Il massacro dei militari della Marina Italiana- “I colpevoli devono pagare”.

Home Cronaca Il massacro dei militari della Marina Italiana- “I colpevoli devono pagare”.
Il massacro dei militari della Marina Italiana- “I colpevoli devono pagare”.

La Corte di Cassazione annulla per la seconda volta le assoluzioni degli ammiragli condannati per le morti di amianto

Parrebbe un bollettino di guerra, i dati della Marina Militare Italiana, 2000 morti. Uomini e donne che fedelmente hanno servito a bordo di navi, negli arsenali, nelle basi, in luoghi saturi di amianto.
Gli sterili numeri: oltre 500 casi di mesotelioma, 1000 e passa decessi di tumore polmonare, il tumore più frequente per l’esposizione da amianto, altri 500 morti per tumori diversi: patologie asbesto correlate, dai mesoteliomi ai tumori della laringe e della faringe, del colon e di altre parti di organi.
Passiamo ora invece alle ripercussioni e responsabilità penali; La Corte di Cassazione ha annullato per la seconda volta le assoluzioni degli ammiragli, che sapevano a quali pericoli fossero esposti i loro sottoposti e non hanno agito per salvare la vita a migliaia di esseri umani.
Questo perché i vertici della MM non hanno dotato i marinai delle dovute precauzioni.
Dietro la maschera del silenzio li esponevano alla morte, senza remore, pensando di poter passare inosservati solo perché i tempi di latenza per l’incubazione della malattia correlata all’amianto sono lunghi, l’amianto è talmente pericoloso e mortale che basta inalare le fibre sottilissime per ammalarsi.
Ma su di una nave di guerra l’amianto dove si annidava? Ad esempio in tutte le tubazioni, anche in quelle che portano acqua o che ricoprono i fili elettrici oppure nei condotti di aerazione, condotti che venivano “spolverati “ periodicamente, poi i marinai non solo ci lavoravano ma ci dormivano vicino, perché esso serviva in maniera ottimale per la coibentazione.
I vertici però sapevano e stavano zitti pare che i costi per la bonifica di quasi tutte le navi erano alti quindi insabbiamento, silenzio.
Fino a quando scoppia il caso anzi i due casi, quello dei marinai Giuseppe Calabrò e Giovanni Baglivo.
Arriviamo quindi alla Corte di Cassazione la quale, dopo sette anni, due assoluzioni e tre rinvii, stabilisce che il processo di appello a Venezia contro cinque ammiragli della Marina Militare, è da rifare.
Cosa importantissima la Suprema Corte non si esprime solo per la morte dei due marinai deceduti per mesotelioma pleurico ma condanna lo Stato la Marina Militare “perché non avrebbe preso le precauzioni di legge per evitare di esporre al pericolo i due militari”accogliendo di fatto la tesi dell’accusa.
Con questo pronunciamento la Suprema Corte riaccende le speranze per la memoria, di una decina di militari, di ottenere giustizia in un altro procedimento questa volta a Padova dove in primo grado la Marina Militare fù assolta.
Dalla sentenza Calabrò e Baglivo la Suprema Corte emana altre due sentenze Marina Bis e Ter dove annulla il proscioglimento degli Ammiragli ritenendo la Marina militare responsabile di almeno 1900 casi di decesso per inalazione di amianto.
Oggi finalmente i parenti delle vittime avranno un indennizzo, ma non basta , il denaro non deve coprire le responsabilità, le omissioni e gli insabbiamenti di questa strage silenziosa, i colpevoli devono pagare.
La giustizia deve dimostrare di essere tale, perché altrimenti assisteremmo ancora alla morte di altri marinai, donne, uomini, bambini, perché chi sbaglia con la consapevolezza di sbagliare non si senta protetto dall’immunità.
La bonifica non deve riguardare solo l’amianto sulle navi ma anche e sopratutto i responsabili della strage.
Da anni l’Osservatorio Nazionale sull’Amianto (l’O.N.A.)fa ricerche e lavora affinchè le vittime abbiamo giustizia e tutelando per il futuro le generazioni a venire da questa fibra maledetta creata dal’uomo.
Attraverso la giustizia si deve intervenire affinché l’uomo non commetta più di queste stragi, ricordandoci che noi anche di fronte alla legge degli uomini, non solo di quella Divina, siamo uguali.
Una lunga scia di sangue, bagna le acque cavalcate dalle navi della Marina Militare, e «questo massacro deve finire», ha detto la figlia di una vittima.

(si ringrazia:Osservatorio Nazionale Amianto)

Condividilo:

Lascia un commento