“I racconti della Piazza Grande”. Presentato l’ultimo libro di Pasquale Almirante

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“I racconti della Piazza Grande”. Presentato l’ultimo libro di Pasquale Almirante

Nei piccoli centri abitati, ogni sera, il parroco, il maresciallo, il maestro in pensione, l’ex sindaco e un pugno di altri sfaccendati, tutti rigorosamente di sesso maschile, si ritrovano abitualmente dopocena nella piazza principale del paese.

A questo piccolo mondo di nottambuli che si aggira nelle vie del centro, accrescendo di bocca in bocca le storie di paese, si ispira Pasquale Almirante con il suo “I racconti della Piazza Grande” (Algra Editore), presentato nei giorni scorsi presso “Relax & Confort” (via Milano 27) dal giornalista Daniele Lo Porto.

Il paese di cui si narrano fatti e fattacci è San Cono, centro dell’entroterra dove Pasquale Almirante (ex docente di tedesco e giornalista) ha vissuto gli anni della prima giovinezza.
Lo scrittore sanconese nei suoi 28 racconti intreccia realtà e fantasia, illustrando vicende che si sono consumate all’ombra del campanile della chiesa di S. Cono, veneratissimo santo nero festeggiato con solenni processioni di fama regionale.

Ma più che al sacro, il prof. Almirante rivolge il suo sguardo al profano, e a quei capannelli di uomini che in ore serali trovano continuo spunto per commenti (anche sulle avvenenze muliebri) e rievocazioni di fatti di cronaca del tempo andato: gli aneddoti, gli avvenimenti che hanno lasciato il segno, storie dei compaesani protagonisti della commedia umana, fatta di tragedie ed amenità.
Leggendo “I racconti della Piazza Grande” emerge un almanacco con fatti e personaggi “universali” non riguardano soltanto il paese di San Cono ma più in generale la piccola e grande storia, a cominciare dall’epopea garibaldina a cui partecipò – a quanto pare – anche un giovane sanconese attratto dal mito della camicia rossa.

Le donne sono le protagoniste di molti racconti, anche di cronaca nera.
Le pagine lette da Patrizia Auteri in sede di presentazione del libro fanno scorgere la condizione di estrema miseria in cui vedove o donne sole vivevano quando ancora non esisteva in Italia un degno sistema pensionistico. Ancor di più a San Cono, paese povero da cui si emigrava mentre i fichi d’India non davano ancora la prosperità economica cominciata con la loro coltivazione intensiva in anni recenti.

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