La battaglia del solstizio. Il 21 giugno festa della GdF

Home Cronaca La battaglia del solstizio. Il 21 giugno festa della GdF
La battaglia del solstizio. Il 21 giugno festa della GdF

Perché i finanzieri vengono soprannominati Fiamme Gialle? Ecco la risposta: le mostrine che portano sul colletto sono gialle e rappresentano delle fiamme stilizzate. Oggi è la loro festa in coincidenza con 21 giugno inizio della “battaglia del solstizio” (nome coniato da D’Annunzio) cruento episodio della Prima guerra mondiale (1918).

Il presidente Sergio Mattarella ha celebrato l’anniversario ed ha concluso il suo discorso con queste parole: “La Repubblica è grata alle donne e agli uomini delle Fiamme Gialle, in servizio e in congedo, e alle loro famiglie. Un pensiero particolare rivolgo ai tanti Finanzieri caduti e feriti nel tempo. Ai loro familiari giunga la vicinanza dell’intero Paese. Viva la Guardia di Finanza! Viva la Repubblica!”.

Prendendo spunto dalla ricorrenza odierna facciamo un po’ di storia per ricordare che la GdF fu istituita con altro nome nel Regno di Sardegna; passò poi nel Regno d’Italia e, dopo diverse vicissitudini, entrò a far parte della Repubblica Italiana come forza di polizia che dipende dal ministero dell’Economia e della Finanze.

Dapprincipio i finanzieri erano semplici guardie doganali. Per questo motivo nel 1934 fu proclamato come loro Santo protettore l’apostolo Matteo, il doganiere, che è anche il protettore dei bancari ( gli evasori del fisco a chi invece si rivolgono? Ignoramus).

Con il passare del tempo i finanzieri acquisirono nuovi ruoli e funzioni. Il terribile grifone – un animale fantastico con il corpo di leone e la testa di aquila – divenne il loro simbolo distintivo, volendo con esso indicare che è necessario conciliare la saggezza con la forza. Il loro motto “Nec recisa recedit” (neanche spezzata retrocede) fu ispirato da Gabriele D’Annunzio.

Gli uffici del Comando provinciale della GdF a Catania sono nella zona del porto, in un grande edificio che un tempo era il convento di San Francesco di Paola. Quel secolare stabile nel 1888 era ormai fatiscente. Un testimone attento e competente, il barone Bernardo Gentile Cusa, lo descrive dicendo che “è quanto si può immaginare di più insalubre e di più lurido. E’ da sperare che demolito l’orribile fabbricato, altro ne sorga sulla stessa area, conforme ai precetti sanitari”.

Trascorso qualche tempo il vecchio convento, non più abitato dai religiosi, venne adattato a caserma per la Guardia di Finanza. Gli agenti dovettero però aspettare prima di avere una bella caserma. I lavori si protrassero per parecchi decenni e vennero completati soltanto negli anni Trenta del Novecento.

Il Nucleo Tributario della GdF ha invece sede in un grande stabile di via Vittorio Emanuele, non distante dal duomo di Catania e da altri conventi che dopo l’Unità d’Italia vennero requisiti dal governo per ospitare uffici pubblici.

Condividilo:

Lascia un commento