Il Catania Off Fringe Festival si è concluso con “Gli appiccicaticci”, Carlo Decio e la produzione di “Estro Teatro”

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Il Catania Off Fringe Festival si è concluso con “Gli appiccicaticci”, Carlo Decio e la produzione di “Estro Teatro”

Sul palco del teatro “Sala De Curtis” l’ultimo giorno della lunga maratona del Catania Off Fringe Festival – direzione artistica di Francesca Vitale e Renato Lombardo – si è esibito il trio “Gli appiccicaticci” con il divertente spettacolo “De Niù Sciò” basato sull’improvvisazione e sull’interazione con il pubblico, che da passivo spettatore si trasforma nel motore di una performance teatrale e musicale, ogni volta unica e diversa.
Lo spettacolo ha avuto spunti comici ed ha dimostrato la capacità di tenere il palco improvvisando. “Gli appiccicaticci” sono un trio che certamente rivedremo a Catania, dove hanno stretto rapporti con un piccolo nugolo di giovani improvvisatori, attori, artisti di strada. Per loro hanno tenuto una divertente lezione-prova nel pomeriggio di domenica al SAL.
Al CUT- Centro Universitario Teatrale, altro luogo del Catania Off Fringe Festival, uno spettacolo destinato ai ragazzi si è rivelato una occasione per riflettere sull’opportunità, ventilata da tanti, di cambiare nomi alle strade. Nel suo monologo, scritto assieme al regista Alberto Oliva, Carlo Decio con “BiograVie” ha proposto un teatro di narrazione con una domanda come punto di partenza: Vi siete mai chiesti chi sono le persone che danno i nomi alle vie delle nostre città? Già questa domanda ci immerge nella cosiddetta “cultura della cancellazione” tanto in voga negli USA e pronta a diffondersi sempre di più anche in Italia, dove questa moda culturale altro non è che una forma di autocensura in nome del politicamente corretto. Nelle forme più estreme la cultura della cancellazione si spinge sino ad auspicare la “damnatio memoriae” di personaggi storici che vengono giudicati e condannati senza tener conto del contesto nel quale essi vissero.
Tra gli spettacoli conclusivi del Catania Off Fringe Festival è stato quello prodotto da “Estro Teatro” che si è tenuto nei locali di Piazza Scammacca. Salvo Pappalardo, Giulia Messina e Gianluca Auriemma, che ha scritto anche il testo, hanno messo in scena “Open Mic Farm” ispirato al romanzo La Fattoria degli Animali, di Orwell. Molto bravi e in sincrono gli interpreti che sottolineano il lato oscuro del potere: in molti Paesi gli avversari di chi governa spariscono; ricompaiono poi fatti a pezzi; oppure dentro un cofano…. Anche un omicidio è un mezzo di lotta politica. Il terrore genera rispetto, il rispetto sottomissione, E per sopravvivere il tiranno deve continuare a riscuotere terrore. Una buona campagna di comunicazione pubblica è necessaria alla strategia. Assicura al leader carisma e il completo controllo del Paese. Cosa fare contro i tiranni? Spingerli da parte? Fare una rivoluzione? No: meglio agire di astuzia, manovrare il popolo, ispirargli fiducia, gettare fango sul nome dell’avversario ed ammazzarlo moralmente.

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