“La Panchina” ultima opera della scrittrice catanese Melania La Colla, diventa un cortometraggio d’elite’.

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“La Panchina” ultima opera della scrittrice catanese Melania La Colla, diventa un cortometraggio d’elite’.

Melania La Colla scrittrice teatrale ed ora anche cinematografica, esordisce con un cortometraggio scritto da lei e diretto dalla regista esordiente Maddelisa Polizzi. La sceneggiatura in realtà è liberamente ispirata dal racconto dello scultore palermitano Giampiero Di Napoli. Si sa che le opere più belle nascano proprio dal caso e che poi si rivelino sempre le migliori. In questa nuova veste Melania La Colla ha voluto realizzare uno dei suoi tanti sogni nel cassetto; conosciamo meglio Melania.
Catanese D.O.P. cresce a pane, musica e teatro. Fin da piccola infatti il suo maestro fu nonno Turi, attore di strada che deliziava con devota tradizione l’arte dei Pupi siciliani, portando avanti storie, come quella di Pipino il Breve o di Orlando e Rinaldo. Infatti in “Fiori di Zolfo” una commedia del 2017 andata in scena con la regia di Francesca Ferro, è proprio ispirata alla figura di nonno Turi. Il palcoscenico dunque, risulterà un’amore fatale ben corrisposto, visto che dopo gli studi di pianoforte presso L’Istituto musicale Vincenzo Bellini di Catania, proseguiti successivamente e completati con il conseguimento del diploma in pianoforte al Conservatorio F. Cilea di Vibo Valentia in Calabria, decide un giorno decide di scrivere il suo primo copione teatrale nel 2000 tenuta a battesimo dal grande Gilberto Idonea, la carriera di scrittrice decolla definitivamente. Ma torniamo ai giorni nostri che definiremmo di isolamento necessario per il covid, ed è proprio da questo argomento che nell’autrice scatta una molla che battezzerà con il nome de, La Panchina. Parliamo direttamente con l’autrice di quest’opera.

D: Melania La colla scrittrice teatrale ma non solo, siamo arrivato a quest’altro traguardo della sua vita professionale, ci parli di questa nuova esperienza del cortometraggio scritto da lei in veste di autrice cinematografica.

R:Con la stessa emozione della prima volta, forse di più, questa mia quarta esperienza legata ad una storia raccontata
‘’in corso d’opera’’. Devo dire che ogni esperienza è stata formativa sicuramente, che mi ha aiutata nella crescita del
‘’mestiere’’, nella scrittura cinematografica e non solo, in quella creatività che mi appartiene dal teatro in primis.
Ma questa esperienza de’ ‘’La panchina’’, in particolare, ha avuto per me una valenza doppia, quasi una sfida al nostro
tempo. Non esagero se uso un termine che, al mio sentire, è molto appropriato nel definire tutta l’operazione, e che è
quello di ‘’magico’’. E’ stato così fin dall'inizio, dall'idea, nata per caso, da una foto che mi fu inviata in luglio da un amico
scultore Giampietro Di Napoli,  palermitano appassionato di fotografia, e che, nella fattispecie, ritraeva una vecchia
panchina di un piccolo paese, e dal quale scatto prese le fila un suo racconto. Da lì la voglia immediata e l’ispirazione di
elaborarne una sceneggiatura, adattandolo al linguaggio cinematografico. Non posso entrare di più nei particolari perché
abbiamo programmato, in accordo con la giovane, ma già premiata regista palermitana Maddelisa Polizzi (figlia d’arte),
diplomata in regia cinematografica alla Nuct di Cinecittà, nonchè laureata al Dams di Roma Torvergata, in procinto di
girare il suo primo lungometraggio, di partecipare alle varie Rassegne e Festival di genere, dove per regolamento, il
Corto deve essere inedito.
Posso solo dire che ho voluto raccontare, avendo la sceneggiatura come ‘’sfondo’’ la tragedia attuale del Covid ‘19, una
storia di uomini e di donne, quella emozionale, dolorosa, ineluttabile per certi versi, ma anche romantica, con un occhio
particolare alla poetica delle situazioni, delle immagini e del paesaggio. Abbiamo scelto di sottolineare il tutto, attraverso
le bellissime musiche del compositore palermitano, M° Gioacchino Zimmardi, che bene si sposano con le atmosfere 
del racconto, mentre la direzione della fotografia è stata affidata a Pietro Polizzi, così come quella di Fonico di presa
diretta a Giorgia Polizzi, altra figlia d’arte.
Discorso a parte merita lo sponsor ufficiale ‘’Filorosso Sartoria’’, della catanese Anna Maria D’Amore, la quale,
innamoratasi del progetto, ha voluto darci il suo importante sostegno, oltre che curare i costumi, trucco e parrucco. Ho
piacere altresì nel segnalare i due interpreti principali, il nisseno Nunzio Bonadonna e la messinese Giusy Venuti, che
con professionalità e impegno, hanno dato il loro personale e notevole contributo alla buona riuscita del progetto. Adesso
il desiderio che ci accomuna di tutti, è quello di poter visionare il lavoro insieme, cosa impossibile attualmente, per via
delle quattro provincie di appartenenza, di poterci incontrare e rivivere in un grande schermo, il frutto di tanto lavoro,
fatica e impegno.

