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La stirpe dei ciclopi proveniva dalle steppe russe ? Polifemo era un Kurgan ?

Premessa – Gli storici antichi che hanno trattato le vicende connesse all’insediamento dei vari popoli in Sicilia, nel momento in cui hanno descritto l’arrivo dei Sicani, prima, e dei Siculi, successivamente, hanno premesso che nel momento in cui questi due popoli si insediarono nell’isola, erano già presenti in Sicilia i popoli dei Ciclopi e dei Lestrigoni; dopo averli nominati, Tucidite dice di non sapere da dove essi provenivano. Probabilmente la convinzione che questi racconti fossero il frutto di fantasie mitologiche, non ha stimolato molto la ricerca dei luoghi di origine di queste popolazioni che, come tenteremo di evidenziare, hanno una storia antecedente al loro arrivo in Sicilia, avvenuta, noi riteniamo, nel II millennio a.C..

Il racconto omerico del Ciclope Polifemo accecato da Ulisse e dai suoi compagni rinchiusi nell’antro del Ciclope, ha generato nel corso dei secoli un mito che ha indotto molti in Sicilia, in varie epoche, a scambiare i crani degli estinti Elefanti Nani  vissuti in Sicilia all’incirca fino al X millennio a.C. ( periodo curiosamente concomitante con l’arrivo in Sicilia di una popolazione mesolitica-preneolitica caratterizzata dal gruppo sanguigno 0RH ) e che presentavano un foro centrale nel cranio ( al pari dell’unico occhio che Omero attribuisce a Polifemo), per  resti di ciclopi, della medesima stirpe di Polifemo. La forza e l’autorevolezza della mitologia omerica, in epoche in cui le limitate conoscenze scientifiche non supportavano le conoscenze storiche, archeologiche e paleontologiche, hanno indotto i più in errori che oggi ci fanno sorridere ma che in passato  potevano apparire verità credibili.

Sgombrato il campo dalle possibili confusioni tra i crani di Elefanti Nani, di cui alcuni esemplari in ottimo stato sono esposti al Museo Paolo Orsi di Siracusa, e i resti del “ fantomatico” Ciclope Polifemo o di suoi simili, rimane il problema di come valutare le numerose testimonianze storico-letterarie ed archeologiche che attestano come nel mondo euroasiatico antico ed anche in Sicilia sia chiaramente attestata la presenza di una stirpe di uomini connotata da una statura talmente alta, al paragone con la statura media di altre popolazioni, da farli chiamare “ Giganti”o “ Ciclopi” ; l’esistenza di tali “ Giganti” o “ Ciclopi”, inoltre, spesso viene posta in relazione al cosidetto “ Diluvio Universale”, con denominazioni che frequentemente parlano di “ Giganti Antidiluviani” o “ Giganti Postdiluviani”. Così come rimane da risolvere il quesito relativo all’appartenenza di resti scheletrici di abnorme misura, ritrovati in Sicilia, testimoniati da varie note storiche.

NOTIZIE STORICHE RELATIVE ALL’ESISTENZA DI GIGANTI O CICLOPI NEL TERRITORIO EUROASIATICO E IN SICILIA

Già nella Genesi troviamo testimonianze storiche che parlano di questa stirpe di Giganti che dominavano il mondo prima del diluvio universale, come: “ Sabellico nel libro I della I. Enneida ci narra; onde senza dubbio veruno si tiene, ch’eglino furono quei Giganti, che dianzi l’innondazione dell’aque universale, nella mondial machina regnarono, come nelle sacre lettere del capitolo 6. Del Genese si legge < Gigantes erant super terram in diebus illis, post quam ingressi sunt filij Dei, ad filias hominum, illaeque genuerunt, isti sunt potentes a’ seculo, & viri famosi>”. (1)

Una delle caratteristiche peculiari di questa stirpe di Giganti, che troveremo dimostrata in seguito nei lavori di archeologia dell’età moderna, era quella di possedere la tecnologia metallurgica e di essere militarmente aggressivi verso gli altri popoli. Questa caratteristica è già riportata da Baruch Profeta, con cui concorda anche Sant’Agostino: “ Ibi fuerunt Gigantes nominati illi, qui ab initio fuerunt statura magna, scientes bellum.”(2)

