Francesca Litrico, “La Malata Immaginaria” alla Sala De Curtis

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Francesca Litrico, “La Malata Immaginaria” alla Sala De Curtis

“La Malata Immaginaria” da Moliere, commedia in due atti, adattata e diretta (oltre che interpretata) da Francesca Litrico alla Sala De Curtis è andata assai al di là da ciò che immaginavo: non avevo affatto pregiudizi, quanto piuttosto ignoravo la capacità di organizzazione e di resa di questa Compagnia Stabile che è tale nel vero senso della parola.

Francesca Litrico (Donna Morgana), Alessia Consoli (Tonietta, governante), Gaetano Naselli (Gesualdo, fratello di Morgana e il notaio), Andrea Schillirò (Adolfo, marito di Morgana), Martina Laudani (Angelica, figlia di Morgana), Giovanni Grancagnolo (Cleante, invaghito di Angelica e Dottor Purgone), Renato Vinciguerra (Dott. Tommaso Cagherai), Piero Lugnan (Dott. Vincenzo Cagherai, padre di Tommaso), Valeria Novara (Suor Floriana) hanno intrattenuto il pubblico rilassato di una domenica pomeriggio, facendolo letteralmente risvegliare dagli effetti letargici del pranzo.

 

Costumi di Alessia Grancagnolo; fonica e luci a cura di Alessandro Musumeci; scenografia, ArteINFesta.

La commedia amara di Moliere ogni qualvolta venga rappresentata, ci riporta alla triste sorte che il suo autore il 17 febbraio del 1673 ebbe alla fine della quarta replica, morendo a seguito di una malattia all’età di 51 anni. La polemica contro la classe medica capace a quel tempo di propinare rimedi palliativi ed affatto mirati alla vera cura del male, per certi versi potrebbe essere adeguata a definire l’atteggiamento distaccato e allo stesso tempo economicamente interessato di dottori attuali che poco sanno leggere della malattia e parecchio delle parcelle che infine chiedono per indagini e cure abili solo a far perdere tempo al paziente.

 

Il primo punto a favore riguarda l’adattamento del testo, assai vicino alla storia scritta da Moliere, contemplativa dei momenti più divertenti, come il discordo del neo-medico Tommaso introdotto a casa della malata per favorire la sua unione con Angelica, la figlia; il conferimento della laurea honoris causa a Morgana, che è uno dei momenti di intermezzo coreografico previsto nella stesura di Moliere.

Altro plauso va ai costumi, curati in ogni dettaglio da Alessia Grancagnolo, dalla scarpa alla parrucca: un piacere a completamento della gradevole visione d’insieme. Infine (solo perché maggiormente dettagliate), l’assegnazione dei ruoli (tutti indovinati) e la performance di ciascun attore che ha saputo egregiamente caratterizzare ed interpretare la propria parte. Tutti bravissimi e padroni del palcoscenico, capaci d’impiegarsi in dialoghi impegnativi, in cui con sagacia la capocomico ha inserito battute in dialetto, mescolate col linguaggio forbito di medici e uomini di legge. Il risultato è efficace e dinamico tale da non consentire tempi di recupero fra una risata e l’altra.

Per prima, io ho riso di gusto, senza perdere, comunque, la valutazione d’insieme dell’amabile commedia: mi ha colpito l’equilibrio di ciascun attore, l’evidente coerenza all’interno del numeroso gruppo e la proprietà della gestualità adeguata agli atteggiamenti dell’epoca. Insomma: nessun dettaglio è stato davvero trascurato e nessuna battuta è proposta per camuffare vuoti narrativi o dialoghi deboli.

 

La licenza rispetto al ruolo maschile è stata così ben gestita da Francesca Litrico da far davvero dimenticare che la parte fosse stata scritta per un uomo (Argante). Quello che è ancora evidente è l’attenzione riservata a tutti i personaggi, che posseggono chiavi per aperture concatenate affinché lo sviluppo sia fluido ed il sovraffollamento nella casa della malata immaginaria attivo e carico di energia.

Non posso non esprimere un commento a margine per Alessia Consoli che interpreta la governante: straordinaria, bravissima e veloce nei cambi di ruolo. Il ruolo importantissimo, scritto per essere la spalla del protagonista, è esso stesso di pari rilevanza e l’attore che lo riveste fa la differenza nel successo della compatibilità. L’attrice è stata assolutamente all’altezza di tanta responsabilità.

Il palcoscenico della Sala De Curtis, arredata con intimità e buon gusto, si è riempito di spazio, colori, note e risate!

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