21 Settembre 2023 - Aggiornato al 20 Settembre 2023 alle 22:19
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“Nell’ultimo trentennio o poco più, Andrea Camilleri ha reso allegra e pregnante di sollecitazioni gran parte delle mie letture. E, nello stesso tempo, è stato un faro, un punto di riferimento, un maitre à penser – intorno ai miei vent’anni lo era stato il titanico Pier Paolo Pasolini, fino a qualche anno fà, anche per certe mie personali manie, il grande Umberto Eco -, come deve esserlo un intellettuale che si rispetti. Non come quelli improvvisati, ci sono, ahinoi, troppe bufale, che mi stanno proprio sui cabbasisi.
Ho letto assolutamente tutto quanto ha scritto, non solo i libri che colleziono gelosamente in prima edizione, compreso quello su cui il Maestro ha vergato una dedica personale in occasione di un nostro incontro – ho scelto “La concessione del telefono” che considero opera assai geniale -, ma anche articoli, riflessioni, pensieri. La sua grande ironia, insieme con quel linguaggio creativo e intrigante, una koinè di derivazione siciliana, che riescono a comprendere persino gli eschimesi, è un modo di leggere la realtà che ci serve a comprendere il presente, le sue contraddizioni, le sue brutture, quindi Camilleri ci fornisce anche strumenti sociali, politici, utili a capire.
L’anno scorso, non essendo riuscito ad essere presente al “live” che Camilleri aveva proposto al teatro antico di Siracusa, mi sono precipitato al cinema per vedere “Conversazione con Tiresia” (naturalmente, poi, ho comprato anche il libello). Confesso, ho pianto, di un’inspiegabile commozione al di là delle emozioni che mi forniva un interprete in grado di “vedere” oltre. Inconsapevolmente, stavo assistendo al suo commiato.”