Strage di Mineo: parla una mamma dal cuore infranto
lunedì 16 Gennaio, 2017

MINEO – La scomparsa di un figlio rappresenta il dolore più grande che un essere umano può provare nel suo cuore. La signora Maria Amantia è la madre di Salvatore Pulici, morto dentro il depuratore Consortile di Mineo l’11 giugno del 2008. La madre di Salvatore ogni volta che ricorda il figlio esterna una fragilità notevole. I suoi occhi si riempiono di tristezza, perché cerca delle risposte. In quei giorni la piccola città menenina si trasformo’ in un luogo di disperazione e tristezza, riconducibile all’Inferno di Dante Alighieri. Le vittime di quella tragedia furono: Giuseppe Palermo, Salvatore Pulici, Giuseppe Zaccaria, Natale Sofia, Giuseppe Smecca e Salvatore Tumino. La protagonista della nostra intervista ha scritto una frase poetica in siciliano dedicandola ai 6 uomini scomparsi tragicamente. <<Era l’11 di giugnu – scrive la donna – chi cauru facia, sei amici ca travagghianu cu tanta sintunia. C’era nun patri c’avia maritari la sò prima figghia, e n’autru ca l’innumani cuminciava la vacanza. Unu c’avia statu cullucatu di tri jiorna, n’autru ca sunava a campanedda ra Maronna. Ognunu di iddi avia na storia, ca cu tutti s’assumigghia na muggheri, li figghi, l’amici, tutti patri di famigghia>>. Maria Amantia interviene su Metroct, vediamo come ha risposto alle domande di intervista.
Signora Maria Amantia sono trascorsi molti anni dalla morte di suo figlio Salvatore Pulici, nel depuratore Consortile di Mineo. Cosa ricorda di quel terribile giorno?
Quel giorno, è impresso dentro la mia anima. Ricordo l’ultima telefonata di mio figlio per dirmi che a causa di un problema tecnico al depuratore, doveva rimandare le sue ferie ancora per qualche giorno. Gli dissi di stare tranquillo, di avere pazienza…poi nel pomeriggio l’evolversi degli eventi, tragici, grandi, inimmaginabili..un incubo, un essere fuori dalla realtà, come se vivessi la cosa da un’altra dimensione…non sapevo né cosa stessi facendo, né come mi stessi muovendo.. terribile. Nessuna madre dovrebbe essere mutilata del proprio figlio così.
Se potesse parlare l’ultima volta con Salvatore cosa gli direbbe?
Col senno di poi, quante cose si possono dire! Che ci volevamo bene, ce lo dicevamo tutti i giorni. Al processo qualcuno ha insinuato che vessavo mio figlio.. può una madre vessare un figlio per troppo amore? C’è un parametro per valutare l’amore di una madre verso il figlio? Per valutare se una telefonata al giorno è troppo? Gli direi di stare attento, di non fidarsi, ma questo è il senno di poi.
Le morti bianche sono il tumore del sistema lavorativo italiano. Cosa dovrebbero fare le istituzioni per fermare queste stragi?
Personalmente mi rifiuto di chiamare morti bianche, quei sei ragazzi. Non sono caduti da un’impalcatura, Mineo è terra di fuochi, ci sono interessi che ruotano attorno ai rifiuti tossici , quel depuratore era stato concepito apposta , serviva a questo. Purtroppo qualsiasi ruolo ricopri in un lavoro, non puoi esimerti dal farlo, non puoi ribellarti. È già una fortuna avere un lavoro…alle ditte interessano i profitti, non l’incolumità e la sicurezza degli operai. Qui il datore di lavoro era il comune… Qualcuno si è arricchito per anni, in quel sito, mancavano le più elementari misure di informativa, oltre che di sicurezza.
Quale Paese europeo ammira per quanto riguarda la sicurezza sui luoghi di lavoro?
Sono cresciuta in Svizzera, dove tutto avviene in maniera coscienziosa, meticolosa, precisa. Queste cose non succedono, noi rispetto a loro siamo lontani anni luce. Tutto è coperto dalle assicurazioni, qui un comune, oltre ad essere scoperto di assicurazione, responsabile della morte di sei padri di famiglia, si dichiara parte civile..un controsenso. In pratica quei sei, una bella giornata di giugno, decisero in concerto di farla finita….viva la vita.
Intervista a cura di Agrippino Castania