Anche nella tradizione storica antica dei Giudei viene citato questo popolo di Giganti: “ Nam multi Angeli Dei, mulieribus crescentes iniuriosos filios, similia his, qui dicti sunt a’ Graeci Gigantes, perpretare tarduntur.” (3)

Notizie più dettagliate su questa stirpe di Giganti apprendiamo dal racconto dello scrittore babilonico Beroso Caldeo, che ci riportano alla narrazione delle motivazioni che avrebbero determinato la fine di Sodoma e Gomorra, che di essi dice: “ Innanzi alla famosa rovina dell’acque: per la quale perì tutto l’universo mondo, passarono molti secoli, i quali furono conservati fedelmente da nostri Caldei [ sacerdoti]. Scrivono, che in quei tempi fu una città grandissima di giganti, detta Enos intorno al Libano, i quali signoreggiavano tutto l’universo mondo, da colà dove si posa il sole, fino a’ dove si lieva. Questi confidandosi nella grandezza & fortezza de corpi loro, inventori dell’armi, opprimevano ogniuno, & datisi alla libidine, furono ritrovatori de i padiglioni, de gli strumenti musici, & di tutte le delizie. Mangiavano gli huomini, & procuravano gli aborti; facendone delicate vivande. Si mescolavano carnalmente con le madri, con le figliuole, con le sorelle, co maschi, & co bruti, & non era scelleratezza alcuna che essi non ammettessero, come disprezzatori della religione & degli Iddij.” (4)

Tucidite, nel libro sesto, parlando della colonizzazione della Sicilia così si esprime: ” Si dice che i più antichi ad abitare una parte del paese [ Sicilia ] fossero i Lestrigoni e i Ciclopi, dei quali io non saprei dire ne la stirpe né donde vennero né dove si ritirarono: basti quello che è stato detto dai poeti e quello che ciascuno in un modo o nell’altro conosce al riguardo.” (5)

Il mito omerico di Polifemo, la cui presenza in Sicilia è stata collocata nelle falde meridionali dell’Etna, è stato, inoltre, accostato al mito del Ratto di Proserpina e le cui vicende vengono poste dal poeta Claudio Claudiano nel territorio che va dall’Etna all’odierna Piana di Catania, il territorio dell’antica città di Inessa, per cui Euripide: “ Le sacre Torri de’ Ciclopi io miro, assai più che terrena, opra divina”, ancora Claudiano chiama Torri le abitazioni de’ Ciclopi situate sull’Etna torreggiavano forse in vista le lor magioni. (6)

IL DILUVIO UNIVERSALE O I DILUVI ?

Non sembrano esserci ormai dubbi, nel mondo scientifico, che dopo l’ultima glaciazione lo scioglimento della calotta del Polo Nord abbia determinato fenomeni alluvionali di portata eccezionale in tutto il mondo che hanno avuto i maggiori effetti nel corso del VI millennio a.C., provocando anche nell’odierna Europa allagamenti diffusi e conseguenti fenomeni migratori che hanno interessato, nel corso dei millenni successivi l’intero vecchio continente. Lo scioglimento dei ghiacciai artici ha avuto effetti devastanti sia in America, sia in Asia che in Europa ed ha causato, nel mondo l’innalzamento del livello del mare di circa 120 metri, in America la formazione del Gran Canyon e nel Mar Nero l’irruzione delle acque del Mediterraneo attraverso il Bosforo: “ Intorno al 5600 a.C. acqua di mare irruppe improvvisamente attraverso il Bosforo e nel giro di due anni il Mar Nero raggiunse il suo livello attuale ( Ryan, Pitman, 1998). Insediamenti risalenti all’età del rame sono stati scoperti, nella Bulgaria sudorientale, sommersi dal Mar nero, e altri, situati presso l’estuario del Varna son stati trovati sottacqua (Whittle, 1996, p. 137). Quando le loro case vennero sommerse dal mare, i superstiti probabilmente fuggirono. Questo spiegherebbe anche l’improvvisa comparsa di culture neolitiche perfettamente sviluppate, come Vinca nei Balcani e le culture della Ceramica Lineare che si spostarono lungo una precisa traiettoria verso l’Europa centrale.” (7) Gli eventi accaduti intorno al 5600 a.C. potrebbero essere associati ad una di quelle memorie storiche, comuni  a tanti popoli, dove si parla del cosiddetto Diluvio Universale: ma questo potrebbe essere considerato il primo di una serie di diluvi di cui si hanno notizie storiche, anche se di minore portata; in particolare e per quanto riguarda l’Europa, il disgelo delle steppe siberiane potrebbe aver determinato un secondo Diluvio Universale che, secondo alcuni, sarebbe avvenuto secondo alcuni intorno al 4600 a.C.. Nel corso del V millennio a.C. viene datato l’arrivo nell’area circostante il Mar nero di una popolazione aggressiva proveniente dalle odierne steppe russe, in possesso della tecnica metallurgica e di armi che viene chiamata “ Kurgan”, dalla archeologa  Marija Gimbutas ( lituana d’origine e statunitense d’adozione), che chiamò in tale modo questa popolazione: “ […] dal termine utilizzato in russo ( derivato a sua volta dalle lingue turche) per designare una sorta di tumuli sepolcrali dalle pareti di pietra ma ricoperte di terra, risalenti sino al V e al VI millennio a.C..”. (8)

