Concerto “Over and over again”. Omaggio a Franco Battiato al Teatro Massimo Bellini

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Concerto “Over and over again”. Omaggio a Franco Battiato al Teatro Massimo Bellini

Peccato per chi non c’era. Peccato per chi si è perso venerdì scorso il concerto fuori abbonamento “Over and over again. Franco Battiato e i 40 anni de La voce del Padrone”, omaggio all’artista voluto dal Comune e dal Teatro Massimo Bellini.

Le sonorità di tanti successi del cantautore siciliano sono state ricreate da musicisti che gli sono stati amici e sodali, oltre che collaboratori e compagni di tournée: Fabio Cinti voce, Angelo Privitera pianoforte e tastiere, ed il Quartetto Italiano (composto da Alessandro Simoncini violino, Luigi Mazza violino, Demetrio Comuzzi viola, Luca Simoncini violoncello).

Riascoltare le canzoni di Franco Battiato con adattamento cameristico ha suscitato emozione e commozione anche perché quei brani sono la colonna sonora della nostra vita (e dei film di Nanni Moretti): dall’ironico minima immoralia di “Bandiera Bianca” del 1987 a “Gli Uccelli” del 1981; da “La Stagione dell’Amore” del 1983 al “Il Re del Mondo”, del 1979; da “L’Animale” del 1985 alla celebre “Prospettiva Nevsky” del 1980, in cui il poco più che trentenne Battiato cercava in un percorso spirituale “l’alba dentro all’imbrunire” per rinnovare la sua visione del mondo e di se stesso.

Ma lo spettacolo non si è limitato all’aspetto “live”. La scaletta del concerto ha infatti previsto contributi visivi. A cominciare dal filmato con un barbutissimo Franco Battiato che, nel pieno della sua vena creativa, calcava nel dicembre 1993 il palco del TMB in un memorabile concerto di Natale. Scorrono anche le immagini con i video di Battiato che balla. Divertenti. Irriverenti. Giocosi. Il filmato con “I treni di Tozeur” – canzone che rappresentò l’Italia all’Eurovision del 1984 ed ebbe successo internazionale – fa venire voglia di viaggiare per mondi lontanissimi, luoghi fisici ma anche spirituali e “per un istante torna la voglia di vivere ad un‘altra velocità”.

Il cantante Renato Zero, il giornalista Vincenzo Mollica, il promotore discografico della EMI Michele Di Lernia ed il tanatologo Guidalberto Bormolini, che fu padre spirituale del cantautore, hanno testimoniato in video il loro rincrescimento per la morte di Battiato, avvenuta nel maggio 2021. Ma la scomparsa fisica non ha affatto sopito l’interesse per la sua produzione musicale ed artistica (Battiato fu anche pittore e regista): le sue canzoni gli sopravviveranno a lungo. E ci aiuteranno a cercare il nostro “centro di gravità permanente”, consapevoli che “l’amore è un sentimento popolare che nasce da meccaniche divine”, mentre il misterioso “oceano di silenzio”, cioè la morte, diventa meno temibile se si trasforma in una apertura, in una possibilità suprema.

Fabio Cinti, splendido interprete del repertorio, in giacca di velluto viola che sfidava le credenze superstiziose del mondo teatrale, ha incitato il pubblico a cantare a squarciagola il ritornello Cuccurucucu Paloma; ed è stato un salto nel passato! Tornano gli anni verdi (per chi c’era già) ed il 1981, quando uscì l’album “La Voce del Padrone”, i cui testi sono stati prefigurazione del futuro, della nostra attualità: già 40 anni fa Battiato cantava “l’ira funesta dei profughi afgani” che sono argomento dei TG di adesso; la lirica “sul ponte sventola bandiera bianca” ci ricorda che, nella storia, le epidemie si sono ripetute con triste frequenza… E che dire poi di una canzone come “Povera Patria?”. Siamo in piena contemporaneità.

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