Un Festival dominato dal Vecchio

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Un Festival dominato dal Vecchio

L’estenuante Kermesse sanremese è finita e il vero vincitore di Sanremo 2021 è il vecchio. Hanno vinto i Måneskin, giovani dal talento indiscusso. Gli applausi arrivano da tutti: “finalmente una bella ventata di aria fresca nel panorama della musica italiana.”

Manco per sogno! I Måneskin sono stati portavoce del vecchio che ha dominato il Festival.

L’archetipo portante di questo festival, infatti, è stato il Senex, ovvero l’archetipo del vecchio, che è rientrato dalla porta di servizio in una società e in un periodo storico nel quale sembra che il vecchio saggio sia “da buttare via” e il giovane Puer è inflazionato.

Col termine Senex si intende una energia individuale e collettiva che riflette i valori della maturità, della tradizione, del sapere, della saggezza, dell’esperienza e del vecchio. Il Senex è il vecchio saggio, è il fondamento per la costruzione di una società e di una personalità equilibrate e ci permette di avere il senso dell’identità.

Tuttavia, nella nostra società, questo archetipo viene costantemente umiliato da un Puer (il giovane) inflazionato. Sintomi di questa polarizzazione contemporanea sono la giovinezza che si contrappone alla vecchiaia, l’inflazione del mito della crescita, la difficoltà a parlare di morte, il qui ed ora che prevale sulla progettualità, la scarsa considerazione che la società ha nei suoi confronti. Da questo punto di vista Sanremo, con i suoi vincitori, è stato un sintomo della società contemporanea, un ritorno del rimosso.

Tra concorrenti ospiti e presentatori i veri protagonisti sono stati i Senex. I presentatori, Fiorello ed Amadeus, sono simbolo del vecchio che ricorre. Già li abbiamo visti l’anno scorso fare coppia senza un buon risultato, eppure ci sono stati riproposti. Il co-presentatore è stato Zlatan Ibrahimovic, che in questo momento è il simbolo del vecchio calcistico che riesce ancora a dire la sua, che riesce ad essere da ispirazione per i giovani, nonostante l’età. Tra gli ospiti abbiamo ascoltato le intramontabili Loredana Bertè e Ornella Vanoni, mentre tra i concorrenti la vera protagonista dei social è stata Orietta Berti, ultrasettantenne alla ribalta dei social e della rassegna musicale. Inoltre abbiamo sentito il solito vecchio monologo fuori luogo sul femminile e il femminismo , quasi umiliato dalle parole di Barbara Palombelli, ma questo è un altro discorso.

Anche i vincitori, i Måneskin, sono stati portavoce dell’archetipo del Vecchio saggio. Rock is dead ha affermato tempo fa Till Lindmann, frontman dei Rammstein. Da parte mia del metal e del rock, posso affermare tranquillamente che questi generi, ad oggi, rappresentano il vecchio.

I Måneskin non hanno portato nulla di nuovo sul palco e, a riprova di ciò, c’è stata l’accusa di plagio ai danni della canzone degli Anthony Laszlo. Chi viene accusato di plagio, a prescindere dalla veridicità del fatto, sta portando qualcosa di vecchio, qualcosa di già fatto e sentito.

L’etimologia di plagio significa cacciare indietro. Pertanto il plagio sottende la dinamica del cacciare indietro, del tornare indietro, di un ritorno verso il vecchio, verso l’antico, nella direzione del già fatto. I Måneskin non sono stati portavoce del nuovo, bensì del vecchio. Il gruppo romano non ha inventato nulla.

Lo stesso gesto apotropaico di toccarsi il pacco in segno di irrisione e di offesa (non si sa bene a chi) è antico, sono millenni che i portatori di pacco lo ripetono con identica soddisfazione ancorché non amplificato dal mezzo televisivo.

Sanremo 2021 è stato un sintomo di una società totalmente polarizzata sull’archetipo del Puer, del giovane e del nuovo, una società nella quale l’archetipo del Senex rivendica il diritto di esistere e valere. Questo è il nostro presente ed è senza rimedio.

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