Escher a Catania
martedì 28 Febbraio, 2017

CATANIA – Dopo Roma, Bologna, Treviso e Milano, finalmente il genio visionario di Maurits Cornelis Escher (1898-1972), approda anche a Catania in una mostra visibile dal 19 marzo al 17 settembre nel Palazzo della Cultura (via Vitt. Emanuele, 121), fortemente voluta dall’amministrazione comunale guidata da Enzo Bianco e dall’assessorato presieduto da Orazio Licandro.
Prodotta e organizzata da Arthemisia, in collaborazione con la Escher Foundation, la mostra, curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea, permette di ammirare alcuni tra i capolavori del maestro olandese, come Mano con sfera riflettente (1935), Giorno e notte (1938), Vincolo d’unione (1956); di ripercorrere le tappe salienti del suo itinerario di uomo e di artista; di ammirare i suoi affascinanti esperimenti scientifici; di misurarsi con i giochi e gli approfondimenti didattici offerti dal museo che catapulteranno i visitatori all’interno delle sue spiazzanti invenzioni, delle prospettive impossibili, degli universi apparentemente inconciliabili. Il mondo di Escher, si sa, affascina e stupisce da sempre anche lo spettatore distratto o non appassionato, seducendolo con l’alchimia unica e originalissima di un artista immaginifico, vero fuoriclasse della storia dell’arte, capace di accostare il razionale all’irrazionale, il misurabile all’infinito, il visibile all’invisibile, il naturale al geometrico, in un succedersi caleidoscopico e scoppiettante di forme e strutture.
Ma la mostra catanese di Escher ha un ulteriore motivo di fascino, un fascino tutto suo e speciale derivante dal fatto che, ancora una volta, dopo Picasso, Chagall e “Il museo della follia” (Ligabue e gli altri), una grande esposizione non si è fermata a Roma ma ha varcato lo stretto ed è approdata in Sicilia, sancendo la centralità e l’importanza culturale della città di Catania, non più marginale nel panorama artistico nazionale.
Un fascino che deriva anche dal rapporto privilegiato che l’artista ebbe con il sud e con la Sicilia in particolare. Giunto a Catania nel maggio del 1935, alla fine del suo personale Grand Tour, Escher compone una serie di litografie che hanno per soggetto l’Etna (Colata di lava del 1928 dal monte Etna, 1933) e i paesi limitrofi (come in Castel Mola (con monte Etna) del 1932); realizza “cartoline” di litorali (come in Catania, 1936); in Sicilia, poi, disegna “le colonne, gli archi e i prospetti degli antichi templi greci (Tempio di Segesta, Sicilia, 1932); i chiostri delle più belle Basiliche (come nel vero e proprio virtuosismo incisorio del Chiostro di Monreale, Sicilia, 1932); le straordinarie vedute aeree (come in Cattedrale di Cefalù, 1938)”.
Un fascino, dunque, che promana non solo da un’arte al tempo stesso colta e complessa, divertente e divertita, sempre originale e sorprendente; ma anche dal particolare rapporto intessuto con la nostra isola da un protagonista indiscusso del Novecento, ambasciatore forse involontario ma certamente emblematico della bellezza e della straordinaria forza di una terra che finalmente acquista centralità nel panorama non soltanto nazionale.