Sulle rive del Mare Chazaro
domenica 5 Marzo, 2017

“Sulle rive del Mare Chazaro/Na obali Hazarskog mora” di Jasmina Mihajlović (lingua originale serba, ed. Laguna, Beograd 2014). Il Mare Chazaro non assomiglia a nessun altro mare o oceano sulla Terra: assomiglia a un mare di sogni, meglio ancora a un mare intessuto di un’altra realtà, e per lo più a quello che in verità è: il Mare dell’Amore. Così il recensore serbo Prof. Sava Damjanov.
Il libro è un’insolita prosa autobiografica. Sotto forma di uno scritto di viaggio, che ripercorre l’esotica Azerbaigian, la narrazione scorre attraverso una serie di ricordi di natura privata e pubblica, con cui l’Autrice ricostruisce la sua storia d’amore con il più originale e il più prolifico degli scrittori serbi contemporanei: Milorad Pavić, morto nel 2009. Con sole quattro unità del testo Jasmina Mihajlović intreccia in maniera abilissima due differenti manoscritti narrativi, quello suo e quello di Pavić, assemblandoli in un insieme romanzesco dal respiro sorprendentemente leggero e fresco.
Milorad Pavić (1929-2009), narratore serbo, poeta, saggista e storico della letteratura, in vita era considerato il massimo esperto di storia della letteratura serba dei secoli XVII-XIX, nonché del Barocco e del Simbolismo europeo, oltre che godere la fama del miglior traduttore di Puškin e Bayron in serbo. Era docente universitario, membro dell’Accademia delle Scienze e delle Arti della Serbia; dal 1991 socio della Société Européenne de Culture de del PEN serbo. È ampiamente noto come scrittore di narrativa interattiva e trasversale (romanzi, racconti, drammi) e come uno degli scrittori dei Balcani maggiormente letti nel mondo. Tradotto in trentasei lingue straniere in più di trecento edizioni mondiali, tra cui tre romanzi editi in Italia da Garzanti: Il Dizionario dei Chazari (1988), Paesaggio dipinto con il tè (1991) e Il lato interno del vento (1993).
Jasmina Mihajlović è autrice di vari scritti di viaggio, saggi e romanzi. A sua firma un’importante studio monografico sulla narrazione di Pavić, di cui era la seconda moglie e di cui è la depositaria assoluta del lascito letterario nonché la più grande promotrice della sua opera nel mondo: Priča o duši i telu/Racconto sull’anima e sul corpo (!992). Con Pavić a quattro mani ha scritto Ljubavni roman u dve priče/Romanzo d’amore in due racconti (2004). È inoltre curatrice dell’opera omnia e delle opere scelte di Pavić: in soli tre anni a seguire dalla scomparsa del marito, nel periodo tra il 2000 e il 2013, ha fatto pubblicare più di 60 edizioni delle sue opere in America, Russia, Cina, Corea, Indonesia, Francia, Grecia, Grusia, Mongolia, Slovacchia, Bulgaria, Turchia, Albania, Azerbaigian, Messico e Repubblica Ceca.
Ecco come scrive la Mihajlović nella sua Introduzione all’opera, datata “Azerbaigian, maggio 2012. Baku”: Azzeri, come ufficialmente si chiamano gli abitanti dell’Azerbaigian, hanno un mare, che loro chiamano dei Chazari. Trattasi del Mar Caspio – come noi e il resto del mondo lo chiamiamo – ma una volta giunti a Baku, tutto ad un tratto diventa – chazaro. Il Mare Chazaro, l’insalata chazara (con il caviale del pesce beluga, il petrolio chazaro…). Comunque sia, da vedova di Milorad Pavić, serbo, autore del Dizionario del Chazari, libro tradotto in 36 lingue di tutti i continenti, ho due patrie: la Serbia e la Chazaria. In Serbia sono nata, la Chazaria mi è stata lasciata in eredità.(…) Ho trascorso otto giorni a Baku. (…) È stato uno di quei viaggi che per sempre cambiano l’uomo, lo elevano, lo trasformano, lo segnano, quasi si trattasse di un’iniziazione culturologico-geologica. Per me questo viaggio è stato al contempo anche un pellegrinaggio. Sono stata in uno delle possibili Chazarie del Dizionario dei Chazari. Nel 2011 il governo dell’Azerbaigian ha ricostruito il Parco di Tašmajdan e ha eretto un monumento a Milorad Pavić a Belgrado. In quell’occasione è stata stampata un’edizione giubilare de Il Dizionario dei Chazari in lingua azzera ed è stata coniata una medaglia con l’immagine del monumento. In quell’occasione ho donato alla presidente Mehriban Alijeva, mentre veniva scoperta la statua, il facsimile della copia del manoscritto de Il Dizionario dei Chazari. È il dono più prezioso che io potessi fare ad un popolo che aveva accolto Pavić come suo scrittore proprio. Il destino terreno e postumo di Milorad Pavić è appunto quello di essere stato ben accolto da tutti i popoli, da tutte le lingue, le culture e le religioni, eccetto quella della terra madre. La Serbia ne era e ne è rimasta scettica, indipendentemente da oltre trecento edizioni di svariati libri di Pavić in giro per il pianeta.
L’Azerbaigian confina con l’Iran, il Turkmenistan, il Kazahstan, la Russia, la Grusia e l’Armenia. Esso è veramente l’Est e l’Ovest. Né Europa né Asia, eppure entrambi. Né Islam né Cristianesimo, eppure entrambi. Gli abitanti ne sono sin dalle origini una grande varietà di popoli di tutte le religioni: musulmana, cristiana, ebraica e pagana. La lingua parlata è l’azzero, che vi si parla in parallelo con il russo, e fa parte del ceppo delle lingue turche. Spesso gli abitanti passano da una lingua all’altra senza nemmeno farci caso.
Hazar denizi – come lo chiamano gli abitanti dell’Azerbeigian – “si stendeva come una torbidoazzurra acqua stagnante dalle immense dimensioni” davanti allo sguardo planante dell’Autrice in volo per Baku, della quale afferma di essere “la città della luce e del vento” che “ricorda Parigi” o la si può definire meglio come “la euroasiatica Parigi”. Mentre dell’Azerbeigian la Mihajlović scrive di essere “una terra che in maniera impressionante conserva e rivitalizza il proprio patrimonio culturale e si inchina all’onnipresente bellezza”. Degli Azzeri scrive che sono “precisi, una sorta di euroasiatici svizzeri, vogliono essere i migliori e velocemente tendono a raggiungere i paesi maggiormente sviluppati”. E infine, sempre per bocca della Mihajlović: “Non vi è qui nessun’antico-moderna presunzione russa, né vanitosità americana, né spossatezza europea, né chicceria degli emigranti, né boriosità serba. Sono consapevoli della grandezza del loro piccolo paese, hanno complessi tipici delle nazioni che per secoli hanno subito dominazioni straniere, tuttavia in maniera molto disciplinata costruiscono il proprio reiting. Per loro è chiaro che nulla gli piova dal cielo immeritatamente, seppur il petrolio sorge loro dalle viscere della terra. A ogni passo.”
Un libro che apre tante pagine sconosciute su un mondo quasi tutto da riscoprire e su di un autore autentico e importante dalla sorte del nemo profeta in patria.
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