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Catania e gli strafalcioni “regionali” sulle segnaletiche turistiche

Il professor Enrico Iachello ne parla da giorni. Sappiamo che la sua attenzione al decoro della città è costante, adesso le sue denunce sui social media cominciano, come dire, a fare volume. Personalmente – non ricordo presso quale sito – avevo già fatto saggio della scienza delle burocrazie (regionali) al cui responsabile impegno si deve l’installazione di targhe presso le opere di interesse turistico. Targhe con didascalie italiane e inglesi come si trattasse di un ricamo sulla narrazione visuale della città, ad uso del visitatore e perché no del cittadino comune.
Catania è città “contraddittoria” si ripete oramai come un mantra e la maggioranza pare sia contenta di abitare la capitale della “contraddizione” manco avesse visto la madonna di Lourdes. Solo che – direbbe Woody Allen – questa volta “contraddizione” acquisisce un nuovo significato. Iachello ha infatti notato degli incredibili errori di traduzione (dall’italiano all’inglese) nelle indicazioni turistiche a ridosso del prospetto principale di palazzo degli Elefanti. E saranno le sole a contenere l’“errorino”? Insomma tra la Catania italiana e quella inglese pare ci siano “differenze” non di poco conto e stavolta guerre e occupazioni non c’entrano nulla. E noi (noi catanesi) che colpa ne abbiamo? Come si sarebbe detto una volta gli etnei sono “utilizzatori finali” la responsabilità del danno spetta ad altri, altri che si trattengono a Roma e a Palermo. Tutto vero, tutto giusto (no magari quello no), però com’è stato giustamente notato la cattiva figura non la fanno né a Roma né a Palermo. Se avete acquistato un paio di jeans ma al momento di indossarli vi accorgete che un’imperfezione sulla parte posteriore vi rende ridicoli, cosa fate? Ve la prendete con chi li fabbrica (certo), ve la prendete con chi li vende (ovvio), ve la prendete perfino con voi stessi (naturale) perché non avete controllato il prodotto. Poi però se li continuerete a indossare per scemi ci passerete voi. Il rimedio è in apparenza facile facile: tornate in negozio e fateveli cambiare.
Dans la queue le venin. Catania è città sede di università, non pensate che un maligno come il soprascritto possa pensare che cotanto senno – tra docenti e discenti – vada praticamente sprecato e che le teste dure continuino a fare le teste dure a prescindere dalla aule scolastiche? Poi dice che nulla sapevamo di capre e Caproni ed eravamo inconsapevolmente felici.

guestauthor Autore
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