A Catania reperti del Museo Egizio di Torino
venerdì 12 Gennaio, 2018

CATANIA – Catania riceverà dal Museo Egizio di Torino dei reperti. Saranno esposti nel complesso monumentale posto all’angolo tra la salita di Sangiuliano e la via Crociferi, a fianco alla chiesa di San Camillo. L’edificio ospitante è il convento dei Padri crociferi, noto per esser stato anche nel corso dei secoli Circolo degli Operai e sede poi sindacale. Recentemente ristrutturato, l’imponente palazzo è adesso quasi pronto per esibire i materiali provenienti da Tebtunis, un sito del Fayyum rilevante per le ampie testimonianze (dall’età tolemaica fino alla conquista araba) rinvenute dalla Missione archeologica italiana. Dai depositi di Torino arriveranno a Catania pezzi di epoca ellenistico-romana e, con tali reperti, si valorizzerà quella fase storica che segnò forti legami tra Sicilia ed Egitto.
La gemmazione etnea del Museo egizio offre spunto per rammentare che Catania e Torino sono curiosamente associate all’antico Egitto. La storia di queste due città – o per meglio dire, il mito della loro fondazione – affonda le radici proprio nell’antica civiltà egizia, nei suoi miti e nelle sue divinità.
Infatti dalle rive del Nilo arrivò il leggendario fondatore dell’ex capitale sabauda, il principe Eridano: fratello di Osiride, espatriato per andare alla ricerca di nuove terre da governare, approdò in Liguria e poi, spintosi oltre gli Appennini, dove scorse un fiume che gli ricordava il Nilo (era il Po), fondò una colonia – Torino appunto – imponendo ai nativi il culto del dio Api, raffigurato nel toro sacro venerato a Menfi (e assurto a simbolo della città).
La storia finì però in tragedia: durante una corsa di quadrighe, il principe Eridano cadde e morì annegato nel fiume che gli ricordava l’Egitto. Da questo momento il fiume prese il suo nome; e Torino, la città magica ed esoterica per eccellenza, fece del Po e dell’antico Egitto la sua cifra distintiva, portando all’estremo la commistione tra storia e mito, fin da quando lo storico seicentesco Tesauro divulgò a stampa la leggenda epica di Eridano. La curiosa storia della Torino egizia piacque alla casa regnante. I Savoia se ne servirono per crearsi una sorta di “pedigree” dinastico. A metà del Settecento fecero giungere a Torino un bel po’ di statue, stele, ceramiche, appartenute ad un egittologo padovano, Vitaliano Donati, e le stiparono in un magazzino. La collezione dei bellicosi Savoia si accrebbe a inizio Ottocento, quando scoppiò l’«egittomania», all’indomani della spedizione militare di Napoleone Bonaparte; durante l’occupazione francese in Egitto, un funzionario piemontese raccolse migliaia di pezzi, venduti poi alla Casa Savoia, che nel 1824 dette vita al Museo Egizio di Torino.
Sin qui abbiamo detto di Torino. Adesso passiamo a parlare di Catania e qualcuno si stupirà ora nel leggere che anch’essa ebbe una origine egizia. Nel Settecento molti erano convinti di ciò. Tra gli altri, il sacerdote e bibliotecario Girolamo Pistorio (1735?-1774), che evidenziò l’esistenza di antichi riti, feste e cerimonie comprovanti essere Catania frutto di una colonizzazione dell’antico Egitto.
Illustrando il legame della città etnea con la civiltà del Nilo, Pistorio narra: Catania – città notoriamente fondata dai greci calcidesi – era già abitata quando giunsero questi primi colonizzatori greci. Costoro trovarono il territorio etneo già popolato da uomini che, terrorizzati dai continui terremoti e dalle colate laviche, si erano da tempo votati alle divinità egizie, con cerimoniali rivelanti l’antica sapienza.
L’influenza della religione egizia sulla catanese fu una congettura accettata dai circoli massonici europei che, nel Settecento, guardavano proprio all’antico Egitto per costruire il proprio percorso iniziatico. L’opinione che i catanesi appresero i culti religiosi e i misteri dell’antico Egitto, divenne così un originale elemento identitario di Catania.
Sebbene la presenza del popolo del Nilo nella Catania pre-calcidese sia una leggenda, bisogna riconoscere che dal suolo etneo affiorano talvolta testimonianze archeologiche affini alla cultura materiale dell’antico Egitto. Il principe di Biscari, scavando nell’area cittadina, rinvenne manufatti egittizzanti (busto in porfido di Iside, bronzetti, antiche monete coniate con l’effige di Giove Ammone). Manufatti simili un tempo erano esposti nel Monastero dei Benedettini (come la “lucerna con sopra una luna cornuta” simbolo della dea Iside, il cui culto è collegato a quello di Minerva e S. Agata). Il Castello Ursino conserva in parte tali reperti, mentre al centro di piazza Duomo campeggia sopra l’elefante, simbolo della città, un obelisco egizio.
Su questo secolare substrato culturale – fenomeno di un progressivo storico sedimentarsi del processo identitario – si inserisce adesso la notizia dell’imminente esposizione a Catania, in via Crociferi, dei reperti provenienti dal Museo Egizio di Torino. Sarà l’occasione per riannodare il mito della fondazione egizia delle due città.