Le relazioni interpersonali del BIANCO di Sergio Campisi per l’Associazione Proscenio

Le relazioni interpersonali del BIANCO di Sergio Campisi per l’Associazione Proscenio

C’è , a Catania, una realtà culturale e teatrale denominata  Associazione Proscenio che ha in Sergio Campisi e in Manuel Giunta i suoi fecondi animatori; stanno allevando una generazione di giovani, talentuosi attori che nel tempo stanno maturando e acquisendo sempre maggiori abilità; l’altra sera al Teatro Nuovo Sipario Blu, essi hanno portato in scena la piéce BIANCO, con la regia di Sergio Campisi, tratta liberamente dal lavoro di Yasmine Reza, ART.

Sul palcoscenico gli attori Amedeo Amoroso, Salvatore Gabriel Intorre, Anthony Foti, la partecipazione straordinaria di Liliana Biglio e Margherita Malerba e le musiche originali di Elisa Rasà.

La commedia è stata in parte riscritta dallo stesso Campisi e dagli attori in scena, l’originale scritta dalla drammaturga, attrice e sceneggiatrice francese di origini iraniane Yasmine Reza è stata tradotta in circa trenta lingue e  raffigura uno spaccato di vita quotidiana di tre amici, in accesa conversazione al riguardo di un quadro ed è ambientata a Parigi alla fine anni ottanta, ma nella trasposizione di BIANCO ha una ambientazione universale.

Miguel, facoltoso appassionato di arte contemporanea, acquista per una cifra stratosferica, uno strano dipinto del maestro Antrios, di fatto una grossa tela bianca. Gli amici Diego e Valentino cercano di fargli capire che sulla tela non c’è nulla ma lui si ostina a vederci un quadro astratto fatto di linee cangianti (le trame della tela).

La conversazione sul significato dell’arte metterà in discussione l’amicizia fra i tre, che – addirittura – scarabocchieranno la tela. Alla fine la ripuliranno e la esporranno orgogliosi, mentre Valentino andrà malvolentieri a nozze.

Questa, all’osso, la trama e questo è quanto ci ha riferito il regista sul senso dello spettacolo: “BIANCO è un viaggio per riflettere sul valore dell’amicizia, sulla natura stessa dell’arte e sulla complessità delle relazioni umane. Lo spettacolo pone sotto i riflettori l’arte nelle sue sfaccettature, conducendo in un viaggio alla scoperta della nostra vera essenza e al valore sell’amicizia che, come un’opera d’arte è un capolavoro fragile e prezioso che richiede sempre cura e attenzione. Anche le pause hanno qualcosa da raccontare”.

Direi che, nella nostra analisi, possiamo prendere le mosse da quest’ultima affermazione sulle “pause che raccontano” perché essa è la cifra stilistica di tutta la pièce, che vorrebbe dire un sacco di cose e alla quale non bastano i due tempi a disposizione, ma utilizza anche il tempo di ingresso in platea degli spettatori e l’intervallo tra i due tempi nei quali gli attori restano in scena e agiscono tra la sorpresa, l’attenzione o l’indifferenza degli spettatori, per uno spettacolo nello spettacolo inatteso e originale – ma non troppo – sulla scia tracciata cent’anni fa da Pirandello con il suo “Teatro nel Teatro”: un espediente che, passato lo smarrimento iniziale, piace quasi sempre al pubblico.

Dicevamo, BIANCO  e i suoi protagonisti hanno “un sacco di cose da dire” agli spettatori: le dicono attraverso un testo originale universalmente riconosciuto di eccezionale efficacia e con le aggiunte e i rimaneggiamenti di Campisi e company reso ancora più attuale; le dicono attraverso l’attenta regia e la recitazione spontanea dei tre protagonisti principali: Amoroso Intorre e Foti e delle comprimarie Biglio e Malerba; le dicono attraverso l’Arte con i quadri d’autore immessi non a caso nella scenografia e nella piccola mostra allestita fuori dal teatro.

Rendere l’effluvio del “sacco di cose” che vuol mostrare la pièce non si può in una recensione di poche pagine, tuttavia possiamo riunirle, a beneficio dei curiosi, in un unico tema: l’estrema fragilità delle relazioni interpersonali.

Quand’anche queste relazioni sembrano torri eburnee, esse finiscono per cadere per una pagliuzza, una folata di vento, una scusa qualsiasi, senza dignità di nota, come può esserlo la vile differenza di opinione su un quadro.

Una pagliuzza che si fa trave e travolge l’amicizia e le relazioni tra i personaggi e devasta gli stessi personaggi che si scoprono “nudi” con le loro vergogne animiche e caratteriali.

Miguel, Diego e Valentino si credono in un modo, ma dovranno arrendersi nello scoprirsi diversi: deboli piuttosto che forti, gretti piuttosto che generosi, incapaci piuttosto che capaci.

A tutti la vita imporrà d’andare avanti, un avanti che, realizzano, è fatto di mille colori e di incalcolabili sfaccettature, le quali, se inquietano, non lasciano comunque spazio a incertezze: occorrerà marciare e non marcire, sperando – magari – nella Provvidenza.

Temi per adulti, come si vede, svolti e rappresentati da tre ragazzini e da due donne che, com’avessero “l’Inferno in gran dispitto”, hanno scommesso e, con l’audacia della gioventù, hanno dimostrato d’essere convincenti allo stesso modo di come sono tutti i bravi attori e le breve attrici.

 

 

 

 

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