C’era una volta il diritto al lavoro: Istituto incremento ippico a rischio licenziamenti.

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C’era una volta il diritto al lavoro: Istituto incremento ippico a rischio licenziamenti.

Non accenna a volgere positivamente la situazione dei lavoratori dell’Istituto Incremento ippico che, nei giorni scorsi hanno ricevuto la notizia che parte di loro verranno messi alla porta per esubero di personale. La situazione, è decisamente grave, poichè il provvedimento di legge voluto dal governo regionale siglata nel 2019, modifica di fatto la pianta organica dell’ente, cioè su 26 lavoratori della fascia C, una parte di essi( si pensa siano 23) verranno licenziati. La beffa, è quella che dovrebbero inserire al posto di questi dipendenti regionali, altri dipendenti sempre della Regione con una fascia demansionata, quindi con stipendi ridotti rispetto alla paga dei dipendenti attuali. Tre unità, sole rimarrebbero all’ente, mentre gli altri dipendenti non hanno ancora avuto la certezza di essere decentrati verso altre strutture regionali come previsto dalla Corte Costituzionale che, avendo impugnato alcuni comma di questa legge, ha stabilito che: i costi di questa manovra dovranno essere a titolo gratuito e che i lavoratori dell’ ente vengano tutelati nel loro diritto a preservare il posto di lavoro. La Regione non sta applicando la giusta procedura ed i dipendenti (fascia d’età di 58/60 anni) dopo 30 anni di servizio, vengono elegantemente: “messi in disponibilità,” ovvero licenziati, invece d’essere messi in mobilità indirizzati verso altre strutture regionali; questo perchè dietro il presunto esubero in realtà si nasconderebbe la falsa idea che, i lavoratori dell’istituto siano nulla facenti. Le colpe sarebbero da imputare ai dipendenti quindi, e non ai vari governi regionali susseguiti nei decenni, che hanno di fatto gestito male l’Istituto e che ora paga le scelte ingiuste dettate dalla Regione. L’Istituto, è parte della nostra storia da ben 130 anni; nasce per incrementare appunto la conservazione degli stalloni equini puro sangue. Non può finire così, i lavoratori chiedono che venga applicata la legge equa e nient’altro. Non si può cancellare la tradizione storica del nostro territorio con un colpo di spugna! Possibile che questo non venga capito? Possibile che si arrivi a demansionare una categoria solo perchè si crede di essere nel giusto? Vorremmo ricordare un articolo della nostra Costituzione dove si evince che, l’Italia è un Repubblica FONDATA SUL LAVORO e non fondata sull’incertezza. Purtroppo lo stato di agitazione dei dipendenti dell’Istituto ed i relativi striscioni, di protesta non sono stato graditi dal Presidente dell’ente Caterina Grimaldi che li aveva rimossi nei giorni scorsi e che tuttavia, sono stati riposizionati pochi giorni fa, dai lavoratori mettendo la parola fine alla censura fatta. Speriamo vivamente che tutta questa situazione volga positivamente a favore dei dipendenti e del diritto al lavoro per il bene di padri e madri di famiglia.

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