Lo spostamento iniziale della popolazione Kurgan dalle steppe russe al Mar Nero, fu dovuta, secondo alcuni storici ed archeologi, agli sconvolgimenti conseguenti alla confluenza delle acque alluvionali che si riversarono verso la zona del Mar Nero verso la metà del V millennio a.C., cui seguì l’inaridimento delle steppe e la necessità per quella popolazione di insediarsi in territori che offrissero altre e diverse opportunità alimentari. Nei millenni successivi, in tre diverse ondate migratorie, la popolazione Kurgan colonizzò l’intera Europa eliminando popolazioni preesistenti, in alcuni casi, o fondendosi con esse, in altri. (9)

TESTIMONIANZE STORICHE DI RITROVAMENTI DI RESTI SCHELETRICI SUL SUOLO SICILIANO

Vi sono molte testimonianze storiche che parlano di ritrovamenti sul territorio siciliano di presunte ossa umane di smisurata mole; alcune di esse non sono così dettagliate da permettere una valutazione oggettiva circa l’appartenenza di tali resti ossei ad essere umani o ad animali; altre , nell’ipotesi che le testimonianze siano oggettive e veritiere, indicano dettagli che sembrerebbero attestare in modo credibile la presenza sul suolo siciliano dei resti scheletrici di una stirpe di uomini giganteschi chiamati, appunto, Giganti o Ciclopi.

Pietro Carrera nel suo libro “Delle Memorie Historiche della città di Catania”, riferisce che: “ … al mio secolo intorno all’anno 1614, nel villaggio della Pedara fu ritrovato un’immenso teschio di Gigante”. (10)

Ancora in passato Tommaso Fazello, riferisce che: “ Nell’anno di nostra salute 1542, il 10 dicembre, alle ore 23, Melilli crollò quasi tutta a seguito di un terremoto, ma i suoi abitanti la ricostruirono subito. Alle falde di questi colli, là dove c’è la sorgente del fiume, c’è una località che in lingua siciliana è detta Scala dei Gigli. Li si trovano numerose tombe di Giganti, e quà e là vengono alla luce, nella stessa zona, le loro ossa mostruose”. (11)

Anche Innocenzo Roccaforte parla di un “Ciclope monocolo scoperto a Scordia”. (12)

E ancora Vincenzo Florio e Paola Santoro riferiscono che: “ […] resti furono rinvenuti nel 1960 in località Rasoli ( Scordia ). In occasione di alcuni scavi fu scoperto un sepolcro con dentro un cranio ed una tibia di eccezionali grandezze. Tali resti furono inviati al museo di Siracusa ma non se ne è saputo più nulla. […] Altra tomba di oltre mt. 2,70 fu scoperta sempre in Sicilia in località Sferro. All’interno fu rinvenuto uno scheletro di oltre 2 metri e 80 cm con i polsi e le caviglie incatenati da un’enorme catena”. (13)

Sempre nel territorio di Scordia Antonino Vecchio nel suo libro “ Scordia tra storia e leggenda”, riferisce del: “ … ritrovamento di un cranio e di una tibia di enormi dimensioni”.

