La pittrice futurista Adele Gloria (1910-1984) e le mimose insanguinate dell’8 Marzo

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La pittrice futurista Adele Gloria (1910-1984) e le mimose insanguinate dell’8 Marzo

L’8 marzo di quest’anno è dedicato alle donne in guerra. Le mimose sono insanguinate, ma non per questo bisogna mollare. Per raggiungere una effettiva parità di genere – per lo meno sul lavoro – occorrono ulteriori conquiste sociali, economiche e politiche. Giova soprattutto un mutamento di linguaggio e di atteggiamento anche da parte delle stesse donne: il querulo vittimismo dà noia, così come invocare un trattamento di favore, con quote rosa ed altre diavolerie che finiscono per penalizzare il merito (qualsiasi sesso esso abbia).

Meglio fare, piuttosto, dell’autoanalisi per scoprire che, alla fine, le differenze tra femmina e maschio a livello psichico esistono, ma sono sottili e sfumate, impercettibili e insondabili.
Ciò vale soprattutto nel Novecento per le espressioni artistiche dell’Avanguardia: la pittrice Adele Gloria, ad esempio, realizzò quadri che stilisticamente non differiscono da quelli eseguiti dai coevi artisti maschi che appartennero allo stesso movimento artistico, il Futurismo.

La pittrice Adele Gloria viene considerata, non si sa se a ragione, l’unica donna siciliana ad aver preso parte al movimento futurista. Fu anche poetessa e scrittrice, scultrice e fotografa, sperimentando gli ambiti più vari dell’espressione artistica.

Il suo nome all’anagrafe era Clelia Adele Gloria. Nacque a Catania il 9 febbraio 1910 da Vincenzo Gloria (titolare di una ditta di carta da parati) e da Carmela D’Angelo, abitanti in via Raddusa 3. Nella città etnea, a quell’epoca ricca di fermenti e possibilità, Adele frequentò artisti e trovò l’appoggio della sua famiglia per affermarsi.

Nel 1933 pubblicò il suo primo romanzo “Il conte si è ucciso”. L’anno successivo la sua raccolta di “poesie a parole libere” furono stampate a Catania dalla Publishing Company (si badi: a quella data il fascismo non aveva ancora introdotto il divieto di usare parole straniere nelle intestazioni delle ditte), il cui proprietario era Alberto Maria Gloria, fratello di Adele.

L’opuscolo, che includeva la fotografia della donna, una bella copertina illustrata con una xilografia di Manlio Baggiani e un contributo dell’acese Giulio D’Angelo (1908-1975), divenuto poi un noto pittore, fu stampato nella tipografia “La Pubblicità” ed è adesso rarissimo: vale quasi 1000 euro sul mercato antiquario. Chi lo possiede lo custodisca bene. Il titolo della raccolta poetica è “FF. SS. 89 Direttissimo”: ovviamente parla dei viaggi in treno e, curiosamente, della cioccolata Talmone, marca ancora in commercio.

Un altro fratello di Adele era un noto attore cinematografico. Il suo nome era Angelo Gloria e recitò negli Stati Uniti, per la precisione nel New Jersey, dove girò il film “Amore e Morte”, pellicola della Aurora Productions uscita sugli schermi nel 1932, con regia e sceneggiatura del Rosario Romeo (star della radio, attore e commediografo). Il film, una sorta di Cavalleria rusticana destinata agli immigrati siciliani in USA, era parlato in siciliano con sottotitoli in inglese.

Il mondo del cinema influenzò anche Adele Gloria, che nel 1941 sposò il noto giornalista sportivo de “Il Messaggero”, Rizieri Grandi, con cui visse a Roma occupandosi ancora di avanguardie artistiche. Morì nella sua casa di Cinecittà l’8 settembre 1984 (e non nel 1985 come attesta il suo primo biografo, Santi Correnti).

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