D: Cosa vorrebbe arrivasse come messaggio da questa opera?

R: Quello che spero arrivi allo spettatore, è sicuramente il messaggio di una ‘’umanità’’ da riscoprire, che racchiude in sé una
doppia valenza: il rapporto dell’uomo con l’etica professionale, e il senso profondo di appartenenza alle proprie radici, in
quanto il protagonista, messo di fronte a una scelta importante, tra quelli che sono i valori veri e, viceversa, il bisogno
effimero del materiale, l’edonismo più estremo, ecco che nel tentativo di sottrarsi alla propria coscienza, alle responsabilità
sociali, umane, riscopre nella semplicità dell’esempio di vita dell’anziano, la possibilità di affrontare tutte le sue
problematiche di vita, con più coraggio, di riconoscerne i valori tramandati e trarne insegnamento da tramandare ai figli, ai
giovani in generale.

D: Cosa pensa di questo periodo in cui il teatro e l’arte sono state accantonate per via della pandemia?

R: E ne penso tutto il male possibile, purtroppo. Nel senso che è una condizione veramente incresciosa, mortificante per gli
artisti tutti, ma ancora di più direi per gli operatori del Teatro, più di ogni altro settore, perché la musica la si può anche
ascoltare attraverso i tanti mezzi tecnologici, il teatro no. Non sono una esperta del settore, ma ‘’a naso’’, anzi ad ‘’orecchio’’ i
cantautori, così come il gruppo, se non hanno vita facile per le tournè e i concerti nei vari stadi, negli anfiteatri, possono però
ancora incidere, far girare nelle radio web i brani, così come in Tv, dove i programmi canterini, specialmente di questi tempi,
abbondano…
Così la musica forse è quella un po' meno penalizzata rispetto al teatro e al cinema, che non hanno mai avuto una ‘’ripresa’’
seria, e per quanto ‘’ristoro’’ sia arrivato agli artisti, l'estate li ha fatto sudare tutti… ma di rabbia e di delusione.
 Sono decine e decine di migliaia di persone operanti nell'indotto in generale, che non lavorano da marzo, è veramente
insostenibile. Credo non si sia mai affrontato decisamente la questione, ascoltato le ‘’voci’’ dei nostri Maestri direttori
d’orchestra, o dei direttori degli Enti lirici, dei Teatri di prosa. Non si capisce perché, con le dovute precauzioni, non si
possono riaprire, anche in parte.  Il Teatro sta morendo, già non stava bene, e non si potrà continuare a tenerli chiusi ancora a
lungo. E scopro l’uovo di Colombo se dico che le produzioni televisive, mediatiche in genere, sono privilegiate, ma non tutti
possono riversarsi nel cinema. Ribadisco, la drammaturgia sta soffrendo più di ogni altra attività artistica, perché vive di
pubblico, vive di un applauso, di sorrisi, di risate, insomma del contatto umano. Mi auguro che già con l’anno nuovo si possa
riaprire uno spiraglio in tal senso, non c’è più tempo.

D: Progetti futuri?

R: Bella domanda. Idee, progetti, semi-progetti, tanti. Anche perché così combatto l’isolamento sociale,
occupando la mente, predisponendomi a fare quello che è fattibile ora, tra pochi mesi. Diversamente non
programmo più avanti nel tempo. Come dicevo, in questo momento dove il teatro è impossibile da
programmare anche solo per quello che mi compete, cioè la scrittura, l'idea di un progetto d’altro c’è, ci
stiamo lavorando, riguarda Catania e non solo… ormai ho preso pratica con i bus di linea e… vado dove mi porta il sogno. Poi ‘’se son rose…’’ e allora ci rivedremo su questo schermo, grande o piccolo che siano non
è importante, l’importante è continuare a sognare.

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