Un’altra testimonianza storica la ricaviamo dal testo a cura di Giuseppe Lo Iacono e Clemente Marconi   laddove dal verbale della predetta Commissione risulta che: “ [ nella ] Riunione del 20 maggio 1853. […] Si è letto la ministeriale del 4 maggio, con la quale si rimetteva la supplica a nome degli abitanti di Chiaramonte [ Gulfi], colla quale si esponeva che un tal Angelo Mercorino avea trovato taluni vasi, monete, ed ossa di smisurata mole in quel territorio,[…]”. (14)

IPOTESI STORICO-ARCHEOLOGICHE CIRCA LA PROVENIENZA DELLA “STIRPE CICLOPICA”

Prima di affrontare il problema circa la provenienza della stirpe dei “ Ciclopi” in Sicilia e l’epoca del loro arrivo nell’isola, è utile sottolineare un elemento che, divenuto oggi un aggettivo comunemente usato, è stato usato in letteratura storica per caratterizzare le costruzioni che i cosiddetti “ Ciclopi” realizzavano, ovvero le cosiddette “ Costruzioni Ciclopiche”, tali per le dimensioni delle costruzioni di mura difensive o dei massi “ciclopici” usati per realizzarle. Tale costante caratteristica costruttiva rilevabile nella terminologia storico-archeologica (la costruzione di mura ciclopiche) può essere usata come spartiacque storico-archeologico, laddove fosse possibile datare il sorgere di tali costruzioni sul suolo siciliano e correlarle alle dinamiche migratorie ed alle architetture militari ad esse connesse e conseguenti. Tale ipotesi appare percorribile qualora fosse possibile rilevare una correlazione positiva tra tali eventi e l’arrivo sul suolo della Sicilia di una o più stirpi di “ Giganti” o “Ciclopi” che dir si voglia, o l’improvviso sorgere di costruzioni siffatte. In tal senso è di estrema utilità esaminare alcune dinamiche evolutive urbanistico-militari che connotano la storia della Sicilia nella seconda metà del secondo millennio a.C.; convinti come siamo che tali stirpi non  siano identificabili con i Sicani od con i Siculi, come sostiene qualche autore.

Una notizia storica in quest’ambito ci viene fornita da un testo di Giuseppe Voza, dove troviamo un’analisi che ci permette di acquisire una conoscenza sugli effetti di un impatto migratorio di una popolazione nuova sulla realtà siciliana dell’epoca ( 2à meta del 2° millenno a.C.): “ Risulta chiaro che in questo periodo si assiste alla costituzione di fenomeni culturali che hanno alla base una grande trasformazione sociale, un nuovo assetto economico, una diversa distribuzione degli insediamenti nel territorio. Tutto ciò nel momento, in cui ( metà del XIII sec. A.C. circa), in concomitanza con la crisi dei commerci micenei in Occidente, la cultura di Thapsos sembra esaurirsi. I fiorenti e pacifici villaggi che lungo la costa orientale dovevano la loro vitalità soprattutto agli intensi rapporti commerciali col mondo egeo, scompaiono. Le popolazioni abbandonano la costa e si rifugiano all’interno in posizioni forti, denuncianti preoccupazioni di difesa. […] Pochissimo si sa, finora, del tipo delle dimore, dell’organizzazione dell’abitato in questo sito montano [ Pantalica]. Si conservano sulla sua sommità quasi pianeggiante i resti imponenti dell’ “anaktoron”, il palazzo del principe, costruito in tecnica megalitica e di alcuni muri di terrazzameno ad esso circostanti”. (15)

Non sembrerebbe, quindi, inesatto affermare che solo l‘arrivo i Sicilia, nel XIII sec. A.C., di popoli aggressivi e organizzati militarmente può avere determinato un generale fenomeno di ricollocamento dei pacifici villaggi esistenti e l’avvio di pratiche architettoniche volte a proteggere con mura i perimetri urbani degli abitati.

Cerchiamo, ora, di capire se possiamo individuare una linea storico-archeologica che metta insieme il cosiddetto “ Diluvio Universale” ed i cosidetti “ Giganti antidiluviani”.

