuttanesi) Bellini compose la sua tragedia lirica più celebre, “Norma” appunto, andata in scena per la prima volta nel dicembre 1831.

Alla prima teatrale era presente Giuditta, che Vincenzo Bellini aveva conosciuto il 7 aprile 1828. Al loro primo incontro ne seguirono molti altri e i loro rapporti si mantennero sino alla morte di lui, avvenuta il 23 settembre 1835. Il marito tradito e contento se se ne stette (quasi) sempre zitto, anche quando Bellini nell’autunno 1830 fu ospite a palazzo Turina. La dimora del musicista a casa dell’amata fece infiammare ancor di più il legame. Giuditta lasciò la famiglia per seguire il musicista a Napoli: parafrasando “Casalbuttano, o cara, noi lasceremo”….

Mentre i due amanti se la filano il marito di lei pensava ai bozzoli suoi, nel senso che ideava e costruiva a Casalbuttano una macchina a vapore per ottenere con poca fatica bozzoli di seta pronti per la filatura: la macchina (si tappino occhi ed orecchie gli animalisti) era una stufa che soffocava le crisalidi rinchiuse nei bozzoli.

Amante della musica – a sue spese creò e spesò la banda musicale di 40 elementi – Ferdinando Turina nel 1833 intercettò una lettera d’amore spedita dall’Inghilterra da Bellini a Giuditta: a quel punto, di fronte alla rimostranze della sua famiglia d’origine, il Turina prospettò la separazione legale dalla moglie.

A Casalbuttano, intanto, qualcuno (ma chi?) avrebbe voluto cancellare dalle cronache i nomi di Bellini e Giuditta. Una fitta tenebra avvolse la storia dei due amanti. La congiura del silenzio cessò soltanto quando i coniugi Turina passarono a miglior vita e ciò avvenne nel 1869 per Ferdinando Turina, mentre Giuditta Cantù morì nel 1871.

Proprio nel 1871 si aprì un varco. Il consiglio comunale di Casalbuttano doveva decidere le nuove denominazioni da dare alle strade e soprattutto alla Via Maggiore, che come suggerisce il nome era la principale arteria del paese. I pareri erano vari e quando un consigliere fece la proposta di denominarla Via Bellini in onore all’illustre musicista, gli altri consiglieri fecero orecchie da mercante. La proposta, in altre parole, fu considerata inopportuna.

Dopo qualche tempo il giornalista Cervi, nel periodico bolognese che lui stesso dirigeva “Battaglia Bizantina” promise di pubblicare delle lettere d’amore indirizzate da Bellini a Giuditta. Ma fu “stoppato” da qualcuno che voleva sottrarre dal pubblico dominio la notizia di questo amore. Il sindaco di Catania, informato del fatto, chiese delucidazioni al sindaco di Casalbuttano che gli rispose in modo evasivo nel 1891, ignorando ufficialmente qualsiasi fatto riguardante i due amanti.

Un altro elemento rese più manifesta la generale disapprovazione nei confronti del legame adulterino: la stanza in cui aveva dormito Bellini fu usata prima dal soprintendente scolastico e poi il letto divenne il giaciglio dall’usciere comunale. La stranezza si spiega ricordando che Palazzo Turina nel 1870 era divenuto sede del municipio di Casalbuttano, un paese che “vuole cancellare ogni ricordo di quel soggiorno e tace e nasconde ogni notizia come se ciò fosse una immensa indicibile vergogna”.

Così scriveva nel 1892 Amore, che pure aggiungeva: “Che dirà l’Italia quando saprà che con vandalica rabbia giace buttata nel fango la statua della Norma che, in memoria dei quell’avvenimento, avevano i Turina fatto scolpire per ornamento de decoro del proprio giardino?”. La statua verosimilmente era posta accanto al “Tiglio di Bellini”, sotto il quale il compositore avrebbe composto Norma (ma non tutti concordano su questo).

La denuncia ebbe vasta eco. Perciò nel primo centenario della nascita di Vincenzo Bellini, nel 1901, anche Casalbuttano volle fare qualcosa per solennizzare l’avvenimento: riprova di uno sguardo mutato, di un atteggiamento più aperto che cancellava alcuni pregiudizi… Non ci si scandalizzava più per quanto accaduto.

A Vincenzo Bellini fu anche intitolato il Teatro comunale di Casalbuttano. Mentre Catania, città natale del compositore, ha dovuto aspettare parecchi decenni prima di intitolare l’aeroporto all’illustre concittadino.

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