Le testimonianze filmate delle distruttive eruzioni dell’Etna e Vesuvio

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Le testimonianze filmate delle distruttive eruzioni dell’Etna e Vesuvio

Nel 1928 la cittadina di Mascali fu travolta e distrutta da una colata lavica dell’Etna. Un filmato girato nei giorni dell’eruzione mostra il frenetico tentativo della popolazione di salvare quante più cose possibili. Quei fotogrammi “esplosivi” sono diventati molto noti, ma non quanto quelli relativi all’ultima eruzione del Vesuvio, avvenuta il 18 marzo 1944 (giusto oggi 77 anni fa) con una fase “parossistica” molto simile a quella a cui ci sta abituando in questi ultimi mesi anche l’Etna.

L’eruzione del Vesuvio avvenne poco dopo l’arrivo delle truppe alleate a Napoli. A causa degli eventi bellici la città era allo stremo. Ci mancava solo l’eruzione, che apportò danni alle abitazioni civili dei comuni circostanti. Napoli, invece, fu favorita dalla direzione dei venti che allontanarono dal capoluogo la nuvola di cenere e lapilli. Subirono danni anche le strutture militari statunitensi e britanniche, presenti nel napoletano. I cineoperatori stranieri, oltre a documentare con immagini video le azioni di guerra (combat film) inquadrarono con le loro cineprese l’unica eruzione del Vesuvio ripresa in tempo reale. Sono numerose le testimonianze dei militari o dei reporter americani che descrissero l’attività eruttiva. “Non ho mai visto nessuna bomba fare tanto” testimoniò una militare statunitense.

Anche gli scrittori italiani richiamarono la loro attenzione sull’inarrestabile colata lavica che distrusse parte di paesi, costringendo gli abitanti a sfollare. Curzio Malaparte nel romanzo “La pelle”, pubblicato nel 1950 e ambientato nel secondo dopoguerra descrive il risveglio del Vesuvio e la violenza della sua eruzione, che procurò ingenti danni e molta paura.

Le lave e le scorie prodotte dai vulcani, come è noto, riempiono l’area circostante alle bocche eruttive. Sull’Etna immense strati di lapilli e ceneri, con enormi lingue di sciara hanno distrutto la vegetazione e creato paesaggi lunari susseguendosi e stratificandosi nel corso dei secoli. E’ il fascino del nostro vulcano che ha richiamato da sempre curiosi e naturalisti.

Il padre della vulcanologia fu il catanese Giuseppe Recupero (nacque a San Giovanni La Punta nel 1720 e morì a Catania nel 1778) che studiò l’Etna, chiamata da lui Mongibello, ispirando il successivo lavoro scientifico di sir Hamilton sul vulcano Vesuvio, le cui ceneri nel 1944 furono segnalate anche in Albania: fu l’ultima eruzione. Dopo il 1944 il Vesuvio entrò in una fase di quiescenza che speriamo duri a lungo.

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