“Sposato senza figli” di Eduardo Saitta: sorrisi e riflessioni

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“Sposato senza figli” di Eduardo Saitta: sorrisi e riflessioni

Sposato senza figli”  di Eduardo Saitta, scritta con lo pseudonimo di Molise è stata la commedia di esordio della nuova stagione del Teatro dei Saitta, che da anni intrattiene piacevolmente le serate di molti catanesi e non solo. Non è inconsueto, infatti, assistere al copioso svuotamento di molti pullman provenienti dalla provincia per assistere alle interessanti rappresentazioni, divertenti e affatto prive di spunti di riflessione che vanno al di là di una superficiale valutazione. Eduardo Saitta, procedendo da qualche anno dal papà Salvo, oltre al suo, cura i cartelloni di ventisei teatri inseriti in un circuito intitolato “I teatri dell’Isola“, favorendo l’arte laddove fino a qualche anno fa, non solo le strutture erano chiuse, ma bisognava spostarsi in zone vicine per riuscire a godere il piacere di trascorrere una serata in teatro.

Il debutto della commedia è avvenuto all‘ABC, la penultima settimana di Ottobre e ha proseguito il suo fortunato esordio a Floridia, facendo il tutto esaurito per due sere di seguito al Teatro Iris.

Per Eduardo Saitta la quarte parete non esiste, riuscendo egli a stabilire un contatto col pubblico che parte dall’ingresso al botteghino, trovandosi assai spesso ad accogliere gli spettatori stringendo le mani a ciascuno. Ed abbracciandoli poi virtualmente con lavori che scrive ispirandosi a fatti di attualità, di odierna consuetudine, con uno stile scorrevole e spensierato che raggiunge tutti porgendo spunti di riflessione sorprendenti: come dire che “scherzando scherzando” dice la sua.

Sebbene la pausa estiva sia durata poco meno di venti giorni, l’attività è ripresa ad ottobre con questo nuovo lavoro dal titolo sibillino e curioso  “Sposato senza figli” che lo vede nei panni di un prete – Padre Lorenzo – dal carattere mansueto, l’animo generoso, incline alla condivisione e all’ascolto. Ma anche non lontano dagli amici di sempre e dalle loro vite un po’ ingarbugliate alle quali prende parte cercando di ricomporle appena se ne presenta l’occasione. E l’occasione è il pranzo di Natale a casa della coppia Sansone ed Anna, sposati da oltre dieci anni.

 

Ricorre, quel giorno anche il suo compleanno che sembra sollecitare tutti i pruriti da confessione di ciascun membro del pranzo. Padre Lorenzo dunque, si trova in mezzo ad un andirivieni di inquietudini da decennale relazione extra-coniugale, frustrazioni da lavoro inappropriato, confusione da marito e amante colpevole. Durante le ultime fasi di preparazione del pranzo e mentre apre i quattro regali uguali (come gli anni trascorsi) assume la consapevolezza che i problemi non sono soltanto della comunità di poveri deseredati di cui si prende cura in parrocchia, ma appartengono anche alle vite dei quattro amici di sempre: Sansone (Massimo Procopio), Anna (Eleonora Musumeci), Carla (Loredana Scalia) e Maria (Lucia Debora Chiaia). Figli che non arrivano dopo anni di matrimonio; una decennale relazione fra Sansone e Maria che quest’ultima è intenzionata a palesare proprio al pranzo di Natale; lavoro che scarseggia e che costringe Carla a prestarsi per una hot-line per la quale, in verità, non si sente adeguata ritenendo il suo vocabolario scarso e ripetitivo. La manifestazione di tutte queste occorrenze determinerà una dinamica infarcita di equivoci, di rinvii e paradossi. Uno spigolo di divano sarà il muro del pianto presso il quale Sansone, Anna, Maria e Carla si rifugeranno per confessarsi a Padre Lorenzo, che neanche per un attimo proverà a giudicare i suoi amici, comprendendone, invece, le ansie e le insicurezze. Insicurezze di cui è vittima egli stesso e dalle quali cerca di rifuggire autopunendosi di quando in quando su un tappeto di ceci “pret a porter“.

 

Eduardo Saitta ha tratteggiato un modello “pastorale” che abbandona il pulpito e sceglie di mescolarsi alla vita di tutti i giorni per meglio capire le sue “pecorelle smarrite”. Un rappresentante della Chiesa che fa della sincerità, della pazienza e dell’umiltà la sua vera e concreta fede verso Dio. Anche fra le righe del “non detto” è possibile leggere altri spunti che, ritengo, Eduardo Saitta abbia voluto lasciare in ombra per scatenare la capacità di lettura del pubblico.

La storia è fluida e divertente e gli attori sono impiegati brillantemente secondo le loro personali soluzioni recitative. Le figure femminili s’incastrano con naturalezza, senza delegittimarsi l’un l’altra: Lucia Debora Chiaia, Eleonora Musumeci e Loredana Scalia rappresentano con aderenza il personaggio scritto e ci fanno riconoscere ed amare queste tre donne alla goffa ricerca di un equilibrio. Eleonora Musumeci, ad esempio, interpreta con molta bravura e disinvoltura la moglie un po’ bamboleggiante di Sansone: brava! La parte iniziale della storia forse troppo a lungo è priva del suo personaggio cardine, appunto Padre Lorenzo/Eduardo Saitta che arriva un po’ troppo dopo e sembra quasi che, malgrado l’indiscutibile bravura di Massimo Procopio, l’attesa rallenti l’avvio che poi sarà in crescita e non subirà pause di tensione.

Finale a sorpresa, ricco di sorrisi e nuove “natalità”!

 

Eduardo Saitta, da stasera sino a domenica sarà impegnato a Palermo, presso il Teatro Colosseum, nella commedia “C’eravamo tanto armati“, in cui interpreta insieme ad Orazio Bottiglieri il complesso e divertente tentativo di due soldati siciliani di tornare a casa. E dal prossimo 21 novembre, per il secondo spettacolo in cartellone all’ABC, “Matrimoniu ‘ntra la Civita” di Nino Martoglio, in cui potremo “riabbracciare” Salvo e Katy Saitta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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