Valeria Contadino, “Donna a tre punte” al MUST

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Valeria Contadino, “Donna a tre punte” al MUST

Un palcoscenico in penombra, fumi di sigaretta, aghi da lavoro, musica di violini e nostalgici bandoneòn. Ritmi di recitazione volutamente dilatati per accordarsi con le narrazioni di una voce rauca ma gradevole che proviene da un’antica radio poggiata sul pavimento. Un angolo fatto di donne e da esse vissuto, un luogo che potrebbe essere ovunque lungo i tre angoli, le “tre punte” di una Sicilia ricca di contraddizioni geografiche, etniche e sociali.

Fimmine a tre punte, che hanno sulla testa tre gambe piegate e serpenti intrecciati con spighe di grano; sono esse stesse archetipo, metafora e talismano perché rappresentano la vita da cui è tutto cominciato, riprodotto e ha generato ricchezza. La donna siciliana fatta di lava, sole e mare, consapevole delle proprie forme da cui nasce forza ed assertività, non solo ubbidienza e rassegnazione.

<<Io e Andrea pensammo a realizzare per il teatro una sorta di girotondo di donne tratte dalle figure femminili che Andrea aveva già scolpito nei suoi romanzi. Le donne di Camilleri? Molto femmine, apparentemente peccatrici ma realmente sante, due risvolti della stessa medaglia. Che sorprendono con la femminilità, con una complessità che però è elementare come la terra, misteriosa come la luna.>> Giuseppe Dipasquale conosce bene il grado di ammirazione di Andrea Camilleri verso l’universo femminile!

“La donna a tre punte”, dunque, da un’idea di Andrea Camilleri, composta e ridefinita da Giuseppe Dipasquale che ne ha curato la regia e scelto le musiche omaggiando i gusti musicali del Maestro che forse in pochi sanno, essere stato anche un esperto melomane.

Con Valeria Contadino; movimenti scenici di Aurelio Gatti; coro-danzatrici: Claudia Morello, Delia Tiglio, Beatrice Maria Tafuri. Quarto appuntamento in cartellone della Rassegna MUST al Teatro A. Musco.

L’interpretazione è magnetica, la regia potente e rifinita e le coreografie eleganti. La platea dell’Angelo Musco gremita ed infine coinvolta in un applauso intempestivo per l’alto grado di concentrazione raggiunto. Con queste due righe sintetiche si potrebbe chiudere il commento per spiegare l’accoglienza per il lavoro di Giuseppe Dipasquale, forse ultimo progetto pianificato col Maestro Andrea Camilleri.

Valeria Contadino è la “La Donna a tre punte” nelle sue caratteristiche primarie e trasversali al tempo: la passione, l’amore, la seduzione; incarna Filonia de “Il Re di Girgenti” che partorisce da sola su un letto di paglia; Concetta Riguccio, la vedova che non si da pace ne “Il Birraio di Preston“; la sfacciata e bella Trisina che “gode” con spensieratezza ciò che la sua smaniosa gioventù riesce a conquistare, ne “La Mossa del Cavallo”; la ignara ed ansiosa Lillina de “La concessione del telefono” ed infine la dolce e sfortunata Minica de “Il Casellante”.

 

Valeria Contadino, dopo “Casa di Bambola” si trova impegnata in un elaborato passaggio da un personaggio a l’altro. Brava a sfuggire dal precedente senza portare alcun refuso al personaggio successivo, compone sul proprio corpo anche tutta l’energia  per esprimere la gioia, per potenziare il tormento, per raccontare davvero il dolore e la disperazione. Alla voce e al corpo ha saputo dare impronte diverse omaggiando la nascita, rendendo la festosità di un incontro carnale cercato con la consapevole volontà dell’innocenza, ironizzando senza celia il “prolisso” amor gentile per un fugace incontro. Delle donne si voleva parlare e l’attrice le ha rese celebrando la memoria di Camilleri e rendendo fedelmente l’indirizzo del regista. Tutte sono state plausibili e memorabili, ma merita un discorso in appendice Minica de “Il Casellante” per la quale interpretazione Valeria Contadino ha migliorato se stessa rispetto a due anni fà rendendo la sfortunata donna più vera ed affatto  accademica.

 

Un ampio consenso va alla regia che in questo lavoro è marcata ed evidente soprattutto nell’attenta tutela dei simboli e dei messaggi, raccordati con scorrevolezza malgrado i salti temporali. Il coro delle danzatrici (tre splendide ed aggraziate ballerine professioniste) ricordano il mito delle tre ninfe che dopo aver girato il mondo raccogliendo i doni della Natura, decidono di fermarsi in un luogo favoloso, in cui avevano incontrato acqua e mare, montagne e pianure; una terra ricca perché diversa, proprio come una “donna a tre punte”.

Domenica 19 Gennaio alle h. 18,30 al Teatro Dei Ginnasi a Roma nell’ambito della rassegna diretta da Ornella Cerro e Piermarco Venditti.

 

 

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