Premesso che studi recenti hanno messo in evidenza come siano state almeno due le epoche in cui il disgelo delle steppe siberiane ha determinato il riversamento di una enorme quantità d’acqua verso il Mar Nero ed il Mediterraneo, appare più plausibile pensare che l’ondata di piena proveniente dalle steppe siberiane che sia correlabile con alcuni datati ed accertati movimenti migratori delle popolazioni che vivevano sulle sponde del Mar Nero, sia quella successiva al diluvio del 5600 a.C., che alcuni archeologi hanno datato intorno al 4600 a.C.. Il Mar Nero, quindi, come possibile luogo di provenienza di popolazioni che avevano caratteristiche fisiche tali da farli denominare “ Giganti” o “ Ciclopi”.

Gli elementi che possono essere utili ed utilizzabili per tentare di verificare questa ipotesi sono in parte traibili dal testo a cura di Gialuca Bocchi e Mauro Ceruti: “ Nella seconda metà del Novecento, le ricerche dell’archeologa Marija Gimbutas ( lituana di origine, e statunitense d’adozione) hanno rielaborato e ristrutturato radicalmente il modo di porre le tradizionali domande sull’origine e lo sviluppo delle lingue, delle culture e delle società indoeuropee. Gimbutas, in particolare, è andata in cerca di nuove tracce che potessero consentire ipotesi più plausibili sulla questione della sede e delle prime migrazioni delle popolazioni protoindoeuropee. A suo parere, la pista decisiva di ricerca sarebbe costituita dai reperti archeologici della cultura Kurgan, così chiamata dal termine utilizzato in russo ( derivato a sua volta dalle lingue turche) per designare una sorta di tumuli sepolcrali dalle pareti di pietra ma ricoperte di terra, risalenti sino al V ed al VI millennio a.C.. […] L’ipotesi basilare di Marija Gimbutas asserisce che i protoindoeuropei non sarebbero altro che le popolazioni della cultura Kurgan. In seguito esse si sarebbero espanse verso Occidente, entrando in collisione con civiltà basate su modi di vita assai differenti, agricoli ed urbani”. […][ sarebbe passato molto tempo prima che] le ondate di espansione originatesi dalle steppe dell’Europa orientale raggiungessero i margini occidentali del continente,la penisola iberica e le isole britanniche. Ancora più tardo sarebbe stato l’insediamento di queste popolazioni in alcune zone della Grecia, nelle isole dell’Egeo ( Thera, Creta) e nelle grandi isole del Mediterraneo ( Malta, Sardegna, Sicilia, Cipro).”. (16)

Vediamo, ora, se vi sono elementi che possono permetterci di accertare, o ipotizzare, una correlazione positiva tra gli avvenimenti che hanno caratterizzato la Sicilia del XIII secolo a.C. con dati archeologici, provenienti da siti europei, e che possono presentare similitudini strutturali con i dati storico-archeologici siciliani. Ancora una volta una tesi della Gimbutas, ancorché controversa, può aiutarci a ritrovare il filo: “ Gli insediamenti neolitici dell’Europa centro-orientale sono collocati in luoghi facilmente accessibili, sulle rive e nelle valli dei fiumi. In genere, in questi luoghi non emergono ne armi ne fortificazioni difensive. Nella vita quotidiana, inoltre, le cure maggiori erano dedicate alle tecniche agricole, alla fabbricazione di oggetti di consumo, alla produzione artistica. Gli insediamenti Kurgan, al contrario, contenevano molte armi, ed erano dominati da fortezze ben difese, edificate su colline scoscese e circondate da mura ciclopiche”. (17) .

Non appare improprio correlare i dati relativi alle conseguenze del progressivo passaggio delle popolazioni Kurgan indicate nel passo testé citato, con quanto riportato da Giuseppe Voza: “ I fiorenti e pacifici villaggi [ siciliani]che lungo la costa orientale dovevano la loro vitalità soprattutto agli intensi rapporti commerciali col mondo egeo, scompaiono. Le popolazioni abbandonano la costa e si rifugiano all’interno in posizioni forti, denuncianti preoccupazioni di difesa.”.

