Piazza Università, protesta di attori e tecnici del mondo dello spettacolo: una maschera verso il cielo per chiedere il riconoscimento di diritti insindacabili.

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Piazza Università, protesta di attori e tecnici del mondo dello spettacolo: una maschera verso il cielo per chiedere il riconoscimento di diritti insindacabili.

Un flash mob in stile appropriato all’argomento: maschere, mascherine e rispetto delle distanze per narrare del mondo della cultura agonizzante, in difficoltà da tempo.

In piazza Università, numerosi attori, maestranze, operatori della cultura si sono dati appuntamento per sollevare una maschera verso il cielo, per conferire energia alla parola; testimoni da un attore all’altro  che si sono avvicendati nella lettura del documento contenente ogni necessario obiettivo da raggiungere e concretizzare, affinché le difficoltà dei lavoratori del mondo dello spettacolo non vengano perpetrate sine die e sine cura.

L’impegno da parte dello Stato è impreciso e discontinuo e sembra proprio che al governo i nostri politici siano abbastanza miopi e disorientati. Troppa gente è priva di lavoro da metà marzo: malgrado l’affettuosa definizione di Conte – “gli artisti che ci fanno tanto emozionare e divertire” – la disillusione per un teatro che riparte in allestimenti estivi, se da una parte concorre a risollevare un po’ il morale, dall’altra non da adito ad una programmazione che si spinge verso le stagioni autunnali, ed invernali a venire. Del resto, (chi frequenta il teatro lo sa), sono stati depositati sul delta del fiume tutti i sassi e detriti accumulati dopo anni di mala amministrazione e vuoti legislativi. L’unica certezza, come spesso accade in Italia, è stata data dalla politica fiscale: si è sempre saputo quanto dover corrispondere in termini di “gabella”, ma ci si è dovuti accontentare di rimanere sotto al tavolo a raccogliere le briciole.

   

L’enorme spaccatura generata dalla pandemia, che si d’accordo, è un fatto più grande di noi, in realtà è avvenuta su innumerevoli micro fessurazioni causate dall’assenza di un’attenzione specifica: di chiaro e regolato non c’è mai stato nulla. Previdenza, ammortizzatori sociali, fondi specifici, aiuti reali che possano permettere a coloro che lavorano ad ingaggi (e dunque a tutto ciò che gira intorno) da sempre di poter contare su agevolazioni fiscali, formazione convenzionata, affitti calmierati, spese di mantenimento e gestione relative a persone e cose. Del resto in Italia la democrazia non esiste, perché essa dovrebbe percorrere la fattibilità di norme giuridiche destinate ad una categoria debole titolare di quel diritto; e ciò non accade. Non è la prima volta che ricorro all’episodio riguardante Salvo Randone che, non esistendo un fondo pensionistico dignitoso, fu costretto a lavorare sino all’età di 84 anni perché ciò che aveva versato nella cassa previdenziale relativa ai lavoratori dello spettacolo, dopo sessantaquattro anni, gli veniva corrisposta sotto forma di obolo. Poi, gli venne riconosciuta la Legge Bacchelli, dedicata allo scrittore Riccardo Bacchelli (quello, per intenderci, che aveva scritto “Il Mulino del Po”) e che all’art. 2 recita testualmente : cittadini italiani che abbiano illustrato la Patria attraverso meriti acquisiti nei campi delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’economia, del lavoro, nel disimpegno di pubblici uffici o di attività svolte a fini sociali, filantropici, umanitari, e che versino in stato di particolare necessità” .

  

Nel prezzo di un biglietto di cui spesso si chiede riduzione o omaggio, insistono tutte le spese che riguardano quel  lavoro che si va a vedere: costi pubblicitari e di affissione; affitto della sala, mantenimento della struttura, ingaggi per gli attori, stipendi per gli addetti ai lavori, spostamenti e sistemazioni, SIAE, tasse. Si può affermare con matematica certezza che chi gestisce una stagione deve considerarsi fortunato se riesce a concludere in pari. Molti dei magnifici lavori che vediamo in Sicilia, addirittura soltanto nella stessa città, meriterebbero di essere visti ovunque e non si riesce a far superare loro lo stretto.

Chi frequenta il Teatro sa che chi ci lavora è simile ad un giocoliere, ad un acrobata perché innumerevoli sono i giochi di prestigio e di equilibrio in cui si deve specializzare per farlo vivere, per dare emozione, gioia, per diffondere cultura. Il Teatro è l’unica forma di spettacolo che può portare ovunque gli attori in carne ed ossa; anche se un artista si esibisce davanti ad un solo spettatore, già la sua funzione è affermata ed il beneficio di chi assiste assicurato. La magia sospesa e trattenuta fra e dalle pareti di un teatro dovrebbe aiutare chiunque a depurare l’abbrutimento in cui ci obbliga la società inquadrata a compartimenti stagni: l’Arte ci restituisce la fantasia: questo è. E gli artefici di tanta bellezza non dovrebbero finire fra le virgolette di un freddo articolo di un provvedimento spicciolo; bensì  dovrebbero essere oggetto e soggetto dignitosi di un riconoscimento affermato attraverso una corposa e seria legislazione.

