“Il Berretto a Sonagli” al Teatro Angelo Musco…e Ciampa diventò Salvo Saitta.

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“Il Berretto a Sonagli” al Teatro Angelo Musco…e Ciampa diventò Salvo Saitta.

Credo che Ciampa, lo scrivano che subisce l’infedeltà della moglie ne “Il Berretto a sonagli”, interpretato da Salvo Saitta, sia una delle più belle esperienze di teatro che un amante di quest’arte possa avere il bene di fare!
Anche quando l’attore, dopo lo spettacolo si avvicina per rispondere ad alcune domande, si avverte ancora la magia, si percepisce quell’odore di sipario riaccostato e assi di legno calpestati. Come se addosso ai propri abiti si fosse adagiata un po’ di quella polvere magica che lascia la storia sullo spettatore che così può portarla con sé anche quando si è allontanato dall’edificio che ha ospitato la rappresentazione. Nessuna padronanza alienante, solo una spontanea adesione al personaggio da parte di una attore della caratura di Salvo Saitta. Il gioco di prestigio, lontano da atteggiamenti auto conclamativi, è anche quello di agganciare con fili invisibili tutti gli altri attori; Eduardo Saitta, dimostrando acume ed ingegno, è si il regista, ma lascia che suo padre sia il filo rosso che conduce lo sviluppo del dramma, il primo violino su cui si accordano tutti.
Chi ha avuto ed avrà, in queste ultime repliche, la possibilità di andare al Teatro “Angelo Musco” (sino al 24 marzo) a vedere “Il Berretto a sonagli ” interpretato da Salvo Saitta, godrà di un grande privilegio, dal momento che, almeno su Catania, questa è l’ultima volta che l’attore interpreterà Ciampa.

Il Berretto a sonagli – commedia in due atti – venne scritta da Pirandello nel 1916 col titolo “‘A birritta cu’ i ciancianeddi  (derivata dalle novelle La verità  e Certi obblighi, entrambe del 1912) espressamente per Angelo Musco. Più tardi, Pirandello ne fece una versione in lingua italiana dalla riduzione siciliana, che andò in scena a Roma il 15 dicembre 1923. Eduardo De Filippo “la tradusse” in dialetto napoletano nel 1936 col favore dello stesso autore. Nella prima stesura, in realtà, il personaggio attorno al quale si sviluppa l’intero paradosso è la signora Beatrice Fiorica; fu geniale da parte del drammaturgo e dell’attore fare arretrare sensibilmente l’una per dare spessore a Ciampa, lo scrivano in camicia, gilet e “finanziaria” con indosso sempre i copri manica che al tempo nostro, in cui ogni cosa si spreca e getta via, neppure si capisce cosa siano.

E’ una commedia geniale, innanzitutto perché riesce a non disperdere i canoni fondanti in nessuna delle due versioni (italiano e dialetto) e poi perché afferma con tagliente ironia l’importanza del sembrare per tutti al di sopra del com’è in verità; nella fattispecie, il dispiacere delle “corna” è inferiore al peso dell’altrui giudizio.

Ciampa (Salvo Saitta), benché si vanti di tenere sotto serrato controllo la moglie Nina (Lucia Debora Chiaia), negherà sino all’evidenza dell’infedeltà che ciò accade. Il tradimento, in fondo è doppio perché la consorte se l’intende col suo stimato principale, la cui sposa, la signora Beatrice Fiorica (Katy Saitta) a sua volta si è accorta della tresca e la denuncia alla Polizia nella persona del delegato (Aldo Mangiù). Il rischio di fare esplodere uno scandalo è altissimo, così il fratello Fifì (Eduardo Saitta), la mamma, signora Assunta (Lucia Mangion), la domestica Fana (Eleonora Musumeci) la riprenderanno accusandola di frettolosità ed imprudenza; soltanto la Saracena (Annalise Fazzina) – donna preceduta da fama dubbia perchè libera ed assertiva – la incita a portare allo scoperto il reato commesso dai due amanti.

La soluzione a tutto questo agitato trambusto verrà trovata dallo stesso Ciampa, il quale non ci sta a farsi mettere in capo dalle male lingue il berretto con le cianciane che rendono popolare lo stato di uomo “becco”! Giammai! Egli rifiuterà anche la probabilità che le indagini conducano ad un punto morto non riuscendo a provare il porre in essere del tradimento, sostenendo che il riscatto può avvenire soltanto all’ammissione della stessa signora Fiorica di aver armato tutto quel putiferio perché pazza. La povera donna, sebbene compresa, ma osteggiata da tutti, persino dai membri della propria famiglia, cadrà in una sorta di stato assai simile all’alienazione.

