Sulle orme di Caravaggio in Sicilia “Dalle tenebre alla luce”

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Sulle orme di Caravaggio in Sicilia “Dalle tenebre alla luce”

Forse non tutti sanno che Caravaggio è stato in Sicilia dove ha lasciato ben quattro dei suoi capolavori: il primo si trova a Siracusa nella chiesa di Santa Lucia alla badia (Il seppellimento di Santa Lucia); altri due quadri si trovano a Messina nel Museo Regionale  (La resurrezione di Lazzaro e L’adorazione dei pastori); mentre il quarto si trovava nell’oratorio di San Lorenzo a Palermo (Natività con i Santi Lorenzo e Francesco).

Di questi quattro quadri e delle vicende che portarono alla loro realizzazione ci parla un libro molto agevole e godibile “Dalle tenebre alla luce” scritto da Enrico Licciardello. I quadri sono bellissimi e, passato il Covid, credo sia utile per tutti un pellegrinaggio culturale per andarli a vedere là dove sono.

Caravaggio arriva a Siracusa, proveniente da Malta, nei primi giorni del mese di ottobre del 1688. Qui il Senato della città aretusea gli commissiona un quadro dedicato alla sua patrona: “Il seppellimento di Santa Lucia”.

 

Il quadro si presenta con una doppia prospettiva, la visione dei due fossori in primo piano e l’eretta fila dei dolenti sul corpo sottile di Lucia ai loro piedi. Colpisce l’attenzione dello spettatore quel buio illuminante che occupa i tre quarti della parte superiore della tela.

 

Agli inizi di dicembre del 1608, Caravaggio lascia in tutta fretta Siracusa e arriva a Messina. Il 10 giugno del 1610 consegna la sua prima opera messinese: “La resurrezzione di Lazzaro”. Nella parte sinistra del quadro viene rappresentata la figura di Cristo che con l’indice della mano sinistra indica Lazzaro che risorge. Il corpo di Lazzaro, raffigurato in modo trasversale e con le braccia aperte, disegna chiaramente una croce; il braccio sinistro penzola verso terra, dove si trova un teschio, quasi a indicare che la morte non è stata ancora completamente sconfitta, mentre il braccio destro con la mano aperta, è proiettato verso l’alto e sembra toccare la luce, simbolo di vita, che arriva da sinistra. Anche questo quadro, come quello di Siracusa, presenta nella parte superiore un grande spazio buio e vuoto, spazio che incombe sulle minuscole figure sottostanti.

 

Durante la sua permanenza a Messina, Caravaggio, su commissione del Senato della città, dipinse anche “L’adorazione dei pastori”. Come per il “Seppellimento di Santa Lucia”, dove le figure principali sono i due fossori e non la santa, nell’Adorazione primeggiano i tre pastori e non la piccola madre che, con il bambino in braccio, si trova ai loro piedi. I pastori non esprimono gioia per il lieto evento, ma esprimano preoccupazione perché sembra che si domandino se il piccolo appena nato sopravviverà in quell’ambiente così degradato.

 

Nel giugno del 1609 il Merisi lascia Messina e alcuni studiosi sostengono che sia andato a Palermo; altri, come chi scrive, sostengono che sia sia recato a Napoli per avvicinarsi a Roma perché sperava di ottenere dal Papa il perdono tanto agognato per l’omicidio di Ranuccio Tommasoni.

 

Una cosa è certa, che nell’oratorio di San Lorenzo di Palermo esisteva il quadro della “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco”, quadro rubato nel 1969 e mai ritrovato. E’ probabile che quell’opera che si trovava a Palermo era frutto di una precedente commessa ed esiste a Catania una copia  conservata nel Museo del Castello Ursino, opera realizzata nel 1627 dal pittore palermitano Paolo Geraci.

 

L’Angelo della natività, che irrompe sulla parte superiore della tela, mostra un cartiglio con scritto Gloria in eccelsis Deo. Sotto di lui, nella parte sinistra, troviamo la figura di San Lorenzo raffigurato sopra una graticola ad indicare il suo martirio. A destra del quadro la figura di San Francesco, avvolto nel saio francescano, con le mani giunti in preghiera. Alle sue spalle la figura di un vecchio barbuto con lo sguardo rivolto verso il bambino Gesù. Sempre sulla destra del quadro, ma in primo piano, troviamo di spalle la figura enigmatica di un giovane che i più hanno identificato come San Giuseppe, che non è l’attempata figura che troviamo nella narrazione biblica, ma un muscoloso e aitante giovane biondo. Al centro del quadro la figura di Maria che guarda amorevolmente il bambino appena nato che si trova i suoi piedi adagiato sulla paglia di colore giallo che richiama quello dell’oro e del sole, simbolo esoterico del fuoco che è fonte di vita.

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