Comunque, se da una parte è indispensabile l’aiuto dello Stato, da questa parte delle poltrone (anche col distanziamento), siamo tutti noi che dobbiamo anche fare la differenza in un frangente tanto fragile. In un’epoca in cui per stupire, per gettare un secchio di acqua ghiacciata in faccia agli innumerevoli zombi che riempiono solo di urla e volgarità i nostri ambiti, occorre proiettare un film porno in Piazza Maggiore a Bologna, forse sarebbe il caso di ricominciare a frequentare i luoghi in cui l’emozione è qualificata dal lavoro di un gruppo di persone che hanno considerato un testo, ci hanno lavorato e lo hanno offerto all’attenzione di chi voglia davvero conoscere, sapere ed emozionarsi.

Dunque, facciamoci noi utenti per primi coadiutori di questa rinascita, complici di un rilancio necessario, che l’evento della pandemia deve semplicemente aiutarci a capire fino a che punto abbiamo sbagliato a farci strumentalizzare dagli untori. Sottoscriviamo abbonamenti, apriamo sul giornale e sui social le pagine degli spettacoli, compriamo i biglietti on-line, facciamoci prendere dall’esigenza di ragionare con la nostra testa, di “commuoverci” davvero nuovamente. E la Cultura per continuare ad essere fruita ha bisogno di curiosità: la nostra. E Amore: di tutti.

  

Seguono il comunicato stampa dell’iniziativa organizzata dalla SLC CGIL di Catania ed il documento degli artisti che è stato letto per intero durante la manifestazione: “Il settore delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo è in crisi da molto tempo e l’imperversare della pandemia ha solo amplificato uno stato di precarietà e di malessere già esistente. Ma oggi i nostri palcoscenici diventano le piazze e le strade della città, le nostre maschere lasciano il posto a volti comuni di uomini e donne e le nostre voci si uniscono in un unico coro, quello di una categoria, fino ad oggi mai riconosciuta, di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo.

<<Ed è in nome di questo riconoscimento che allo Stato e alla Regione, chiediamo di estendere i bonus e l’indennità fino alla reale e totale ripresa dell’attività teatrale, perché la falsa ripartenza di giugno riguarda solo quella produzione e quei teatri che possiedono ingenti risorse, mentre c’è chi fatica o non riuscirà ad organizzare stagioni estive ed invernali rendendo la ripresa delle lavoratrici e dei lavoratori una realtà solo virtual; chiediamo un trattamento più equo rispetto al distanziamento sociale, con criteri di applicazione chiari e che spieghino il paradosso di platee dimezzate a teatro, contro mezzi pubblici interamente e regolarmente occupati; chiediamo maggiori finanziamenti alla cultura finché si assicuri alle lavoratrici e ai lavoratori dello spettacolo una retribuzione più adeguata che rispetti il contratto nazionale del lavoro, con prove pagate, contributi versati e un incremento del numero degli artisti impiegati nelle produzioni;

chiediamo una minore pressione fiscale sulle assunzioni affinché sia permesso le produzioni private di pagare, oltre alle repliche, le effettive giornate lavorative previste dal contratto nazionale lavoro, fondamentale ai fini pensionistici e alla dignità del nostro lavoro; chiediamo una maggiore accessibilità ai bandi pubblici con fasce di requisiti diversificate per dare possibilità alle piccole medie imprese e associazioni, alle cooperative, di incrementare il circuito del lavoro, senza operare nell’illegalità; chiediamo l’obbligo di una certificazione di avvenuto pagamento, affinché nessuna produzione possa più ricevere fondi pubblici senza che prima siano stati regolarmente retribuiti gli artisti e i tecnici della stagione di riferimento; chiediamo il rafforzamento dell’ispettorato nazionale del lavoro, affinché venga garantito il rispetto delle norme a tutela degli artisti e dei tecnici dello spettacolo; chiediamo l’attivazione dell’osservatorio nazionale regionale delle attività teatrali, che sia costituito da esperti del settore e che abbia come compito quello di monitorare e tutelare il lavoro degli artisti, dei tecnici e dello spettacolo. E infine chiediamo anzi pretendiamo di essere considerati, da oggi  e per sempre, Lavoratrici e lavoratori come tutti gli altri.>>

   

Il segretario generale della Camera del Lavoro catanese, Giacomo Rota ha dichiarato; Una manifestazione pacifica ma dai toni decisi e orgogliosi”. Spiega il segretario generale della SLC CGIL di Catania, Gianluca Patanè:. “Questa prima manifestazione non di protesta ma di proposta, è la prima nel suo genere nella Sicilia post Covid. Abbiamo presentato una piattaforma rivendicativa per chiedere regole certe per il settore e una visione prospettica su regole condivise, un sistema di contribuzione per i lavoratori dello spettacolo e un alleggerimento della pressione fiscale”.

Ed aggiunge il responsabile del Dipartimento delle artiste e degli artisti SLC CGIL, Luigi Tabita: “La piazza è sempre un grande esercizio di libertà ed è stato bello oggi, con questa azione simbolica del battito sul cuore, vedere la comunità catanese palpitare all’ unisono insieme alle lavoratrici e lavoratori dello spettacolo. Ma ora abbiamo bisogno che il Governo riconosca e tuteli questa nostra categoria resa sempre più invisibile”. Al Flash Mob di piazza Università, al quale oggi hanno partecipato tanti volti catanesi noti per la loro attività artistica di lungo corso nel teatro e nel cinema, erano stati invitati i rappresentanti delle istituzioni locali e i vertici dei teatri catanesi; ma nessuno ha raccolto l’invito a rimanere accanto agli artisti in un momento di lotta così decisivo per ottenere l’ascolto del governo.

  

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