La Fondazione Bellisario premia l’imprenditrice catanese Adriana Santonocito

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La Fondazione Bellisario premia l’imprenditrice catanese Adriana Santonocito

Nel Convitto nazionale “Giovanni Falcone”, a Palermo, si è svolta la terza edizione di “B-Factor”, la competizione tra le idee imprenditoriali più innovative al femminile.

Dodici start up si sono sfidate di fronte alla giuria coordinata da un giornalista de Il Sole 24 Ore e composta da docenti di chiara fama in economia digitale per le imprese, strategie e marketing, management e business.

Tra le start up vincitrici figura quella di Adriana Santanocito, 45 anni di Catania, ceo di “Ohoskin” assieme ad un socio veneto ed uno lombardo.
L’azienda di Adriana Santonocito realizza un materiale tessile alternativo alla pelle, utilizzando sottoprodotti di arance e fichi d’india. “Lo usiamo per fornire aziende che fabbricano borse, scarpe, divani ed interni per le auto e nel giro di due anni abbiamo già raggiunto 84 clienti”, ha dichiarato l’imprenditrice catanese. “Ohoskin è un materiale tessile biologico rivestito a base di cactus e di arancia siciliana, i frutti più rappresentativi della nostra terra. Al tatto dà la sensazione di pelle animale di alta qualità ma è al 100% vegetale. Grazie alla sua durata, è l’ideale per i marchi più consapevoli e prestigiosi dei settori della moda, dei rivestimenti e dell’arredo”.

La competizione “B-Factor” con la consegna dei premi è avvenuta a Palermo nell’ambito della XXIIIma edizione di “Donna Economia & Potere”, il seminario internazionale della Fondazione Marisa Bellisario dedicata alla memoria di una nota dirigente d’azienda piemontese di nascita ma di madre pugliese (Ceva, 9 luglio 1935 – Torino, 4 agosto 1988), donna pioniera ed apripista, capace di seguire e realizzare le proprie ambizioni e di attraversare ambienti totalmente maschili non rinnegando mai la propria femminilità.

“L’Italia che noi donne vogliamo – dice Marcella Cannariato, delegata Sicilia Fondazione Bellisario – è una Repubblica fondata sul lavoro per tutti: donne e uomini. Per cercare di capire come orientarci per salvare e difendere la nostra idea di futuro occorre focalizzare la nostra attenzione su tre enormi problemi: troppe donne a casa, molte culle vuote, tanti, tantissimi giovani che emigrano, spopolando interi territori del nostro Sud. Da anni l’Italia – prosegue – cresce poco dal punto di vista economico e cresce ancor meno sul piano demografico – eppure esiste una risorsa importante di cui si parla poco e sempre nel modo sbagliato, il lavoro femminile. Fare largo alle donne e promuovere l’occupazione femminile è diventato urgente non solo per ragioni di parità di genere e di giustizia sociale, ma soprattutto perché senza di noi l’Italia non cresce. Puntare sul lavoro delle donne è oggi la scommessa più ‘conveniente’ per tutti noi, perché significa nuovi posti di lavoro e una nuova ricchezza diffusa. E significa pure meno culle vuote e meno bambini poveri”.
“Deve essere chiaro, però, che fare un figlio è, e deve restare, una libera scelta. La scelta, cioè, di mettere al mondo un nuovo essere umano e di diventare genitori responsabili – ha aggiunto -. L’Italia deve investire in una cultura dell’infanzia che salvaguardi il diritto di ogni minore a essere e sentirsi figlio, amato cresciuto, protetto ed educato”. “Oggi assistiamo ad una emergenza generazionale che pone il minore in una condizione di potenziale vittima di sfruttamento, abuso e violenza. I sistemi di protezione all’infanzia e all’adolescenza sono insufficienti e inefficaci per arginare il fenomeno”, ha concluso.

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