“Tutto bene”: la nostra privacy… non è al sicuro!

Home Rubriche Il Fatto “Tutto bene”: la nostra privacy… non è al sicuro!
“Tutto bene”: la nostra privacy… non è al sicuro!

Benvenuti nel 21° secolo e nell’era delle tecnologie applicate, che ci consentono di avere una vita dinamica e moderna. E qui casca l’asino; come nelle più degne sceneggiature di fantascienza, ad opera di grandi registi che sul grande schermo hanno portato spesso storie e situazioni surreali, che in realtà oggi così inverosimili non sono affatto. Poniamoci qualche domanda, su privacy e sicurezza: quanto sono sicure le app che scarichiamo sui nostri smartphone? Oppure: possiamo fidarci dei social quando immettiamo i nostri dati? Trepidanti risposte richiedono un’attenta indagine fatta da coloro i quali, prima di tutto e tutti se lo sono chiesto. Secondo gli esperti siamo tutti potenzialmente spiabili, come? Ad esempio alcune app di giochi, programmi, mappe ecc. che sono particolarmente appetibili perché gratuite. Già, quando non viene richiesto un costo aggiuntivo, diventa appetibile e le masse di utenti accorrono felici di poterne usufruire: “ma che bel gioco”, e quante belle soddisfazioni da agli hacker e non solo a loro! Benché i mass media riportino notizie di personaggi noti, cui sono stati derubati della privacy a loro insaputa, dove per gossip sono state rivelate: stili di vita, vizi, virtù e tanto altro. Anche questioni scottanti economiche mondiali e politiche sono state svelate da questi subdoli meccanismi; in realtà quelli incriminati più frequentemente sono: i social network, “croce e delizia” di noi utenti. Ci troviamo, tutti o quasi in una delazione, una ragnatela dove a tesserne le fila sono proprio le società proprietarie di chat famose e dei social. Tuttavia, vi è l’Autorità garante che si occupa di vigilare queste tecnologie utilizzate quotidianamente; infatti grazie ad un’attenta osservazione, tale garante che per l’Unione Europea è il Gepd, parecchi di queste società che gestiscono i dati degli utenti, hanno ricevuto sanzioni salatissime proprio perché hanno violato le norme europee sul trattamento dei dati personali dei cittadini della Unione europea. I mezzi di comunicazione radio e tv messi in allarme da questi fatti, attraverso trasmissioni informano e ci invitano, a far uso delle impostazioni sulla privacy, blocchi che prevengono illeciti appropriamenti di dati personali, che privati devono restare, per il bene della nostra incolumità; ovviamente anche buoni antivirus fanno la loro parte. Ciò che Michal Kosinski, esperto di psicometria, un settore della psicologia che si occupa di statistiche basate su analisi di dati, ha elaborato un modello tracciando una sorta di profilo dell’utente che permette di conoscere la personalità e le reazioni possibili future attraverso i comportamenti online.
“Ci avviamo verso un mondo post privacy – dice -: proteggere i nostri dati personali non solo non sarà possibile. Di più: è un nostro dovere condividerli”. Quindi, se il garante dovesse abbassare la guardia, saremo tutti felici e spiati, anche dal vicino di casa che grazie alle tecnologie, non utilizzerà più il binocolo, perché superato.

Condividilo:

Lascia un commento