Lina Wertmuller: la regista scomparsa descrisse in un film la società catanese dgli anni Settanta

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Lina Wertmuller: la regista scomparsa descrisse in un film la società catanese dgli anni Settanta

“Catania mi è rimasta nel cuore”: così diceva la regista Lina Wertmuller – scomparsa ieri a 93 anni di età, sazia di vita e di successi – tutte le volte che qualcuno la sollecitava a ricordare il set del film “Mimì metallurgico ferito nell’onore” (1972), da lei girato in gran parte a Catania.

Autrice anche del soggetto e della sceneggiatura, la Wertmuller volle nel cast del suo film “catanese” Turi Ferro come interprete delle varie facce della mafia; l’attore etneo infatti nel film impersona diversi personaggi, tutti con lo stesso cognome – Tricarico – e tutti con tre nei sulla guancia, disposti come una trinacria, simbolo dell’appartenenza mafiosa. I diversi personaggi sono: un capomafia che trucca le elezioni locali a Catania, un imprenditore siciliano a Torino, un sindacalista e, infine, un monsignore…. Geniale questa trovata della Wertmuller, che così dimostra la pervasività della mafia in ogni ambito della vita e la sua capacità di trionfare anche quando la società da feudale diventa moderna e industriale.

La trama del film “Mimì metallurgico ferito nell’onore” è presto detta: un manovale catanese, Mimì, interpretato da Giancarlo Giannini, perde il posto di lavoro a causa della malavita organizzata ed è costretto a partire alla volta di Torino lasciando a casa la giovane moglie Rosalia, interpretata da Agostina Belli. Nella città della Fiat comincia a lavorare in fabbrica, diventa metalmeccanico, cerca nuovi immaginari politici e sessuali.

Nella sua l’esplorazione erotica e politica finisce per innamorarsi di una disinibita comunista, interpretata da Mariangela Melato. Con la sua compagna torinese Mimì crea una seconda famiglia, clandestina: ma – ancorato com’è alle proprie radici culturali – piano piano rinchiude la sua donna in un ambiente domestico, la fa allontanare dalle lotte politiche e da altre esperienze sessuali.

Tornato dopo qualche anno a Catania, Mimì trova una città diversa, più progredita. Le donne sono cambiate tanto: non più sottomesse, meno docili rispetto al passato, consapevoli della propria sessualità, desiderose di autonomia e intraprendenza. Rosalia, infatti, durante l’assenza di Mimì è diventata a sua volta operaia, ha iniziato a fumare, ha imparato a guidare la lambretta. Una emancipazione concreta. Ma il connubio tra tradizione e modernità resta forte. Impossibile non cercare la vendetta per il tradimento erotico subito. Il delitto d’onore lava l’onta delle corna.

Merito del film“Mimì metallurgico ferito nell’onore” è aver dato un quadro degli anni Settanta e delle migrazioni interne alla Penisola, con giovani uomini che si spostavano da paesini del Sud per andare alla conquista del proprio futuro nelle città del Triangolo industriale: proprio come fece il protagonista del bel film della compianta Wertmuller.

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