Torna in scena “La Fabbrica del Consenso – Al servizio del Potere”

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Torna in scena “La Fabbrica del Consenso – Al servizio del Potere”

CATANIA – Torna in scena “La Fabbrica del Consenso – Al servizio del Potere” di Eliana Esposito, l’imperdibile spettacolo andato in scena, con grande successo, l’anno scorso, al Palazzo dei Minoriti per la rassegna “Altrove” del Teatro Stabile di Catania.
Ecco le date:
gio 11 – ven 12 – sab 13 gennaio ore 21:00
dom 14 ore 18:00
ven 19 – sab 20 gennaio ore 21:00
dom 21 ore 18:00

Siamo sicuri di essere noi i soli artefici della nostra vita? Siamo sicuri che tutte le nostre scelte, quello che consumiamo, quello che mangiamo siano dettati veramente da un nostro effettivo bisogno? Siamo sicuri che tutte quelle che consideriamo conquiste siano effettivamente frutto della nostra evoluzione?

Non abbiamo risposte da dare, questo è solo uno studio in chiave umoristica su alcune tecniche di persuasione di massa come The Hallin’s spheres, the Overton Window o le più famose strategie di manipolazione di massa smascherate da Noam Chomsky. Una riflessione su come il potere, attraverso i mezzi di comunicazione sia in grado di modificare i nostri pensieri e farci accettare, attraverso una sequenza di fasi, qualsiasi cosa, anche un’idea inconcepibile ma utile al sistema e, talvolta, per pura coincidenza, chissà, anche alla società stessa.

Ognuno, all’interno di queste fasi, contribuisce a volte senza neanche saperlo alla causa e agevola l’avanzamento alla fase successiva; i giornalisti, per esempio, sono in cerca di scoop, i conduttori TV di ascolti, gli artisti di popolarità, i politici di voti e tutti noi siamo in cerca di un like per affermare il nostro ego; ed ecco che la macchina della propaganda si auto-alimenta, non ha più bisogno di gas.

Il potere ci vuole consumatori avidi e felici per attuare indisturbato i suoi piani e metterci inconsapevolmente al suo servizio come utili idioti.

Questo studio non si domanda perché e a chi possano essere utili tali accettazioni, svela semplicemente solo alcune delle tecnologie di manipolazione che “la fabbrica del consenso” mette in atto per raggiungere i suoi scopi.

L’argomento scelto per descrivere queste tecniche di ingegneria sociale è volutamente disgustoso. È una metafora ovviamente, una scelta simbolicamente potente, ma anche una provocazione perché pochi sembrano ormai gli argomenti capaci di suscitare indignazione.

Pasolini che come tutti i geni riusciva a vedere oltre la soglia del suo tempo, aveva profetizzato e denunciato i pericoli della società dei consumi e dell’omologazione, del totalitarismo massmediatico che dietro la garanzia di una finta libertà e di una finta felicità è in grado “di manipolare i corpi e trasformare le coscienze”. “La “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere – diceva – è la peggiore delle repressioni della storia umana”.

Certo è scoraggiante scoprire che probabilmente nessuna rivoluzione sia forse partita veramente dal basso, ma per cambiare è necessario sapere e avere l’umiltà di riconoscere che tutti siamo manipolabili, perché come diceva Goethe: “Nessuno è più schiavo di colui che crede di essere libero”, perché non vedrà mai le sue catene.

Eliana Esposito

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