Partorisce all’ospedale Cannizzaro la donna a cui era stato trapiantato l’utero

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Partorisce all’ospedale Cannizzaro la donna a cui era stato trapiantato l’utero

L’ospedale Cannizzaro di Catania vanta oggi un bel primato mondiale.
Nel reparto di Ostetricia e ginecologia diretto dal prof. Paolo Scollo ha partorito una donna che, nata senza utero, due anni fa lo aveva ricevuto con trapianto da una donatrice deceduta. Fu il primo trapianto di utero realizzato in Italia. Il delicato intervento, al Policlinico di Catania, fu eseguito sperimentalmente da un’equipe composta dai professori Pierfrancesco e Massimiliano Veroux, Paolo Scollo e Giuseppe Scibilia.

La donna trapiantata, oggi 31enne, è poi riuscita poi a portare a termine con successo una gravidanza e con parto cesareo ha dato alla luce una bimba, Alessandra, di 1,7 kg., nata prematura (34esima settimana): è il primo parto di questo tipo nel nostro Paese e il sesto caso al mondo.
I genitori della piccola Alessandra hanno deciso di dare alla neonata il nome della donatrice, una 37enne, già madre, deceduta per un improvviso arresto cardiaco e che aveva espresso in vita il ‘consenso’ al momento del rinnovo della carta d’identità.

La gravidanza di una donna con utero trapiantato è un successo straordinario che fa ben sperare tutte le donne che, come la neo mamma catanese, sono affette da sindrome di Rokitansky, una patologia congenita per cui viene a mancare completamente o parzialmente lo sviluppo dell’utero e della vagina.
La sindrome di Rokitansky è una malattia congenita. Una bambina su 5000 nasce con un apparato genitale interno che si è sviluppato in maniera non corretta durante la vita fetale. Risultano invece normali, in genere, i genitali esterni, le ovaie e la funzionalità ormonale. Quando con la pubertà non si assiste alla comparsa della prima mestruazione (menarca), si può sospettare che ci si trovi di fronte ad un caso di sindrome di Rokitansky.

Ultimamente sono in aumento i casi di questa patologia, la cui causa certa non è ancora stata ancora individuata. Il crescente numero di casi familiari suggerisce oggi un’ipotesi genetica.
La sindrome, che non determina gravi problemi di salute ma può aver un impatto psicologico, fu scoperta dal barone boemo Karl von Rokitansky (nella foto), anatomopatologo e professore all’Università di Vienna, nato nel 1804 e morto nel 1878, rimasto noto – tra l’altro – per aver sezionato 30mila cadaveri.

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