L’esistenza di generali e specifiche narrazioni storiche che parlano della presenza del popolo dei Ciclopi in Sicilia, unitamente alle note storico-archeologiche che descrivono le migrazioni dalla zona del Mar Nero verso l’intero continente europeo della popolazione Kurgan; la totale assenza di altre e diverse notizie che potrebbero autorizzare ipotesi che riguardino la confluenza e l’arrivo in Sicilia di altre popolazioni che prima di essere chiamati Ciclopi potessero aver avuto un altro nome, ci inducono a ritenere che il nome “ Ciclopi” dato dai Greci a queste popolazione, sia stato dato a quella popolazione che Marija Gimbutas ha chiamato Kurgan.

Pertanto, a nostro avviso, Polifemo era un Kurgan.

 Bibliografia

  1. Genesi cap. VI – in Sabellico, libro I Enneide, in Giuseppe Carnevale – Historie et descrizione del regno di Sicilia – Napoli 1591 – pp. 18-19.
  2. Baruch Profeta, cap. 3 e Sant’Agostino, La città di Dio, cap. 25, libro 15, in Giuseppe Carnevale – cit. p. 19.
  3. Giuseppe – Antichità Giudaica, cap. 5, lib. I, in Giuseppe carnevale, cit. , p. 19.
  4. Francesco Sansovino – Le antichità di Beroso Caldeo Sacerdote et d’altri scrittori, così Hebrei, come Greci, & Latini, che trattano delle stesse materie – tradotte, dichiarate & con diverse & utili annotazioni, illustrate – presso Altobello Silicato, Venezia 1583, p. 1 – in Google Libri.
  5. Tucidite – La guerra del Peloponneso – traduzione a cura di Franco Ferrari – Biblioteca Universale Rizzoli – settima edizione Milano 1998 – vol. terzo – libro VI – p. 999.
  6. Euripide, in Banier Ab. – La mitologia e le favole spiegate colla storia – tradotta in taliano da D. Maria Maddalena Ginori ne’ Pancrazi – presso Alessio Pellecchia – Napoli MDCCLIV – p. 149.
  7. Joan Marler – L’eredità di Marija Gimbutas: una ricerca archeomitologica sulle radici dela civiltà europea – in Le Radici Prime dell’Europa, a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti – Bruno Mondadori Editore, 5à ristampa, Milano 2004, p. 95.
  8. Gianluca Bocchi – Mauro Ceruti – Genesi delle identità europee, introduzione – in Le Radici Prime dell’Europa, cit., p. XVII.
  9. James P. Mallory – Gli indoeuropei e i popoli delle steppe – in Le Radici prime dell’Europa, cit. – p. 139.
  10. Pietro Carrera – Delle Memorie Historiche della città di Catania, vol. I, per Giovanni Rossi, in Catania M.DC.XXXIX, pagine 26-27.
  11. Tommaso Fazello, in Storia di Sicilia, vol. I, pres. Massimo Ganci – Reg. Sic. Ass. Ben Cult. 2à ed. 1992 p. 203 .
  12. Innocenzo Roccaforte – Siculae Historiae Fragmenta – in Domenico Schiavo – Memorie per servire alla storia letteraria di Sicilia – tomo primo – Palermo MDCCLVI – p. 14.
  13. Vincenzo Florio e Paola Santoro – Memoria storica di Scordia – Ed. Greco Catania 1986, pagine   18-19.
  14. Giuseppe Lo Iacono e Clemente Marconi – L’attività della Commissione di Antichità e Belle Arti in Sicilia – Quaderni del Museo Archeologico Antonio Salinas – supplemento n. 5 / 1999 – parte III, anni 1852-1860 – Bibl. Isti Arch. Un. CT / Riv.Salinas 5/1999 suppl.
  15. La Sicilia prima dei Greci- problematica archeologica”di Giuseppe Voza, della parte prima del primo volume della “Storia della Sicilia”, edito dalla Società editrice Storia di Napoli e della Sicilia, Napoli 1979, a p. 35
  16. Gianluca Bocchi – Mauro Ceruti – Genesi delle identità europee, in Le Radici Prime dell’Europa, introduzione – cit. p. XVII.
  17. Gianluca Bocchi – Mauro Ceruti – Genesi delle identità europee, in Le Radici Prime dell’Europa, introduzione – cit. p. XVIII.

 

 

 

 

 

 

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