Luigi Pirandello trasse l’adattamento dalle due commedie in poco più di una settimana, tutta d’un fiato ed il successo che Angelo Musco e la sua Compagnia otterranno in giro per il mondo lo lascerà sbigottito. Forse, il genio che era in lui non aveva più neanche bisogno di lunghe gestazioni, poiché riusciva ormai a trascrivere i paradigmi di qualsiasi variabile umana, scorrendo quei tratti della personalità razionale che tendono a camuffare la verità oggettiva. Ora, capita che Ciampa, così come è accaduto in passato per Salvo Randone, Eduardo, Paolo Stoppa, Turi Ferro e Pino Caruso, si trovi assai a proprio agio nei panni di Salvo Saitta. Sentirgli recitare  “Pupi siamo, caro signor Fifì! Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo. Pupo io, pupo lei, pupi tutti” e spiegare  “lo strumento?  Chè strumento? Deve sapere, cara signora, che abbiamo tutti come tre corde d’orologio in testa: la seria, la civile, la pazza”, con quelle mani ad avvitarsi la fronte spiegando e porgendole verso il pubblico per raccontare, non può lasciare indifferente chi ama Pirandello che in Salvo Saitta trova un interprete di conclamata bravura!

Certo è che questa edizione verrà certamente ricordata come una delle più belle interpretazioni. Unitamente ad una straordinaria, mi sia permesso dirlo, Katy Saitta animata da una compenetrazione totale nel personaggio della povera Beatrice che vede il marito perdersi impunemente appresso alle sottane della moglie dello scrivano e non degnarla di considerazione alcuna. Katy Saitta sa affidare al personaggio quella voglia di ripicca, la collera, il dolore e l’abbandono alla follia, esattamente come il personaggio richiede; sulla scena non manifesta alcuna pausa ed alcuna incertezza, se non quelle previste dal personaggio e dalla recitazione. Come ritroviamo diversa l’attrice, qui elegante e raffinata, rispetto alle “Sorelle Scipione” in cui vestiva i panni sgraziati di una zitella incolta!

Eduardo Saitta, regista e non solo: è il fratello Fifì della signora Beatrice, che arriva al pubblico con tutta la sua dose di razionale e tagliente ironia. Insomma, tutti bravi gli attori, senza lacune e senza dispersione di energia.

La famiglia Saitta rende evidente che il successo di una lavoro è stabilito dalla scelta degli interpreti, oltre che dall’affiatamento; il fedele pubblico della compagnia è al tempo stesso “in amicizia” con la famiglia, essendo in tantissimi coloro che possono essere eletti, a ben ragione, vecchi abbonati (la più anziana ha festeggiato il 7 marzo, giorno del compleanno di Eduardo, 38 anni di frequentazione). Essa è tenuta insieme da valori che hanno il sapore antico delle commedie che mettono in scena e alla gente abituata a vedere in tv esempi pessimi di unioni mediocri, piace uscire di casa e sedersi in poltrona con Salvo, Katy ed Eduardo.

Al tempo stesso, l’attenzione del giovane capocomico per quelle che chiamo “le riverenti riscritture dei classici”,  portano in teatro anche un pubblico meno anziano maggiormente incline ad apprezzare le espressioni contemporanee di chi sa reggere il confronto con i tempi che mutano senza sottrarsi alla sperimentazione. Lo abbiamo visto in questa stagione ancora in corso, con le “Sorelle Scipione” che è stato un piccolo capolavoro comico che sono certa diventerà uno dei cavalli di battaglia di Eduardo Saitta; lo abbiamo constatato nel monologo “Occhio al buco della serratura” in cui sempre Eduardo si è speso faticosamente per centoventiminuti senza inciampi e senza perdere la concentrazione, deliziando con i racconti di vita privata e professionale della sua famiglia, alternando “pause di riflessione” in cui lo scanzonato ragazzo è riuscito a destare lo stupore e l’ammirazione del pubblico producendosi in monologhi impegnati. Insomma, ci convince la Compagnia della Famiglia Saitta, dove è il caso di affermare, ciascuno trova il proprio “posto”!

Salvo Saitta in “Il Berretto a Sonagli” di Luigi Pirandello

Con Katy Saitta, Aldo Mangiù, Eduardo Saitta, Eleonora Musumeci, Annalise Fazzina, Lucia Mangion, Lucia Debora Chiaia; disegno luci e regia di Eduardo Saitta; scene e costumi: T.D.S. Foto di Dino Stornello.

Lo spettacolo sarà in replica anche venerdì 22 alle ore 18, sabato 23 alle ore 21 per poi chiudere il ciclo di rappresentazioni domenica 24 alle ore 18.

 

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