La Cenerentola di Gioacchino Rossini al Teatro Massimo Bellini

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La Cenerentola di Gioacchino Rossini al Teatro Massimo Bellini

Bella bella bella e molto divertente La Cenerentola di Gioacchino Rossini, in scena in questi giorni al Teatro Massimo Bellini. Una botta di vita, si ride davvero! Ambedue i cast vantano cantanti di talento, ottimi sotto il profilo musicale e soprattutto sotto quello drammaturgico attoriale (in scena, alla prima, Laura Polverelli, Davide Alegret, Vincenzo Taormina, Luca Dall’Amico, Manuela Cucuccio, Sonia Fortunato e Marco Bussi).

Indiscutibilmente rossinano il direttore d’orchestra José Miguel Pérez-Sierra che fa risaltare con competenza le qualità della partitura: brillantezza, leggerezza, virtuosismo. I professori, in buca, sono felici di suonare tempi veloci sebbene affrettati i dettagli: per una volta non devono aspettare gli estenuanti tempi dei cantanti.

Correre, correre, correre è nello spirito del Pesarese, che fa muovere i suoi personaggi qui e lì su e giù, Cenerentola così come Figaro. Sul palco corrono perciò tutti, sia i componenti del coro (questa volta tutto maschile e c’è un perché) sia i cantanti/attori, che scendono a sorpresa in platea, gesticolano, mimano e alludono, seguendo le indicazioni della scoppiettante regia di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, un affiatato duo con diverse e complementari competenze: Gavazzeni è fondamentalmente un musicista, mentre Maranghi ha esperienza nella comunicazione televisiva (Sky Classica HD). Velocità anche nell’azione drammaturgica e nel cambio scena; non te ne accorgi neppure. Le tre ore dello spettacolo passano in fretta.

In tempi di vacche magre è stata strepitosa l’idea di eliminare totalmente le scene (che sono sempre costose) per sostituirle con filmati che ricreano la favola di Cenerentola con le immancabili carrozze e i saloni delle feste. Le immagini proiettate, che hanno una forte connotazione localistica, sono perciò un po’ ruffiane verso gli spettatori catanesi, che vedono sfilare sotto i loro occhi i luoghi ben conosciuti ed amati della Catania nobile e plebea, quella delle bancarelle in pescheria e dei panni stesi sulla via, così come quella dei palazzi settecenteschi con scuderie, soffitti decorati e specchiere rococò testimoni degli antichi fasti dell’aristocrazia.

Nelle note di regia Gavazzeni e Maranghi spiegano così la loro idea: “Siamo convinti che lo spettacolo teatrale vada sempre pensato in relazione al luogo dove viene portato in scena. Non si può prescindere dalla città, dalle sue atmosfere, dalla storia del teatro, dai suoi spettatori. Questa Cenerentola è un omaggio a Catania e al Teatro Bellini. I luoghi simbolo della città, cari ai catanesi, la bellezza dei suoi monumenti, i suoi colori lavici e marini fanno da sfondo all’intera vicenda”.

Lunghi applausi a fine spettacolo. Visibilmente soddisfatto il direttore artistico Francesco Nicolosi. Ottimista anche il nuovo soprintendente Giovanni Cultrera, che non si è sottratto ai flash dei fotografi. Pubblico delle grandi occasioni con mise eleganti. Tutti hanno capito lo spirito dello spettacolo, che è intelligente e insolito, al passo con i tempi e facilmente “fruibile”, cioè adatto a tutti, anche a chi non ama la musica lirica. Opere come questa rilanciano al Teatro Massimo Bellini la campagna abbonamenti.

Una nota finale riguarda il libretto di La Cenerentola, che a mio modo di vedere presenta risvolti di natura politica che possono essere meglio compresi se si contestualizza nel momento storico in cui l’opera fu scritta e rappresentata, cioè il Carnevale 1817.
Provo a spiegare, partendo da una domanda: perché il librettista Jacopo Ferretti decide di chiamare uno dei personaggi, don Ramiro, “principe di Salerno”? Voleva forse omaggiare il vero principe di Salerno? La mia risposta è si. Perché il vero principe di Salerno era nientemeno che il giovane e biondo Leopoldo di Borbone, secondogenito del re, appena convolato a nozze (nel 1816, e quanta fatica prima di scegliere principessa da sposare!) e protagonista della restaurazione, cioè del ritorno della Casa regnante Borbone a Napoli, città nella quale viveva Rossini.
L’azione politica di Leopoldo di Borbone principe di Salerno caratterizzò la scena politica del tempo. Si badi, egli fu il primo della famiglia reale a rimettere piede a Napoli dopo il cosiddetto Decennio francese e, perciò, impersonò fisicamente il cambiamento di regime. Nel contesto della restaurazione borbonica, inoltre, egli fu incaricato di riportare la pace nell’esercito borbonico, amalgamandone diverse e contrapposte componenti (murattiani/legittimisti).
Tutto ciò accadeva proprio negli stessi mesi in cui Rossini e Ferretti lavoravano all’ideazione di La Cenerentola, a Roma. Il clima politico e i timori di vendette facevano sì che i sudditi compromessi invocassero ai governi della Restaurazione la clemenza e la bontà. Quella stessa bontà che è virtù martellante ne La Cenerentola, dove si dice che “la migliore vendetta è il perdono”. E di perdono aveva anche tanto bisogno il Ferretti, che dal gennaio al maggio 1814 si era compromesso con i murattiani, come membro del Consiglio generale di Amministrazione, prima che Roma tornasse papalina.

Molto e molto altro ci sarebbe ancora da scrivere sul libretto di La Cenerentola, visto dal versante di una lettura politica: ma qui mi fermo; per adesso tanto basti.

La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo

Dramma giocoso in due atti
Libretto di Jacopo Ferretti

Musica di Gioachino Rossini

Personaggi principali e interpreti

Angelina
Laura Polverelli
Valeria Tornatore

Dandini
Vincenzo Taormina
Salvatore Grigoli

Don Magnifico
Luca Dall’Amico
Giuseppe Esposito

Don Ramiro
David Alegret
Carlos Natale

Alidoro
Marco Bussi

Clorinda
Manuela Cucuccio

Tisbe
Sonia Fortunato

Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Direttore José Miguel Pérez-Sierra (Julio César Picos Sol, il 18 dicembre)

Regia Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi
Video Patrick Gallenti

Maestro del coro Luigi Petrozziello, maestro del cembalo Gaetano Costa

Costumi Giovanna Giorgianni, luci Antonio Alario

Nuovo allestimento scenico. Con sopratitoli in italiano e in inglese

Repliche
Giovedì 12 Dicembre 2019, Turno S1 – ore 17.30
Venerdì 13 Dicembre 2019, Turno B – ore 20.30
Sabato 14 Dicembre 2019, Turno R – ore 17.30
Domenica 15 Dicembre 2019, Turno D – ore 17.30
Martedì 17 Dicembre 2019, Turno S2 – ore 17.30
Mercoledì 18 Dicembre 2019, Turno C – ore 17.30

Durata tre ore (con un intervallo)

Foto di Giacomo Orlando

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