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Leone Venticinque: un grande analista della societá

MINEO (CT) – Leone Venticinque è l’ideatore del portale telematico Qui Mineo, sito di informazione che in questi anni ha informato puntualmente i cittadini menenini. Egli ha rilasciato una interessante intervista a Metroct. L’abilità del comunicare ha reso il signor Leone un profondo analista della storia e dei cambiamenti della nostra società.

Signor Leone Venticinque lei è appassionato della storia di Mineo. Documentandosi in questi anni cosa ha riscontrato di interessante?

«Per quanto riguarda gli studi storici, Mineo è un punto di osservazione privilegiato, in virtù della sua esistenza millenaria. Pur da una posizione geografica riparata, ma allo stesso tempo strategica per il controllo della Piana, questa piccola città ha attraversato le varie stagioni politiche della Sicilia, condividendone i tormentati passaggi delle dominazioni mediterranee. Allo stesso tempo, d’altronde, il nome di Ducezio che qui operò in difesa dei Siculi richiama a ogni siciliano il senso, la necessità della ricerca identitaria. L’identità di un popolo si contrappone non soltanto allo spossessamento e all’assorbimento culturale da parte del dominante di turno, il che per il siciliano vorrebbe dire cambiare lingua e religione a ogni cambio di padrone. Vuol dire anche, e forse è perfino più importante, costruire una valida protezione dalle “identità imposte”, cioè da stereotipi squalificanti e razzisti con cui si viene descritti e giudicati, fino a convincersi che il nostro essere corrisponderebbe a quella brutta e deprimente immagine. Un popolo ignorante e inconsapevole è il più facile da colonizzare. Chi ne ha la possibilità deve adoperarsi per contrastare un simile pericolo e cercare insieme alla collettività le radici che abbiamo in comune, segno di un destino condiviso anche per l’avvenire».

Con un gruppo di amici state progettando una idea di livello culturale. Di cosa si tratta?

«Attraverso il lavoro compiuto in passato da studiosi anche locali – vanno ricordati tra gli altri Tamburino Merlini e Receputo Gulizia, insieme al più recente Gambuzza con il Prof. Aldo Messina – il nostro compito oggi è ben fondato su solide basi. Abbiamo istituito il Centro Studi Ducezio per dare continuità e metodo sistematico alla ricerca che vuole essere allo stesso tempo condivisione e divulgazione. Per questo motivo usiamo le varie piattaforme di comunicazione oggi disponibili, in particolare la rete che permette di diffondere testi, articoli illustrati ma anche video documentari, nei quali valorizziamo Agrippino Todaro, novello Virgilio che ci guida a osservare e scoprire il significato di ciò che spesso abbiamo sì sotto al naso, senza però poter capire di che si tratta e il suo grande valore. Sono nati così i filmati sul territorio (A ciacch’e Giacca) e sulle attività materiali come la costruzione di una casa contadina, la realizzazione del pozzo per l’acqua, la fabbricazione del carbone e l’uso delle canne, di prossima pubblicazione. Inoltre, i “Quaderni del CSD” propongono nel tradizionale formato a stampa una periodica raccolta degli approfondimenti e delle nuove conoscenze che man mano vengono acquisite intorno alla storia di Mineo e siciliana più in generale».

Agrippino Todaro è uno storico di eccellenza. Qual è la sua maggiore qualità?

«Nell’arco di tutta una vita, Agrippino Todaro ha raccolto un ricchissimo archivio, allo stesso tempo materiale e di memoria. La sua attività è iniziata sin dall’infanzia, quando salvò dalla distruzione un raro reperto di vita contadina che stava per finire nella stufa. Dagli oggetti, ai documenti e libri, oltre a sue scritture di ricordi e storia orale tramandata dagli anziani del paese, tutto contribuisce a formare l’insieme, che oggi il Centro Studi Ducezio vuole trasmettere soprattutto ai giovani di Mineo, per aiutarli a scoprire in quale luogo straordinario abbiano avuto la fortuna di nascere, a volte senza purtroppo rendersene conto. Abbiamo in preparazione una piccola guida turistica del paese e dintorni, che potrà essere utile a promuovere quanto c’è di bello e significativo anche per i visitatori italiani e stranieri che nonostante tutto di frequente arrivano a visitare il nostro antico borgo».

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